«In Arte Gin», la casa dei giovani artisti è virtuale
«In Arte Gin» e il suo seguito di follower sono il bel segnale che, anche a Brescia, esiste un tipo di fame che non si sazia con le posate.
È curioso rilevare che la stessa attenzione dedicata oggi alla cucina non sia rivolta all’arte in senso stretto, almeno non con altrettanta metodicità. Se infatti, cellulare alla mano, non c’è niente di più facile che trovare il ristorante che cerchiamo fra mille offerte con tanto di recensione, orari e caratteristiche varie, lo stesso non è per chi voglia scoprire fotografi, musicisti, tatuatori, artigiani e illustratori della propria zona.
Sono proprio queste cinque le categorie di artisti bresciani che Monica Taglietti, “In Arte Gin”, ha un po’ alla volta scovato «nei meandri e nelle ombre bresciane» e raccontato dal settembre 2018 sulla sua omonima pagina Instagram.
Prendendo spunto dalle innumerevoli pagine culinarie, per prima ha iniziato a intervistare vari artisti tratteggiandone un profilo più che completo: dalle informazioni utili per approfondirne i lavori e contattarli, fino al loro approccio all’arte.
A ciascuna delle cinque categorie artistiche di appartenenza attribuisce un diverso colore, che fa da sfondo all’immagine con il volto dell’artista, cosicché la pagina risulti anche visivamente una sorta di puzzle, un mosaico potenzialmente senza fine di colori, volti e storie.
Iniziando dai suoi amici, «In Arte Gin» è arrivata presto a inquadrare un numero considerevole di artisti interessati a uno spazio per farsi conoscere. La ventunenne pasticciera e fotografa vuole stare lontana dai riflettori, perciò nella pagina compare solo come fotografa fra tanti suoi intervistati, senza rivendicare la maternità della pagina stessa.
«In Arte Gin» è una guida del bello a Brescia, un archivio virtuale — che la creatrice si augura diventi anche fisico — per dare voce all’arte e alle storie di chi la crea.
«Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto qualche cosa di utile purché non l’ammiri.
L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente. Tutta l’arte è perfettamente inutile».
Così Wilde chiude la prefazione de «Il ritratto di Dorian Gray». La bellezza dell’arte è proprio quella di non avere utilità, di non «servire» a qualcosa in quanto non “schiava” di nessun fine pratico. «In Arte Gin» non vuole essere direttamente arte, ma un ponte utilissimo fra tutti i suoi follower e l’arte stessa, un collettore di bellezza che ci permette di perderci consapevolmente in un mare di stupende inutilità.