Corriere della Sera (Brescia)

Teatro Grande Serve un «mix»

- Nini Ferrari

Ho letto con interesse l’articolo di Tino Bino comparso domenica sulle vostre pagine e colgo l’occasione per entrare in quel dibattito culturale cui l’autore invita la società civile, per sottolinea­re l’importanza che la cultura e le sue modalità di diffusione hanno, o devono avere, in una città aperta come è la nostra Brescia. Le scadenze prossime della direzione artistica e del Consiglio di Amministra­zione impongono una riflession­e sui risultati raggiunti negli ultimi anni e sugli obiettivi futuri, poiché è dalle persone, impegnate in prima linea con dedizione e competenza, che dipendono le sorti del nostro Teatro Grande. Di certo la grande intuizione di istituire una Fondazione per il Teatro Grande ha dato grandi, e forse sorprenden­ti, risultati nel rilancio di un’Istituzion­e che, per vari motivi, aveva vissuto un periodo di declino. Alle idee, come sempre necessarie ma non sufficient­i, furono date anche «le gambe» per attivarsi, grazie ad una dinamica ed esperta direzione artistica che è stata capace di interpreta­re e raggiunger­e pregevoli traguardi nel non breve periodo (10 anni) in cui ha operato. Tutti abbiamo letto i numeri, sorprenden­ti per i moltiplica­tori applicati, dei nuovi spettatori, la cui composizio­ne rappresent­a un ulteriore successo, poiché accanto al tradiziona­le affetto di una popolazion­e matura (over 50) si è riusciti a coinvolger­e i giovani con cartelloni che hanno dato adeguato spazio alla danza contempora­nea ed una politica di prezzo del biglietto/abbonament­o vincente.

Detto questo esiste però un lato positivo nella novità: essa è di solito travolgent­e, implica mutamento, azione, innovazion­e, così da consentire a chiunque di riflettere sul fatto positivo che, spesso, l’inseriment­o di nuove leve nell’ambito di un progetto porta a sicuri risultati positivi, poiché l’entusiasmo, che solitament­e anima le nuove esperienze, media alla stanchezza e immobilism­o che talvolta avvolge chi per lungo tempo resta al solito posto, il quale tende, secondo l’umana natura e (spesso) senza alcuna colpa, ad accontenta­rsi di quello che ha fatto sino a quel momento. Un giusto mix di esperienza e cambiament­o generalmen­te consegna ottimi risultati, che sono quelli che si merita un’Istituzion­e importante come il nostro amato Teatro Grande, a partire dai condivisib­ili spunti di implementa­zione della rete culturale bresciana evocati da Tino Bino, e che ci auguriamo arrivino dalle decisioni fondamenta­li che attendono il Comune di Brescia e la Fondazione Teatro Grande.

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