Negozi, uffici, bar, trasporti Fronte lombardo per lo stop
Sindaci e sindacati con Fontana: chiudere per 15 giorni Con lo studio di deroghe per alcune attività produttive arriva il sì di Confindustria regionale. Parola al governo
Solo oggi si deciderà se Milano e la Lombardia chiuderanno completamente per coronavirus. Il pressing sul governo è però intensissimo: a favore della serrata totale di bar, ristoranti, negozi e uffici sono — con la Regione a guida leghista — i dodici sindaci di capoluogo (Giuseppe Sala compreso) e i tre sindacati confederali.
Una Lombardia che potrebbe diventare una grande Codogno. «Ridurre al minimo i contatti umani per fermare i contagi», dice Attilio Fontana. Come? Con un ulteriore giro di vite e chiudendo cioè tutte le attività produttive non strettamente legate alle produzioni alimentari e ai servizi pubblici essenziali. A fronte del no di Confindustria nazionale (preoccupata dall’ipotesi di «esasperare ulteriormente le misure di contenimento del virus»), Attilio Fontana incassa il sostanziale via libera di Marco Bonometti, presidente regionale dell’organizzazione di viale dell’Astronomia. «Andranno rispettate scrupolosamente le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità e della Regione — spiega il governatore —, a partire dalla soppressione di tutti i servizi mensa, dal rispetto delle distanze e dalla fornitura di tutte le dotazioni necessarie alla protezione personale dei lavoratori come guanti e mascherine». Fontana, tornato dalla quarantena dopo la positività di un assessore regionale, non risparmia stoccate polemiche al governo. «La sensazione è che a Roma non sia ben chiara la reale situazione che stiamo vivendo», attacca.
Quanto al trasporto pubblico, la richiesta di Palazzo Lombardia (e dei sindaci) è quella di una drastica riduzione di tram, metrò e treni regionali. Circolazione ridotta all’essenziale e servizio garantito magari solo in determinate fasce orarie. «Rallentare il battito cardiaco senza però uccidere il paziente», spiega, una volta di più attraverso una metafora sanitaria, l’assessore al Welfare Giulio Gallera. L’affluenza sui mezzi pubblici ieri è stata la più bassa dall’inizio della crisi. Più del 60 per cento in meno di un giorno normale, la stima di Atm che, in attesa delle decisione sulla riduzione del servizio, ha comunque dato diposizione ai conducenti di tram e autobus di non aprire le porte anteriori dei mezzi riducendo così al minimo i contatti a rischio coi passeggeri.
In attesa delle nuove decisioni del governo, la città si va comunque autonomamente fermando. «Il 50 per cento dei negozi e dei locali ha deciso di abbassare la serranda», conferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio, «una percentuale che è leggermente più bassa in provincia, perché lì le condizioni di mercato sono diverse».
Anche il gruppo Armani ha deciso di chiudere temporaneamente negozi, ristoranti e hotel in città. Il presidente di FederModaMilano Renato Borghi approva: «In assenza di obblighi alla chiusura, ma
La stoccata
«La sensazione è che a Roma non ci sia la percezione reale di ciò che stiamo vivendo»
in presenza di regole che impongono alle persone di non uscire per fare shopping, è sensato come categoria supportare la decisione della chiusura dei negozi di moda del nostro territorio per proteggere quanto di più prezioso abbiamo: la salute». Anche i giardini si vanno lentamente spopolando. Da ieri il Parco Nord ha vietato l’uso di tavoli da pic-nic, aree giochi, percorsi vita, campi da bocce.
I giocatori del Milan, infine, hanno stabilito di devolvere un giorno del loro stipendio ad Areu, la centrale del 118. A breve la società rossonera, che ha già donato al servizio d’emergenza regionale 250mila euro, lancerà una raccolta fondi tra i propri tifosi.