Le file per i pasti sono fuorilegge A rischio l’aiuto per i clochard
«Bastano per 4 o 5 giorni, quelle che abbiamo. Poi, se le cose non cambiano, dovremo fermarci», è affranta Magda Baietta, la fondatrice della Ronda della Carità di Milano. Le mascherine igieniche sono introvabili, l’associazione le ha quasi finite e quelle ordinate non arriveranno presto. Ma così rischia di cessare — temporaneamente — anche l’attività dei volontari che, quattro volte la settimana, escono a confortare i senza fissa dimora. Gli irriducibili, che rifiutano ogni aiuto. Ma non quello della Ronda: un panino, una coperta, un libro. L’anno scorso, i volontari della Ronda della Carità, hanno distribuito 9 mila 113 sacchetti di viveri, sia ai clochard che 90 famiglie bisognose. «Abbiamo lavorato regolarmente fino a domenica, ma da lunedì abbiamo interrotto le uscite,
tranne quelle per le situazioni segnalate dal numero di emergenza comunale per i senzatetto. Ora vorremmo riprendere, ma ci occorrono le mascherine: stiamo finendo la partita che ci ha donato Fondazione Bracco. Speriamo che qualcuno possa aiutarci», spiega la presidente. Del resto, le misure di contenimento del Coronavirus mettono a dura prova il servizio. Molti membri della Ronda abitano nell’hinterland e il volontariato non è una delle attività per cui è prevista la possibilità di uscire dal proprio comune di residenza. Vista poi l’impossibilità di non formare assembramenti, l’associazione ha sospeso la fermata del camper in piazza Fontana, a cui ogni lunedì e mercoledì si avvicinano circa 100-150 persone. «In questo momento è una responsabilità civile stare a casa, per noi e anche per le persone che assistiamo. Proprio per questo, con tanto dispiacere, abbiamo fermato il presidio, ma prima abbiamo distribuito ai nostri utenti le indicazioni per trovare un pasto caldo, un cambio d’abito, un dormitorio. All’unità mobile, però, non vorremmo mai rinunciare».