Trivelli: «Il nostro dramma? Un posto letto per tutti»
«Ogni mezz’ora ci arriva un paziente positivo»
Dai 160 pazienti ricoverati di giovedì scorso ai 350 di lunedì 9 marzo: la repentina crescita di persone contagiate dal coronavirus mette a dura prova anche un ospedale come il Civile. «L’obiettivo è mettere a disposizione entro oggi (ieri per chi legge, ndr) altri 25 letti qui a Brescia e altrettanti a Gardone Valtrompia che sale così a 77 letti Covid».
A spiegarlo è il direttore generale Marco Trivelli, chiamato a coordinare una rimodulazione dell’intera struttura ospedaliera con tutti i criteri dell’emergenza. Gira anche lui con la mascherina da giorni anche se non ha il camice ma la giacca e la cravatta del manager. Non è certo migliore per festeggiare il suo primo anno di lavoro a Brescia (ha preso possesso del nuovo incarico il primo gennaio 2019, prima guidava il Niguarda di Milano) , anche se alle emergenze un po’ ci è abituato (appena arrivato a Brescia dovette affrontare la psicosi delle infezioni killer fra i bambini prematuri della terapia intensiva neonatale, un allarme lanciato dai social e finito su giornali e tv di mezza Italia per quello che poi una inchiesta giudiziaria ha detto essere in un reparto delicato come quello una tragica concomitante fatalità non imputabile all’ospedale).
Dottor Trivelli, ma ce la farete a sostenere un numero così alto di malati in provincia? Il numero dei positivi è salito dai 505 contagiati dell’8 marzo ai 960 del giorno seguente.
«Attenzione, però: non tutti devono usare l’ospedale. L’attività operatoria programmata è sospesa. Consideri che l’emergenza prima era di qualche centinaio di casi l’anno, ora dobbiamo considerare l’orizzonte di qualche mese».
Lei stesso ha previsto che il picco è ancora lontano e nelle prossime settimane i contagi sul territorio saliranno...
«Parliamo di una patologia che, pur sconosciuta potremmo trattare con grande accuratezza. Il problema vero è l’iper afflusso. Ogni mezz’ora arriva in Pronto soccorso un paziente positivo. È così da 7 giorni. Noi siamo pronti, ma la concentrazione di pazienti malati è il problema numero uno».
Già, il punto è dove metterli. E soprattutto se ci sono altri posti di terapia intensiva...
«Al momento abbiamo 350 pazienti positivi che sono ricoverati. L’intera scala 6 è un reparto Covid, eccetto il secondo piano che è la radiologia. Il primo piano della scala 5 è Covid, così come l’intera seconda Chirurgia dove abbiamo ricavato 60 posti. E nella palazzina Infettivi 60 dei 75 posti sono per pazienti con il coronavirus. Insomma un vasto
lavoro di riordino. ON tutto sono 10 isole Covid all’interno dell’ospedale».
E le terapie intensive?
«Ai 31 letti dedicati per pazienti Covid ne abbiamo aggiunti altri otto per un totale di 39. Con una modifica strutturale abbiamo aumentato da 12 a 15 i posti di rianimazione per altre patologie. In tutto quindi sono 54 posti di terapia intensiva».
Ma riuscite a gestire le altre patologie gravi?
«Abbiamo 8 letti per il trapianto dei reni. In due mesi gli Spedali Civili hanno effettuato 20 trapianti, tanti quanti fatti l’anno scorso».
Ma qual è la prospettiva? «Aprire letti aggiuntivi, in subintensiva ne creiamo altri 4. Il problema vero della gestione
dell’emergenza è che mancano figure specialistiche tra i medici».
E le mascherine? Sono arrivate le forniture?
«Sono più di prima. Il punto è che il consumo è alto: se ne usano in due giorni quante prima ne consumavano in un mese».
La Regione vi ha inserito nella rete lombarda per traumi maggiori, neurochirurgia, stroke unit e infarti. Non è eccessivo il carico, visti i tanti malati di coronavirus?
«Spedali Civili è il più grande ospedale lombardo e quindi il suo ruolo è centrale ed è stato riconosciuto dalla Regione. Ora bisogna comprendere bene e in fretta come costruire questa rete. Noi siamo ospedale “hub” per la Bergamasca per quanto riguarda infarti e ictus. Ora dobbiamo stimare i volumi che questo comporterà...».
La corsa per comprare i respiratori ha sortito effetti?
«Abbiamo ricevuto molte donazioni generose dai singoli e dalle aziende su Fondazione Spedali Civili che è il nostro canale di raccolta istituzionale. Ma poi ci sono le donazioni arrivate tramite la Fondazione Comunità bresciana. Dalla Regione Lombardia alcuni milioni che ci consentiranno di allestire 25 posti letto, ristrutturare delle aree da attrezzare e comprare gli strumenti»
Senta, il responsabile dell’Unità di crisi della Lombardia ha detto al Corriere che entro il 26 marzo loro si aspettano 18 mila “positivi” di cui 3 mila in rianimazione. Sono più del triplo di oggi…
«Se i numeri fossero questi, non ci sarebbero posti letto per tutti. Ecco perché le persone devono fare di tutto per stare in casa e non ammalarsi».
Ma se la situazione fosse questa? I rianimatori hanno detto che si troveranno costretti a decidere chi intubare non avendo posti per tutti...
«No, non sarà così. Si potrebbe decidere di riservare l’ospedale a chi è in condizioni più gravi rispetto ad oggi. Si potrebbero stringere le maglie per l’accesso, ma non si sceglierà chi intubare e chi no».
I numeri però crescono: i contagi in Lombardia sono quasi ottomila, cresciuti di 1.600 in un giorno.
«Il problema infatti è la concentrazione di casi tutti assieme. Serve collaborazione: stare a casa e prevenire i contagi...».
E per il maggior ospedale cittadino oggi è un’altra giornata campale, mentre (ne riferiamo a pagina 4) si studiano soluzione per ampliare il numero dei posti letto in grado di ospitare i meno gravi.
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