Il virus contagia la Rete «Aziende vulnerabili e spesso impreparate Attacchi triplicati»
Turati (Confindustria): I big data ci aiuteranno
Mail intasate di richieste di bonifici (fake), allegati in pdf con le istruzioni per l’uso per evitare il contagio del virus (balle), lettere e messaggi con ordini (inesistenti) che inducono in tentazione il mouse: se uffici e aziende sono off — si lavora da remoto — i pirati restano on(line). «Gli hacker non dormono mai».
Lo stramaledetto coronavirus ha contagiato anche gli hard-disk: «I tentativi di accesso ai dati delle aziende sono triplicati nell’ultima settimana» dice Giancarlo Turati, vice presidente della Piccola di Confindustria, amministratore delegato di Fasternet ma soprattutto ufficiale e gentiluomo della task force che sta combattendo l’emergenza sanitaria in Italia. La sua guerra è senza pace: lavora anche quando dovrebbe dormire. «Con la squadra, ci mandiamo mail anche alle quattro di notte. Non è eroismo
Giancarlo Turati ma realismo. Il problema — dice — è che avremmo dovuto alzare le barriere molto prima, appena saputo dei due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma per coronavirus». Mascherine da smistare tra fabbriche e ospedali, scocciature burocratiche da risolvere, decreti del governo da rivedere e correggere, assistenza agli imprenditori: la task force di Confindustria sta lavorando su tutti i fronti. Incluso quello virtuale.
Come sta andando il ricorso in massa delle aziende allo smart working? Quanto siamo vulnerabili?
«Funziona nelle imprese che lo hanno previsto e impostato prima che scoppiasse l’epidemia. In caso contrario, si sono riscontrati tanti inconvenienti. Le persone tendono ad abbassare la guardia e a usare collegamenti non sicuri. Ma gli hacker non riposano mai».
Anche un’azienda che si occupa di digital transformation come la sua, Fasternet, ha subìto qualche attacco?
«La mia segretaria ha ricevuto un ordine di bonifico dalla mia casella di posta elettronica. Non l’avevo mandato io».
L’infrastruttura sta reggendo?
«Nei giorni scorsi è andata in difficoltà: continuavano a cadere le linee. Gli stessi cloud di Microsoft hanno faticato a sopportare il sovraccarico: non c’è solo l’Italia che lavora da remoto. Adesso le reti reggono, ma l’Europa si è fatta trovare impreparata all’epidemia: i veri problemi arriveranno quando tutti i Paesi inizieranno a ricorrere allo smart working».
Quanto l’artificial intelligence e il machine learning possono aiutare gli ospedali nelle anamnesi?
«Tantissimo. Ma il vero effetto si vedrà alla fine dell’emergenza. I big data ci aiuteranno a capire e prevedere quando si manifesta il virus».
Come stanno reagendo le imprese bresciane?
«Alcune stanno convertendo la produzione e cercano di attrezzarsi per produrre mascherine chirurgiche innovative. Ma sono preoccupato per il breve e medio periodo, soprattutto per settori come il turismo: questa non è una crisi di sistema, ma una crisi indotta da un agente esterno. E la cassa integrazione non potrà essere garantita a tutti. Serve un aiuto concreto dall’Europa».