L’allarme nei Comuni: più morti del passato
I dati sui decessi complessivi dicono che in febbraio in città le morti sono state meno dello scorso anno, mentre in marzo siamo a due volte e mezzo
Vi sono zone della provincia nelle quali la conta quotidiana delle vittime è importante, dove i decessi ufficiali per coronavirus stridono con il numero complessivo di morti. Nella Bassa ad esempio, dove in diversi Comuni si superano fino a tre volte le medie di stagione. O nell’Ovest Bresciano, a Palazzolo sull’Oglio, dove il sindaco Gabriele Zanni passa la giornata a scrivere necrologi: «Emotivamente è devastante. Lo scorso anno in marzo abbiamo avuto 19 decessi, quest’anno siamo già arrivati a 70». Di questi, ufficialmente, quelli per Covid-19 sono 24.
Anche in città ci sono dati importanti: non abbiamo a disposizione i dati sui residenti, ma quelli sui decessi complessivi dicono che in febbraio le morti sono state meno dello scorso anno, mentre in marzo siamo a due volte e mezzo. In città i residenti morti per Covid sono già 179 e hanno praticamente già eguagliato (194) le vittime morte lo scorso anno. I decessi complessivi avvenuti in città (non solo residenti) sono già 800 e si avviano rapidamente verso quota mille. Non ovunque è così, fortunatamente, e ci sono davvero diverse zone della provincia o anche dell’hinterland urbano nelle quali il virus ha ucciso poco o comunque ha inciso poco nell’aumento complessivo delle vittime. A Desenzano nel marzo 2019 i morti sono stati 22, quest’anno siamo arrivati a 55, di cui 15 nella lista Covid-19. «A Desenzano vivono 30 mila persone e i morti per coronavirus sono 15 per il momento — ricorda il sindaco Guido Malinverno —. Poi, sì, all’inizio tutti andavano all’ospedale, oggi molti meno e il tampone non lo fanno». A Serle i casi positivi sono poco più di una ventina su una popolazione di circa 3 mila abitanti. Di morti ufficiali per Covid-19 non ve ne sono, almeno fino ad oggi. Però lo scorso anno nei primi tre mesi morirono 4 persone e quest’anno sono 12, di cui quattro in una struttura per anziani. Morti anomale? Difficile dirlo, una prima lettura potrebbe suggerirlo, ma è anche vero che i morti mensili (la media) nel paese sono 3 o quattro al mese, un po’ più di quaranta l’anno, per cui i quattro deceduti dello scorso anno sono
Decine di bare custodite e benedette nella cappella del cimitero Vantiniano in attesa di essere portate al forno crematorio un’anomalia al ribasso. Ugo Ragnoli, il vicesindaco, parla dalla quarantena che sta terminando (era stato a contatto con un positivo), si sofferma sulle difficoltà pratiche del periodo: «In questo momento c’è un unico supermercatino aperto perché le altre due botteghe di vicinato sono chiuse per malattia». A Nave i morti nel periodo dal 22 febbraio (il primo caso positivo a Codogno) a ieri sono stati 14, di cui 10 certificati Covid come causa di morte. Lo scorso anno, nell’analogo periodo, i morti furono però 16, addirittura due in più.
Una lettura superficiale potrebbe dire che il coronavirus fa diminuire la mortalità complessiva della popolazione, ma ovviamente non è così. Di certo c’è però che il Covid, almeno per il momento, non ha aumentato i morti complessivi. Il sindaco Tiziano Bertoli è preoccupato per i casi ancora attivi, 54: «In diversi sono ancora in una situazione molto seria». A Nuvolera, 14 casi positivi e nemmeno una vittima, che accade invece?
«Tre decessi in un mese, di cui due in casa di riposo spiega il sindaco Andrea Agnelli -. Un dato in linea con gli anni passati». Di vittime per coronavirus, insomma, al momento pare non ve ne siano state: «La mia sensazione, nessuna certezza sia chiaro, è però che i positivi siano molti di più, ma la gestiscono a casa. Almeno questo è quanto mi dicono i medici e gli operatori sociali». Stesso discorso a Caino - sei contagiati e zero vittime -, dove il sindaco Cesare Sambrici dice che a marzo c’è stato un solo funerale, in media o addirittura meno rispetto al consueto. «Non era nemmeno del paese, peraltro, abbiamo fatto uno strappo per questioni familiari», osserva. C’è comunque un dato che ci dice il trend complessivo, almeno nel breve periodo, ed è quello provinciale. Le morti mensili della provincia sono mediamente un migliaio o poco più. A fine marzo i morti per Covid saranno sicuramente più di 1.200. quest’anno 42 (di cui 18 per coronavirus). Peggio ancora a Verolavecchia: nel marzo 2019 c’era stato un solo decesso, quest’anno venti (solo 8 le vittime ufficiali di coronavirus). Altro esempio illuminante la piccola Longhena: negli elenchi Ats figura un solo decesso per coronavirus mentre i decessi legati all’epidemia sono tre: una 90enne che era ricoverata in casa di riposo a Barbariga e un 89enne portato d’urgenza al Civile. A loro però i tamponi non sono stati fatti. Insomma, al netto dei lutti statisticamente attesi (uno, cinque, dieci al mese, a seconda della popolosità del paese) i decessi «inaspettati» non sono tutti compresi negli elenchi dei morti per coronavirus forniti da Ats. Questo fa avanzare un terribile sospetto: «Che i morti per coronavirus siano molti di più di quelli ufficiali» dice tranchant il sindaco di Dello, Riccardo Canini. Del resto il tampone viene fatto solo a chi è stato ospedalizzato. Morti «di» coronavirus o «con» il coronavirus? Un dettaglio non da poco: l’epidemia può infatti aggravare repentinamente il quadro clinico di un anziano che magari soffre di malattia croniche. «Non so se i 12 morti in più non classificati Covid avessero contratto il virus e se qualcuno di questi decessi poteva essere evitato se ci fosse stata un’adeguata assistenza sanitaria domiciliare — spiega la sindaca Laura Alghisi — resta il fatto che sono numeri devastanti».
"Zanni Nel 2019 a Palazzolo a marzo abbiamo avuto 19 decessi, quest’anno già settanta
I dati reali allarmano Non è stato fatto il tampone a tutti: una parte dei morti non figura negli elenchi Ats