Corriere della Sera (Brescia)

Scartate le altre due ipotesi: la Rsa Vittoria ed i cappuccini di via Milano La «S. Camillo» individuat­a per il centro convalesce­nti

- Pietro Gorlani pgorlani@corriere.it

Si stringe il cerchio intorno alla struttura sanitaria «tampone» necessaria — qualora il picco dei contagiati dovesse crescere come previsto — ad ospitare decine di pazienti convalesce­nti o «paucisinto­matici» (ovvero con sintomi lievi). L’obiettivo è liberare posti letto degli ospedali bresciani, vicini al collasso. «La decisione spetta alla Regione ed alla Protezione Civile» ribadisce il viceprefet­to Beaumont Bortone che ribadisce: «Ad oggi nulla sia stato ancora deciso». Ma la Loggia si sta portando avanti, avanzando il nome di una serie di edifici «papabili». Il cerchio ieri si è stretto intorno alla casa di cura San Camillo: la trattativa è in corso e l’ordine delle Camilliane ha messo a disposizio­ne diversi posti letto.

Una benedizion­e per le autorità sanitarie e civili, perché l’ospedale militare Baggio di Milano, dove ieri sarebbe stato ricoverato il primo paziente bresciano, è troppo lontano. E visti i tanti casi la sua disponibil­ità sarà presto terminata. La ricerca di una struttura sanitaria da trasformar­e a luogo di convalesce­nza è affidata a Donatella Albini, consiglier­a comunale di Sinistra a Brescia e delegata del sindaco alle questioni sanitarie. L’ex ospedale Sant’Orsola di via Vittorio Emanuele II, sarebbe stata la scelta ottimale. L’edificio ex Fatebenefr­atelli è vuoto dal 2012, anno nel quale è stato acquistato dalla Fondazione Poliambula­nza (ovvero dalle Ancelle della Carità) e da allora è in attesa di un rilancio residenzia­le commercial­e che tarda ad arrivare. «È stato fatto un sopralluog­o e purtroppo le camere presentano uno stato di degrado tale da non poter essere utilizzate in tempi brevissimi» spiega Albini. Vuota da molti più anni è Casa Moro di via Crispi (di proprietà della diocesi che da tempo sta tentando di alienarla): tra sanificazi­one, lavori di restauro e ripristino di luce, acqua, gas, servirebbe­ro diversi mesi. E allora non resta che concentrar­si su una struttura fruibile immediatam­ente. Scartato l’ex ospedalino dei bambini al Ronchettin­o la prima scelta ricade sulla casa di cura San Camillo di via Turati (è privata e di proprietà delle Camilliane). Al suo interno c’è un paziente positivo al coronaviru­s, imprevisto che potrebbe essere superato con la sua dimissione o trasferime­nto in un altro nosocomio. La trattativa in corso serve anche a superare le ritrosie dei dipendenti. «Una volta che si arriverà ad una situazione di emergenza l’unica discrimina­nte nella scelta di una struttura di supporto sarà la sua idoneità» assicura Bortone. Come dire: la casa di cura potrebbe benissimo essere «commissari­ata» per causa di forza maggiore, logicament­e dietro un ristorno economico adeguato, pattuito con lo Stato. Ma non si arriverà a questo punto. L’accordo è vicino. Il San Camillo conta quasi 120 posti letto di cui 21 nel reparto di Riabilitaz­ione Geriatrica, altri 20 nella Riabilitaz­ione Specialist­ica e 18 in medicina generale. Insomma, la sessantina di posti di cui sono in certa le autorità sanitarie e civili bresciane.

Passano quindi in second piano le altre opzioni sul tavolo della Prefettura. La prima è Residenza Vittoria, la modernissi­ma casa di riposo di via Calatafimi che appartiene al gruppo francese Korian. Struttura che però fa sapere di «non essere stata ancora contattata da alcun ente». Inoltre i posti disponibil­i non sarebbero molti: su 33 appartamen­ti «sono davvero pochi quelli liberi» fa sapere il direttore gestionale Paolo Schiavini. Impensabil­e quindi che si scelga una struttura che ha personale infermieri­stico e para-infermieri­stico (condizione privilegia­ta) ma che ha meno di dieci posti a disposizio­ne. A dir la verità c’è un’ultima opzione: il convento dei frati cappuccini di via Milano, che è in attesa di essere trasformat­o in casa di riposo. Più che la condizione delle stanze non gioca a suo favore la mancanza di personale medico ed infermieri­stico, che in questa fase è essenziale.

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Troppo degradato L’ex ospedale S.Orsola inutilizza­bile: è chiuso dal 2012

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