Tutta l’Europa in trincea per superare la crisi
L’intervento L’epidemia sanitaria e l’incubo di una nuova Grande Depressione: solo uno sforzo collettivo può salvarci È una prova di maturità più grande delle precedenti Gli Stati devono agire con un forte senso di coesione
In pochi giorni siamo stati precipitati nella più grande emergenza sanitaria dell’ultimo secolo. Un incubo ad occhi aperti, è stato definito dalla più autorevole rivista medica Lancet. Nessuno è ancora in grado di prevedere con certezza come evolverà e come potremo sconfiggere questa guerra che sta flagellando le nostre comunità. Bloccate nelle case dalla paura, afflitte dall’angoscia.
Noi che non siamo né medici né infermieri ci vergogniamo pensando a chi è costretto ad accelerare per consentire a noi privilegiati di rallentare. Tutti abbiamo davanti agli occhi l’immagine dell’infermiera lombarda sfinita che dorme a fine turno stremata, con la testa sul tavolo.
Si ascoltano le notizie come Radio Londra, al tempo della seconda grande guerra.
Consola che tutti, ciascuno ai propri livelli di responsabilità, stia combattendo una guerra inedita, per evitare che questa emergenza sanitaria ed economica si trasformi in un fenomeno non controllato.
Dopo una prima reazione incerta, il nostro Paese ha preso le decisioni giuste. Germania, Francia e Spagna stanno adottando le stesse misure.
I prossimi 10 giorni saranno fondamentali per il futuro dell’Europa.
Per l’Italia saranno fondamentali per capire se le misure restrittive adottate avranno prodotto i primi effetti sperati.
Per l’Europa, perché se il contagio si estenderà come è accaduto in Italia, Bruxelles sarà messa di fronte alla necessità di assume misure d’emergenza di natura sanitaria ed economica straordinarie, per scongiurare il collasso da Covid-19 di sanità, società ed economia europea.
Fare previsioni non è mai stato facile, tanto più quando il mondo intero è minacciato da un’emergenza comune, così inedita.
La gran parte dei centri studi internazionali stanno provato a capire quali potrebbero essere gli impatti di questa emergenza sull’economia globale e su alcune tra le più importanti catene industriali che rappresentano la spina dorsale del nostro paese come la meccanica o l automotive. Di cui sono parti integranti anche le imprese della nostra provincia.
Il cuore del ragionamento di quasi tutti i report è che alla vista potemmo dover fronteggiare due choc simultanei dal lato della domanda e dell’offerta. Da una parte consumatori assenti. Dall’ altra penuria di merci, a causa del blocco delle catene locali e globali di rifornimento.
È in questo contesto che è essenziale che gli Stati facciamo ciascuno la propria parte per colmare il vuoto di attività economica che si sta determinando, troppo velocemente rispetto alla crisi del 2008. I cui effetti devastanti si dispiegarono in due anni, anche a causa del ritardo con cui gli Stati reagirono.
In questa emergenza consola invece che la reazione degli Stati e dell’Europa, nonostante i primi segnali scomposti che hanno fatto crollare i mercati, è stata immediata.
Ursula von der Leyen ha fatto risuonare il secondo whatever it takes della storia Europea. Quello di Mario Draghi del luglio del 2012 salvò l’euro, dopo 4 anni in cui la falce dell’austerità produsse una sorta di pulizia etnica tra le imprese.
Chiamando alla mobilitazione generale e facendo saltare gli argini di tutte le regole, il presidente della Commissione europea ha aperto alla flessibilità a tutto campo, fin dove sarà ne
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Al fronte Consola che tutti, ciascuno ai propri livelli, stia combattendo una guerra inedita
Dopo una prima reazione incerta al virus, il nostro Paese ha preso le decisioni giuste
"Unione È essenziale che gli Stati facciamo la propria parte per colmare il vuoto di attività economica
cessario, senza limiti.
Sostegno immediato, perché ogni Stato possa adottare le misure per fronteggiare l’evolversi della situazione sanitaria, sociale.
Flessibilità massima, nella sospensione del patto di stabilità. Misura eccezionale, perché non fu mai applicata nel corso della precedente crisi del 2008.
Flessibilità totale, nel via libera agli aiuti di Stato per sostenere imprese e servizi, preservandoli dal fallimento, anche attraverso l’uso dei fondi strutturali Ue.
Mai visto niente di questo genere a Bruxelles. Interventi diretti di sostegno alle economie, stimoli fiscali, investimenti. Ci auguriamo tutti che sia vera svolta. E che non ci si incarti nelle fasi di attuazione.
Se queste misure concertate saranno varate, e se il bazooka sarà attivato, allora le probabilità che il nostro paese, l’Europa e il mondo non precipitino di nuovo in uno stato di Grande depressione, saranno alte. Al contrario se il bazooka di queste misure straordinarie non fossero attivate o lo fossero in ritardo, allora il quadro diventerebbe fosco.
Sappiamo che in questi giorni terribili tutto il sistema industriale e dei servizi del nostro paese sta cercando di capire come evitare il completo blocco delle attività. Perché il sistema industriale è come un altoforno. Molto più facile spegnerlo che riaccenderlo.
Siamo tutti immersi in una fase in cui non conta più la razionalità aritmetica, perché sono venuti meno i punti di riferimento.
In questo tipo di emergenza non è retorico fare appello alla forza mentale, alla tenacia e al coraggio di prendere decisioni immediate, pur mantenendo una visione di lungo periodo.
Siamo sulla stessa barca, tutte le aziende sono alle prese con gli stessi problemi, perciò la differenza la faranno le persone.
Quando le cose sono così complesse e la paura rischia di prevalere, al volante bisogna che ci siamo degli adulti: alla guida delle imprese, dei governi e delle istituzioni europee e internazionali. Adulti in grado di prendersi carico delle persone e dei loro destini, senza scoraggiarsi. Con passione, prendendosi sulle spalle il dolore di oggi e la speranza per il domani.
Siamo di fronte ad una prova di maturità, forse più grande di quelle che abbiamo vissuto in altri momenti bui della Repubblica. Come allora solo insieme potremo superarla. Dimostrando coesione, senso di comunità. Voglia di rinascita. Tenacia e coraggio. Solo così, quando tutto questo sarà finito, saremo più forti e con i sassi caduti ricostruiremo le nostre case e una nuova prospettiva di futuro.
Lo potremo fare se ci ricorderemo che difficoltà non identiche alle nostre, ma analoghe e talora perfino più laceranti sono state vissute e affrontate altre volte con successo da chi ci ha preceduto. Nel mondo in generale, e qui da noi in particolare, con una storia segnata da tante incertezze. Eppure proprio di fronte alle prove il nostro Paese ha dato il meglio di sé.
Dimostrando nelle avversità di essere un grande Paese. Mai come oggi dobbiamo pensare che tutti insieme ci rimetteremo in piedi e supereremo anche questa prova. Tutti insieme.
Come diceva Bertolt Brecht «La notte più lunga eterna non è».
I prossimi 20 giorni saranno forse decisivi. Coraggio.
Tutte le aziende sono alle prese con gli stessi problemi, perciò la differenza la faranno le persone