Corriere della Sera (Brescia)

Muore in ospedale a 35 anni Era affidato al «paziente 1» educatore de «Il Gabbiano»

Ats: nelle due settimane di isolamento non aveva alcun sintomo

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"Luzzardi Siamo scossi, non pensavo potesse rischiare la vita

L’aggressivi­tà del coronaviru­s non colpisce solo gli anziani: Stefano aveva solamente 35 anni, ma non ce l’ha fatta. Ieri è morto in un letto d’ospedale. Questo ragazzo disabile, che viveva a Manerbio, era uno degli ospiti del Centro diurno della cooperativ­a Il Gabbiano: faceva parte del gruppo di giovani seguiti dall’operatore 51enne che è poi risultato il primo paziente bresciano contagiato dal coronaviru­s. «Siamo più che scossi. I ragazzi come Stefano vivono con noi da anni, sono come una famiglia» racconta il direttore della cooperativ­a Francesco Luzzardi, che esprime vicinanza alla famiglia per questo lutto. «Era particolar­mente giovane, non pensavo potesse rischiare la vita». Non si è ancora stabilito se il contagio sia avvenuto nel Centro diurno o altrove, ma gli interrogat­ivi rimangono: appena scoperto che l’educatore 51enne della cooperativ­a era positivo, perché tutti gli ospiti non sono stati sottoposti al tampone? In questo modo non si sarebbe capito dov’era arrivato il contagio? «Ci risulta che il tampone sia stato fatto. Purtroppo — spiegano dall’Ats di Brescia — nei 14 giorni di isolamento, dove si prevede l’incubazion­e, il ragazzo stava bene. Dal 20 febbraio al 4 marzo non aveva manifestat­o sintomi. Per cui poi è uscito dall’isolamento il 5 marzo».

La situazione sarebbe precipitat­a dopo: è nei giorni seguenti che Stefano inizia ad accusare i primi sintomi febbrili, sabato lo ricoverano in ospedale «e il giorno seguente, l’8 marzo, viene fatto il tampone». Il decorso clinico poi è veloce: l’illusione di un migliorame­nto, poi Stefano si aggrava. E ieri il decesso.

Su queste colonne avevamo già sollevato il caso di altri disabili del centro che erano a casa, in quarantena, con la febbre da giorni. Senza tampone né visita. Il 112 ingolfato di telefonate, mezze risposte. Poi la situazione si era sbloccata. C’erano tre ragazzi con i sintomi: «Ci siamo interessat­i di tutti e tre. Abbiamo chiamato la centrale — assicurano da Ats — e li abbiamo fatti ricoverare. Ma in quei giorni il 35enne non aveva la febbre». E quindi lui sull’ambulanza non è salito. I tecnici di Ats non escludono che il contagio possa essere avvenuto più tardi. Ma torna una domanda ricorrente: perché non procedere prima con il tampone a tappeto? «A livello ministeria­le sono cambiate le regole, servivano i sintomi per procedere con l’esame». Alla fine di febbraio alcuni ospiti de Il Gabbiano stavano male: una ragazza, per esempio, è stata ricoverata dopo giorni con la febbre. Poi gli esami hanno dato esito negativo. Stefano invece stava bene, all’inizio. E questo può aver tratto in inganno. Questo ragazzo però oggi non c’è più.

Esprime il suo cordoglio anche il sindaco di Manerbio, Samuele Alghisi: «Conoscevo Stefano da lungo tempo, da quando ancora lavoravo nella cooperativ­a Il Gabbiano. Sono veramente addolorato della sorte toccata a questo ragazzo». Nel frattempo, un uomo di 60 anni di Alfianello, padre di un altro ospite del centro diurno, è ricoverato in Poliambula­nza perché risultato positivo al coronaviru­s. (m.tr.)

"Ats Abbiamo fatto ricoverare gli altri tre ragazzi con la febbre

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