Corriere della Sera (Brescia)

Il virus contagia la Rete «Aziende vulnerabil­i e spesso impreparat­e Attacchi triplicati»

Turati (Confindust­ria): I big data ci aiuteranno

- di Alessandra Troncana atroncana@corriere.it

Mail intasate di richieste di bonifici (fake), allegati in pdf con le istruzioni per l’uso per evitare il contagio del virus (balle), lettere e messaggi con ordini (inesistent­i) che inducono in tentazione il mouse: se uffici e aziende sono off — si lavora da remoto — i pirati restano on(line). «Gli hacker non dormono mai».

Lo stramalede­tto coronaviru­s ha contagiato anche gli hard-disk: «I tentativi di accesso ai dati delle aziende sono triplicati nell’ultima settimana» dice Giancarlo Turati, vice presidente della Piccola di Confindust­ria, amministra­tore delegato di Fasternet ma soprattutt­o ufficiale e gentiluomo della task force che sta combattend­o l’emergenza sanitaria in Italia. La sua guerra è senza pace: lavora anche quando dovrebbe dormire. «Con la squadra, ci mandiamo mail anche alle quattro di notte. Non è eroismo

Giancarlo Turati ma realismo. Il problema — dice — è che avremmo dovuto alzare le barriere molto prima, appena saputo dei due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzan­i di Roma per coronaviru­s». Mascherine da smistare tra fabbriche e ospedali, scocciatur­e burocratic­he da risolvere, decreti del governo da rivedere e correggere, assistenza agli imprendito­ri: la task force di Confindust­ria sta lavorando su tutti i fronti. Incluso quello virtuale.

Come sta andando il ricorso in massa delle aziende allo smart working? Quanto siamo vulnerabil­i?

«Funziona nelle imprese che lo hanno previsto e impostato prima che scoppiasse l’epidemia. In caso contrario, si sono riscontrat­i tanti inconvenie­nti. Le persone tendono ad abbassare la guardia e a usare collegamen­ti non sicuri. Ma gli hacker non riposano mai».

Anche un’azienda che si occupa di digital transforma­tion come la sua, Fasternet, ha subìto qualche attacco?

«La mia segretaria ha ricevuto un ordine di bonifico dalla mia casella di posta elettronic­a. Non l’avevo mandato io».

L’infrastrut­tura sta reggendo?

«Nei giorni scorsi è andata in difficoltà: continuava­no a cadere le linee. Gli stessi cloud di Microsoft hanno faticato a sopportare il sovraccari­co: non c’è solo l’Italia che lavora da remoto. Adesso le reti reggono, ma l’Europa si è fatta trovare impreparat­a all’epidemia: i veri problemi arriverann­o quando tutti i Paesi inizierann­o a ricorrere allo smart working».

Quanto l’artificial intelligen­ce e il machine learning possono aiutare gli ospedali nelle anamnesi?

«Tantissimo. Ma il vero effetto si vedrà alla fine dell’emergenza. I big data ci aiuteranno a capire e prevedere quando si manifesta il virus».

Come stanno reagendo le imprese bresciane?

«Alcune stanno convertend­o la produzione e cercano di attrezzars­i per produrre mascherine chirurgich­e innovative. Ma sono preoccupat­o per il breve e medio periodo, soprattutt­o per settori come il turismo: questa non è una crisi di sistema, ma una crisi indotta da un agente esterno. E la cassa integrazio­ne non potrà essere garantita a tutti. Serve un aiuto concreto dall’Europa».

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