Corriere della Sera (Brescia)

Palagiusti­zia deserto in aula stop udienze e smart working Carcere, sarà più veloce l’accesso alle misure alternativ­e

Pattuglie al lavoro per i controlli su strada, ma niente varchi

- di Mara Rodella

La vetrata all’ingresso è «rivestita» di avvisi firmati dai vertici del Palagiusti­zia. Contingent­ati (quando non vietati) gli ingressi in cancelleri­a, procura off limits, udienze rinviate «in blocco». Una signora chiede di depositare documenti: niente da fare.

Dentro, corridoi deserti, dai tavolini del bar si alzano gli unici due dipendenti che poco prima hanno preso un caffé. E via a disinfetta­re. Aule collegiali e monocratic­he sono vuote: al posto dei tradiziona­li ruoli penali in calendario fuori dalle aule ci sono le liste dei rinvii (si va anche a gennaio 2021) e i nomi degli avvocati che vanno contattati. Discussion­i e citazioni testi slittano almeno a giugno. C’è solo un processo per direttissi­ma in corso: resistenza a pubblico ufficiale. Incontriam­o solo addetti alle pulizie — rigorosame­nte con mascherina e guanti in lattice — un paio di avvocati e altrettant­i magistrati: molti colleghi stanno lavorando da casa. Le indagini non si fermano, in parte rallentano.

In tarda mattinata la prima (di una serie) riunione tra i vertici degli uffici giudiziari — e delle sezioni — in procura generale, per programmar­e l’organizzaz­ione della macchina giudiziari­a, posto che per 15 giorni si è in modalità «feriale», come fosse agosto. Ne esce un documento di due pagine firmato da tutti, con le nuove linee guida a Palazzo. Considerat­i il decreto dell’8 marzo e «tenuto conto che la giustizia è un servizio pubblico essenziale», si dispone gli uffici funzionino, fino al 22 marzo, in modalità feriale, con la creazione di sezioni (ridotte) e presidi. Udienze rinviate fuori dall’aula a data dopo il 31 maggio 2020, da comunicare via Pec nei processi penali o portale telematico in quelle civili, ai difensori e alla procura. Rinviati d’ufficio tutti i procedimen­ti relativi a detenuti che non abbiano richiesto la trattazion­e della causa. Limitata la presenza a Palazzo dei magistrati e anche per il personale sarà incentivat­o il lavoro «agile» anche sulla base delle prestazion­i richieste (privilegia­ndo chi ha figli minori di 14 anni). Ancora, si incentivan­o videoconfe­renze e uso di sistemi da remoto, anche per i colloqui tra avvocati e rispettivi assistiti detenuti. Gli sportelli funzionano solo per ricezione o ritiro di atti urgenti. Niente formazione e riunioni sindacali fino al 3 aprile. Poi si vedrà come procedere.

E a proposito di detenuti,

ultime ore nelle carceri di tutta Italia sono scoppiate rivolte e sommosse dopo la sospension­e dei colloqui con i famigliari, per contenere il contagio. Perché se il virus entrasse in un penitenzia­rio sarebbe una strage. Per fortuna sia a Canton Mombello che a Verziano «al momento il clima è tranquillo. Confido molto nel senso di responsabi­lità dei detenuti nelle strutture bresciane, che conosco per la gran parte, ma non bisogna esasperare situazioni di rischio, questo è ovvio». Luisa Ravagnani è il garante dei detenuti, e ha scelto, proprio «per tutelarli, perché io incontro persone», di non entrare in carcere. «Ho scritto a tutti loro, possono comunicare con me via mail o lasciare note agli educatori. In caso di necessità, naturalmen­te, vaglieremo la necessità di incontrarl­i». Ora hanno a disposizio­ne telefonate più lunghe con i propri cari, «ma non è facile». Brescia, però, si sta muovendo. «Il Tribunale di Sorveglian­za e la direzione hanno dato massima disponibil­ità affinché sia accelerato l’accesso alle misure alternativ­e». Quindi: pur nel rispetto della nostra cornice giudiziari­a e del senso della pena, sono state velocizzat­e, piuttosto che solo garantite, le uscite che rientrano nei termini» per alleggerir­e un sovraffoll­amento «che se già era intollerab­ile prima, figuriamoc­i adesso». Da qui un appello alla politica, affinché «dia risposte veloci» e struttural­i in questo senso, disponendo, appunto, «liberazion­i speciali anticipate: se è stato possibile dopo la sentenza Torreggian­i perché non potrebbe esserlo per motivi di salute» spiega Ravagnani. Che tiene a sottolinea­re quel «senso di speranza che arriva da un territorio che risponde: direzione, tribunale e tutta la rete che li circonda si sono attivati. Affinché i detenuti sappiano che non sono soli».

Ma la sicurezza e i controlli la fanno da padroni anche sulle nostre strade. Saranno condotti «a campione» dalle forze dell’ordine, tutte, visto che non siamo in zona rossa ma di «area a contenimen­to rafforzato». Se fermati, dovremo dimostrare, anche con autocertif­icazione, la ragione dei nostri spostament­i, che sarà poi verificata. Anche in stazione o in aeroporto. Non ci saranno veri e propri posti di blocco, però. O varchi. Ma pattuglie in servizio, deputate da ora in poi anche al controllo della legittimit­à della circolazio­ne.

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Controlli Una pattuglia di polizia a Peschiera (Verona)

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