«Chiudere tutto Non reggiamo»
Gli specialisti in prima linea al Civile e in Poliambulanza denunciano che in terapie intensive non c’è più posto Girelli (Pd): tampone agli operatori sanitari, era ora
Gli specialisti di Civile e Poliambulanza lanciano un grido d’allarme: «Chiudete tutto, in terapia intensiva non c’è più posto. Non reggiamo altri ricoveri».
È da un’intera settimana che l’andamento dei casi positivi supera quotidianamente i 300 nuovi contagi. Logico quindi che gli ospedali bresciani scoppino di malati. E trovare loro una collocazione diventa impossibile. È questo il grido d’allarme che arriva dai due principali nosocomi di Brescia: «Le terapie intensive della Lombardia non hanno più posti. Il mio appello alle istituzioni — dice Sergio Cattaneo, primario di Cardiorianimazione degli Spedali Civili — è di chiudere tutto. Non si può continuare a far circolare le persone». Già, perché il rischio contagio è ancora molto alto. E il sistema sanitario non può reggere questa mole di pazienti. Lo sa bene anche Paolo Terragnoli, primario del Pronto soccorso di Poliambulanza, che in queste settimane ha visto «aumentare sempre più i giovani contagiati. È finito il momento di uscire — dice — bisogna stare a casa e va chiuso tutto».
Un messaggio forte e chiaro, rivolto al governo e alle istituzioni chiamati a misure ancora più restrittive. Ne va della vita stessa delle persone, che in parte sembrano però non capire. E della possibilità dei medici di curare polmoniti interstiziali complesse o pazienti che, per buon parte, necessitano del supporto dell’ossigeno.
Dall’inizio dell’epidemia ci sono stati più di cinquemila contagi: almeno la metà sono stati ricoverati. Agli Spedali Civili il primo paziente è entrato il 21 febbraio: in un mese ne hanno curati 1.700. «Siamo nostro malgrado uno degli epicentri del Covid-19». Finora sono stati dimessi da Brescia
e Montichiari 240 pazienti, altri 250 sono in «isolamento domiciliare» perché non ancora guariti e circa 200 sono stati trasferiti in altre strutture. Al momento, nelcoronavirus: l’Asst si contano 800 pazienti ricoverati, di cui 130 nelle strutture del Pronto soccorso o nelle tende di pre-triage. L’afflusso è tale che c’è fame di posti letto: non a caso, da ieri pomeriggio l’ospedale di Montichiari ha deciso di aprire altri 20 posti di Obi (osservazione breve intensiva) ricavandoli nella mensa.
In tutta la provincia lo sforzo della macchina sanitaria ha permesso di avere quasi 2.100 letti per i pazienti affetti da 656 al Civile, 348 nell’Asst Garda, 220 in Franciacorta, 351 in Poliambulanza, 197 a Esine, 392 nelle tre cliniche del Gruppo San Donato. Senza contare che vanno aggiunti i letti di terapia intensiva, i più «preziosi»: quasi 200 nei diversi ospedali. Ma «sono sempre meno quelli liberi e disponibili», come ha confermato l’assessore al Welfare Giulio Gallera. Ricordando come siano «abbastanza contenuti» anche i margini per trasferire pazienti all’interno di case di cura e strutture sociosanitarie: «Lo spazio non è infinito». Eppure spostare degenti in via di guarigione fuori dagli ospedali più grandi è essenziale per accettare altri malati.
Nuovi letti però non si possono aprire se manca il personale: un tema-chiave, tanto che la prossima settimana dovrebbero arrivare medici cinesi per aprire altri letti di rianimazione al Civile. E dottori dell’Esercito italiano in forza all’Asst del Garda. La clinica S.Anna (Brescia) metterà altri 25 posti letto grazie all’arrivo di dieci nuovi infermieri, pagati con i fondi raccolti da Fondazione Comunità Bresciana.
Sempre più operatori sanitari si trovano costretti a casa (o in un letto d’ospedale) perché contagiati dal virus: nel bresciano sono quasi 500. «Finalmente Gallera ha deciso di fare i tamponi agli operatori sanitari: lo chiediamo da giorni» ha detto il consigliere regionale Gian Antonio Girelli (Pd) commentando la novità dell’assessorato. E sottolineando che è urgente fare controlli anche sugli operatori delle Rsa.
Non si può più continuare a far circolare " le persone, il sistema sanitario non può reggere
Medico questa mole Sergio di pazienti Cattaneo
I numeri
Ogni giorno a Brescia si registrano oltre 300 nuovi contagi, così gli ospedali non reggono