Mascherine ancora introvabili. In Cina distribuite in strada
Il contrasto nella gestione dell’epidemia. Sguarniti anche gli ospedali e rincari del 6 mila per cento
L’esempio cinese. Prima l’arte della quarantena. Ma alla base di tutto c’è un’altra differenza sostanziale. Un’altra lezione che parte dalla base: in Italia, nonostante le promesse e gli annunci delle autorità, non si trovano mascherine. Era così nei primi giorni di frenetica psicosi, quando tutte le farmacie di Milano sono state costrette a mettere cartelli segnaletici che le mascherine non c’erano né sarebbero arrivate a breve, perché i distributori non sapevano come gestire una domanda improvvisamente schizzata alle stelle.
È così oggi dove ce ne sarebbe un dannato bisogno, soprattutto per le categorie in prima linea. Che non solo sono i medici e personale sanitario, ovviamente, ma anche banalmente quelli che lavorano a contatto con la (poca) gente che rimane in giro ai tempi dell’ordinanza di contenimento del contagio: le cassiere dei supermercati, il personale delle farmacie, per fare due esempi. A Wuhan, ma in generale in tutta la Cina, per dare un peso alla differenza, c’erano i distributori per strada. La tecnologia 3D ha sostenuto anche una produzione di colpo diventata di massa. E quando l’emergenza è letteralmente esplosa, e anche la Cina ha dovuto chiedere aiuto tutto il mondo si è messo in coda per spedirne a titolo di donazione. Ieri il ministro degli Esteri cinese ha annunciato che ricambierà il favore mandandone 2 milioni in Italia, di cui 100 mila di massima tecnologia per il personale specializzato.
Anche i vertici della Protezione Civile ieri hanno annunciato che sono state consegnate altre 300 mila mascherine e da oggi ne arriverà un altro milione. Numeri che detti così suonano altissimi, ma che non sono bilanciati dai continui appelli in particolare dei medici. Che in queste settimane sono stati i primi a denunciare le carenze.
Costretti a turni in cui non si vede la fine e spesso senza neanche le protezioni. I ricercatori del Queen Mary Hospital di Hong Kong l’hanno ribadito in un nuovo studio: indossare le mascherine in ospedale è il primo step per prevenire l’epidemia. Anche l’Oms ha (ri)spiegato che l’utilizzo è essenziale per il personale sanitario che vive a contatto con i contagiati, utile per chi è malato per non diffondere il virus, superfluo per chi è sano e le indossa per salire sui mezzi pubblici o andare al supermercato. Però in Italia, e in particolare in Lombardia, si sono scatenate eterne code (inutili) davanti alle farmacie. Poi ci sono state quelle vendute con rincari del 6 mila per cento. La lezione cinese non ha ancora dato i suoi frutti.