Nuovi posti letto per i convalescenti
Dopo il no all’ospedale alla Fiera si cercano soluzioni alternative: casa Marcolini ospiterà 50 malati
Casa Marcolini in città, Il Gabbiano a Pontevico, Don Gnocchi a Rovato e anche un ex convento a Castegnato: cresce il numero di posti letto per i convalescenti Covid ma manca un efficace database provinciale.
Atteso l’ok per il convento di Castegnato. Manca un database regionale
I bresciani positivi al coronavirus sono oltre 3300, metà dei quali ricoverati nelle strutture ospedaliere, che sono al collasso. Per liberare posti letto dai nosocomi c’è un disperato bisogno di nuove strutture, soprattutto dopo che è naufragata del tutto l’ipotesi di realizzare un ospedale da campo alla Fiera cittadina. Al momento c’è posto per tutti ma si cercano nuovi edifici. Una partita che sta gestendo la Regione. Ma ad oggi non c’è un elenco dettagliato delle strutture disponibili per capire di quanti posti letto si abbia bisogno nelle prossime due settimane.
Ieri è stato effettuato un sopralluogo all’ex convento delle Suore di Carità delle sante Capitanio e Gerosa a Castegnato, edificio religioso vuoto da settembre 2019 e immediatamente fruibile. Un’altra visita sarà effettuata stamattina: qui potrebbero arrivare pazienti Covid già dalla prossima settimana (il ripristino degli allacci verrebbe effettuato in tempi record). È stato l’ex sindaco di Castegnato, Giuseppe Orizio, ora segretario dei pensionati Cisl di Brescia, ad avanzare questa proposta — una decina di giorni fa— al direttore di Ats Claudio Sileo ed alla Prefettura. Nel convento all’estate scorsa risiedevano sessanta anziane suore, in stanze singole, doppie e triple. Tutte munite di bagno. Di certo non basteranno questi posti. Solo dall’Asst Spedali Civili devono essere dimesse precocemente 150 persone. Ha dato la sua disponibilità ad accogliere 50 pazienti anche la Fondazione Marcolini via Grazzine, in città. In città forniscono un buon paracadute agli ospedali in crisi il centro Paolo VI (44 posti), la Domus Salutis (altri venti posti), la casa di cura San Camillo (una dozzina di posti) e la residenza per anziani Casa Vittoria. Grosse novità anche dalla provincia: da domani altri 21 convalescenti andranno all’hospice del Gabbiano a Pontevico (arrivano soprattutto da Manerbio). É arrivato l’ok della Regione ed i cronici oggi ricoverati saranno trasferiti all’ospedale di Leno. E ancora: in lizza per accogliere convalescenti dimessi da Chiari e Iseo c’è l’istituto Don Gnocchi di Rovato, mentre hanno già iniziato ad arrivare malati all’Istituto Maugeri di Lumezzane (drena la necessità della Valtrompia) ed a Villa Gemma di Salò (in supporto all’ospedale di Desenzano). Ha aperto le sue porte anche la Fondazione Richiedei con 56 posti Palazzolo sull’Oglio e 18 a Gussago. Non va dimenticato che risultano fondamentali gli sforzi degli Spedali Civili (presenti a Brescia, Gardone V.T., Montichiari) dei nosocomi di Chiari, Iseo, Manerbio, Desenzano, Gavardo, Esine, Edolo. Tra le strutture private accreditate è la Poliambulanza ad aver fatto la parte del leone, seguita Città di Brescia, Sant’Anna, San Rocco a Ome (Gruppo San Donato).
Al momento però non esiste un database con tutte le strutture disponibili e relativi posti letto, così da capire dove possono essere mandati i convalescenti dimessi ma che non hanno ancora negativizzato il virus. «Eppure è fondamentale che la Regione dica quali sono le strutture disponibili e si raccordi con le nostre autorità sanitarie per capire quanti pazienti paucisintomatici
La mappa
Ats non ha un elenco di tutte le strutture che ospitano i pazienti convalescenti: un compito che spetta alla Regione ma manca un registro on line per capire dove ci sono posti disponibili hanno bisogno di un posto letto» ricorda Donatella Albini, consigliera comunale in città con delega alla Sanità, che avrebbe preferito vedere un ospedale da campo in Fiera: «Lo realizzano a Cremona e perché non a Brescia?».
Contrario al ricovero di pazienti infetti nelle case di riposo il consigliere regionale del Pd Gianantonio Girelli: «Abbiamo la necessità urgente di trovare posto a tutte le persone positive che non possono stare in isolamento domiciliare ma il problema non può essere risolto mettendo gli infetti nelle Rsa o in strutture simili per non creare un rischi di contagio per gli anziani ospiti. Sarebbe una catastrofe». Le case di riposo sono quelle che hanno pagato un tributo pesantissimo: sette i decessi per coronavirus a Barbariga, nove a Calcinato (non per tutte c’è la certezza che si tratti di Covid).