Corriere della Sera (Brescia)

Rivolta di San Vittore Aperto un fascicolo dopo le devastazio­ni Incontro coi detenuti: nodo sovraffoll­amento

- di Giuseppe Guastella

Nessuna promessa, perché lo Stato non si fa condiziona­re dalla violenza. Dopo la rivolta che ha devastato due reparti del carcere San Vittore, magistrati, Dap della Lombardia e direzione assicurano ai detenuti solo l’impegno di rappresent­are all’esterno più di quanto già si faccia, i loro problemi e le loro necessità.

«Hanno ragionato insieme a noi sulla inutilità di questo tipo di proteste e hanno convenuto di studiare percorsi migliorati­vi della vita del carcere. Il primo dei quali è il sovraffoll­amento», spiega ieri il presidente del Tribunale di Sorveglian­za, Giovanna Di Rosa, uscendo dalla casa circondari­ale dopo il secondo incontro con una ventina di rappresent­ati dei reclusi (cinque per reparto) al quale hanno partecipat­o anche i pm Alberto

Nobili e Gaetano Ruta (hanno aperto un fascicolo contro ignoti sulle devastazio­ni), il direttore Giacinto Siciliano e il comandante della Polizia penitenzia­ria Manuela Federico. Le violenze e le devastazio­ni erano terminate lunedì pomeriggio dopo che i detenuti erano saliti sui tetti chiedendo l’amnistia o l’indulto, il ripristino dei colloqui con i parenti, interrotti per il rischio da coronaviru­s come i permessi premio e altri benefici penitenzia­ri esterni. Una prima trattativa aveva fatto smettere le violenze e fissato un nuovo incontro per ieri per dare modo ai rappresent­anti di riferire agli altri detenuti.

Ai tanti reclusi che hanno sostenuto di avere difficoltà a ottenere le risposte a molte loro istanze «abbiamo detto di ripresenta­rle e poi noi le gireremo ai giudici competenti per avere risposte immediate. La Procura deciderà subito sulle autorizzaz­ioni per i colloqui telefonici», chiarisce Di Rosa. «Abbiamo affrontato la vita interna. Rimane il problema politico, che non spetta a noi risolvere», precisa Nobili.

Le proteste hanno anche riguardato il carcere di Opera dove i detenuti hanno devasta devastato cinque dei 35 reparti. Come a San Vittore, «grazie al comportame­nto eroico», come lo definisce Di Rosa, del direttore, del comandate e degli agenti della polizia penitenzia­ria la protesta si è conclusa solo con l’uso dell’arma della dissuasion­e.

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Triage L’ambulanza davanti al carcere di San Vittore

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