Depuratore della Valtrompia: i cantieri attesi da nove mesi
Se arrivasse la condanna dell’Ue restano due anni per evitare le multe milionarie
In tempi di emergenza coronavirus anche le importantissime infrastrutture in programma da anni sul territorio bresciano diventano ballerine di seconda fila. Nessuno ne parla più, sindaci e amministratori locali sono alle prese con centri operativi comunali (Coc) e servizi d’emergenza alle fasce deboli della popolazione. E così anche l’atteso depuratore di Valtrompia, che deve sorgere lungo le sponde del fiume Mella nella zona industriale di Concesio, stenta a partire.
E pensare che la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ad Asvt ed A2A Ciclo Idrico, sancendo la bontà della gara vinta ancora a fine 2017 da Facchetti Costruzioni, Torricelli e Giovanni Putignano & Figli (riuniti in un raggruppamento temporaneo d’imprese) è del giugno 2019. All’indomani della sentenza enti locali e lo stesso gestore avevano annunciato l’imminente avvio dei cantieri da 27 milioni (solo per il primo lotto). Sono passati nove mesi e la prima pietra non è ancora stata posata. «È solo questione di giorni, siamo pronti a partire» dicono in via ufficiosa da A2A Ciclo Idrico. I ritardi sarebbero dovuti al supplemento di documentazione necessaria a validare l’opera. Avrebbero richiesto più tempo del previsto gli accertamenti antisismici, per un’opera che verrà realizzata sulla sponda sinistra del fiume. Sponda alzata e rinforzata, come aveva chiesto l’autorità distrettuale di bacino del fiume Po (Aipo) per evitare che un’eventuale piena danneggiasse l’infrastruttura. Un pericolo che ora è del tutto scongiurato secondo i tecnici di A2A e dell’Ato, ma che per l’architetto Fernando De Simone, della Nordconsult, «non fa altro che spostare il problema inondazione più a sud». Nordconsult era la società internazionale che otto anni fa aveva redatto un primo progetto del depuratore dentro la collina, a Dosso Boscone, progetto considerato però troppo costoso.
Polemiche a parte adesso però è l’ora di partire, anche per evitare le salatissime multe dell’Unione Europea. La Valtrompia, una delle valli più industrializzate d’Europa, da anni scarica il carico fognario di 85 mila abitanti nel fiume Mella. Le sue acque scorrono poi in città e quindi vanno ad irrigare migliaia di ettari di campi nella Bassa. Bruxelles nel 2014 ha aperto una procedura d’infrazione per 65 agglomerati bresciani non adeguatamente depurati; oggi sono scesi a 33. Tra questi resta il nodo Valtrompia. Per fortuna non è ancora arrivata la prima condanna da Bruxelles: da quel momento A2A avrà due anni di tempo per evitare sanzioni che potrebbero costare tra i 51 ed i 510 milioni di euro l’anno. Sanzioni che sarebbero «spalmati» sulla bolletta di tutti i bresciani. A2A — che nel frattempo sta completando l’importantissima rete di collettamento dei tanti paesi, lavori che valgono 40 milioni — ha assicurato che l’impianto sarà pronto entro la fine del 2021, al massimo per l’inizio del 2022.
L’emergenza coronavirus ha fatto slittare i tavoli tecnici anche di un altro importante progetto sul territorio: il depuratore del Garda; il progetto di Acque Bresciane prevede due impianti (Gavardo e Montichiari), molto contestati dal mondo ambientalista e dai sindaci locali. La querelle è finita direttamente al ministero dell’Ambiente. Si attende una soluzione definitiva, il più possibile condivisa.