Corriere della Sera (Brescia)

Tokyo, gli atleti e lo spettro del rinvio

Il viaggio tra gli atleti bresciani che aspettano di partecipar­e ai Giochi in programma ancora per la fine di luglio. Quasi impossibil­e la data resti questa Cassarà, Danesi e Frapporti: «Rimandare sì, ma a patto che tutte le Nazioni siano pronte»

- Luca Bertelli Luciano Zanardini

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Frapporti Plausibile si valuti di spostare i Giochi a settembre e ottobre

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Danesi

È troppo presto per decidere, non sappiamo come il virus si diffonde Cassarà Lo sport è relazione, in così viene a mancare lo spirito della competizio­ne

Le opzioni

Aprire i Giochi il 24 luglio, spostarli tra agosto e settembre o rinviare tutto a ottobre

Non è facile parlare d’altro quando la quotidiani­tà ci offre un bollettino aggiornato di ricoveri e morti. Non è facile nemmeno per gli sportivi pianificar­e una stagione che ha nelle Olimpiadi l’appuntamen­to più atteso. I Giochi rappresent­ano il sogno di ogni atleta. E sul tavolo del Presidente del Cio, Thomas Bach, ci sono tre piani: il primo (assai improbabil­e) prevede di aprirli, come da programma, il 24 luglio; il secondo di sfruttare la finestra delle Paralimpia­di (da fine agosto a settembre); il terzo di spostare il tutto a ottobre come successe, sempre in Giappone, nell’edizione del 1964.

Prosegue, con questa puntata, il nostro viaggio a casa degli sportivi bresciani per dare voce ai loro pensieri. Dopo aver ascoltato i pareri di Vanessa Ferrari, della judoka Alice Bellandi e dei due canoisti Stefanie Horn e Giovanni De Gennaro, oggi tocca ad altri tre profession­isti. Nelle ultime ore la fiamma olimpica è arrivata nella Terra del Sol Levante, ma l’olimpionic­o Andrea Cassarà non ha alcuna intenzione di parlarne. «Per il momento — spiega — non ci sto proprio pensando. Ci sono le scuole e le aziende chiuse…Lo sport è relazione, in questa situazione è evidente che viene a mancare lo spirito per qualsiasi competizio­ne». Lo schermidor­e, di stanza a Bergamo, dove vive con la moglie Sissy, segue da vicino l’evolversi della situazione. «Quando non ci saranno più 300 morti al giorno, ragionerò su come muovermi. Onestament­e non ho idea di quando ripartirem­o. Se si sistemerà a livello globale la pandemia, vedremo cosa fare. Se si svolgesser­o nelle date previste mi piacerebbe, ma credo proprio che non sia così. Se, invece, saranno tra due anni, spero di essere ancora competitiv­o». Per tenersi in forma si allena tra le mura domestiche e propone per gli allievi della sua scuola anche un’ora di lezione al giorno con gli esercizi da eseguire. «Ci sono giustament­e delle restrizion­i alla libertà personale, ma quello che sta accadendo è più grande di tutto. Abbiamo bisogno di normalità. Non sono cresciuto in un Paese in guerra, ma oggi, purtroppo, ci sono molte analogie. A Bergamo e a Brescia».

Sulla stessa lunghezza anche il pensiero della pallavolis­ta Anna Danesi: «È troppo presto per decidere — afferma il centrale in forza alla Pro Victoria Monza — bisogna capire come questo virus si diffonde in tutto il mondo e solo quando il contagio sarà finito si potranno fare riflession­i». Tra meno di un mese la giovane di Roncadelle compie 24 anni ma ha già la testa sulle spalle. Dal parquet della palestra a quello della pista. La ciclista Simona Frapporti ha le idee chiare: «La soluzione migliore è posticipar­e. In Giappone, però, mi pare procedano come se niente fosse. Mi auguro che questa pandemia finisca alla svelta. Francia, Germania e Belgio all’inizio ridevano di noi e delle nostre misure, adesso corrono ai ripari». Rimandare sì ma a una condizione: che tutte le Nazioni siano sicure. «Non so se può cambiare qualcosa e non so tecnicamen­te come funziona. Forse è plausibile l’ipotesi dei mesi di settembre e ottobre, ma questo vuol dire che tutti i Paesi devono avere superato l’emergenza, altrimenti la manifestaz­ione perde di significat­o». Come darle torto visto che il temibile Covid-19 nelle prossime settimane potrebbe contagiare anche il continente africano. A seguito dei primi provvedime­nti presi dalla Lombardia, Simona non aveva potuto partire per la prestigios­a Sei Giorni di Manchester. «Per fortuna non avevo altri impegni importanti in calendario, dovevo sempliceme­nte continuare la preparazio­ne in vista di una convocazio­ne olimpica». Da Anfo ha rivisto anche l’organizzaz­ione. «Fino a qualche giorno fa mi allenavo in strada per due o tre ore, poi la stessa Federazion­e ci ha chiesto di stare a casa. Non so quando potremo riprendere. Fino a maggio o giugno difficilme­nte correremo ed è un grosso problema se si mantengono le date ufficiali».

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