Udienze Skype Appello a Roma per il personale
Servizi essenziali, pochissime udienze. A Palazzo di Giustizia le linee guida appena sottoscritte dal presidente del Tribunale Vittorio Masia, e dalla dirigente amministrativa Antonella Cioffi dicono di misure ancora più rigide per arginare il contagio. A tutela di tutti. Le udienze di convalida saranno celebrate solo in tribunale: l’imputato parteciperà collegato da remoto, dalla postazione di Canton Mombello, con le modalità concordate con gli avvocati — come pure per le udienze preliminari non differibili oltre il 31 maggio. Stessa cosa per l’interrogatorio di garanzia. Ed è già successo due volte: il primo arresto convalidato a distanza è stato quello di un tunisino fermato con mezzo chilo di eroina, collegato via Skype dal carcere, mentre il suo legale e il gip erano in aula. «Nessun intoppo, garantita pure riservatezza prima dell’udienza: ho potuto parlare da solo con il mio assistito», dice l’avvocato Paolo Inverardi. In un secondo caso il collega Lorenzo Cinquepalmi ha scelto invece di stare al fianco dell’indagato, in carcere. Sospesi i termini delle cause, cancellerie chiuse, se non per casi urgenti e su appuntamento via mail. Minima la presenza del personale in ufficio, tanti magistrati già lavorano da casa. E non senza tensioni. «Il ministro della Giustizia intervenga con un decreto d’urgenza per risolvere il problema amministrativi, che nonostante ormai la minima attività di procure e uffici giudicanti, hanno «l’obbligo di recarsi in ufficio», esposti «ai rischi di contagio», legati ai tragitti e alla «convivenza in uffici inadeguati»: lo chiedono, preoccupati, i procuratori generali delle 26 Corti d’appello, Brescia per voce del reggente Marco Martani. «Bisogna modulare le presenze, senza penalizzare il personale, evitando di esporre tutti al pericolo del contagio». Si prova con la «moral suasion» affinché ognuno usi congedi o riposi. Ma è gravoso. Serve «un intervento autorevole e risolutivo». (m.rod.)