Dopo bar, locali e negozi chiude anche l’Alfa Acciai
I commercianti vogliono tutelare clienti e dipendenti Le associazioni di categoria: subito gli aiuti promessi Massari vende solo online, dona 3 respiratori al Civile
Prima si sono fermati bar e ristoranti in modo volontario, poi i negozi. Da ieri sera anche l’Alfa Acciai ha interrotto la produzione nel sito di San Polo, ad esclusione delle consegne ai clienti e di minima parte delle funzioni di staff. La nota aziendale diffusa in serata precisa che di casi di contagio tra i collaboratori non ve ne sono stati per il momento, che già da due settimane vengono prese diverse precauzioni (tra queste anche l’immediata chiusura della mensa) ma che l’intervento drastico è finalizzato alla massima cautela. «Si auspica che si possano creare in tempi brevi le condizioni per riprendere l’attività», conclude la nota. Progressivamente, per ordinanze o in forma volontaria, si va verso la chiusura di praticamente ogni attività. Lunedì a iniziare a tenere abbassate le saracinesche anche durante la giornata (e non solo dalle 18) sono stati numerosi bar e ristoranti della città e della provincia. La lettera appello di baristi e ristoratori del centro storico #chiusiperBrescia raccoglie sempre più adesioni e numerosi sono gli esempi analoghi dalla provincia. Da ieri a ruota si sono aggiunti molti negozi. «Gentili clienti - questo uno dei tanti cartelli che era attaccato alle saracinesche dei negozi del centro -, consapevoli della situazione, abbiamo deciso di fare la nostra parte, tutelando le nostre collaboratrici e i nostri clienti. Il negozio resterà chiuso per i prossimi giorni». Iniziative analoghe, in provincia: «Con grande dispiacere procediamo alla chiusura di quella che può essere considerata la nostra seconda casa — spiegano i commercianti di Salò —, consapevoli che il sacrificio di tutti serve per il bene di tutti». Confcommercio stima che in città i bar e ristoranti chiusi in modo volontario siano oramai più del 70% mentre le altre attività commerciali di vicinato si avvicino al 50 per cento. «Noi di inviti alla chiusura non ne abbiamo fatti — afferma il direttore di Confesercenti Alessio Merigo —, ma ai tanti che ci hanno chiamato abbiamo consigliato di valutare bene la situazione: se attività di primaria importanza di restare aperti, altrimenti di fare le opportune considerazioni. E molti, con grande senso di responsabilità, hanno deciso di chiudere perdendo anche quei pochi guadagni di questi giorni». «Nessun invito a chiudere — afferma il presidente di Confcommercio Brescia e vice della Lombardia Carlo Massoletti —, ma un forte appello a rispettare scrupolosamente tutte le regole previste. Dopodiché “onore al merito” di chi ha deciso di chiudere». Quanto sta avvenendo in queste ore a Brescia e provincia di fatto anticipa la richiesta di chiusura fatta dalla Regione. «Ne prenderemo atto — afferma Massoletti —. Non sono certo competente a parlare di queste cose ma, certo, sulla base di quello che si legge sembra una misura indispensabile». Il presidente di Confcommercio si augura che i provvedimenti di natura economica a sostegno delle piccole attività vengano annunciati dal Governo al più presto: «Dicono domani (oggi, ndr): speriamo davvero, perché c’è bisogno di chiarezza». E si augura anche che arrivino al più presto i provvedimenti sulla cassa in deroga da parte della Regione: «Le imprese che hanno meno di cinque dipendenti sono tante e ci vogliono misure apposite. La Regione ha detto che metterà 130 milioni sulla cassa in deroga. Alcuni faranno fatica a pagare gli stipendi». In serata anche l’annuncio che Iginio Massari ha chiuso i punti vendita di Brescia, Milano e Torino pur continuando a vendere i prodotti online. E che, soprattutto, ha donato tre respiratori per la Rianimazione agli Spedali Civili. «La tutela delle persone – scrive su facebook Massari - passa soprattutto attraverso la generosità».