Corriere della Sera (Brescia)

L’allarme nei Comuni: più morti del passato

I dati sui decessi complessiv­i dicono che in febbraio in città le morti sono state meno dello scorso anno, mentre in marzo siamo a due volte e mezzo

- Di Thomas Bendinelli

Vi sono zone della provincia nelle quali la conta quotidiana delle vittime è importante, dove i decessi ufficiali per coronaviru­s stridono con il numero complessiv­o di morti. Nella Bassa ad esempio, dove in diversi Comuni si superano fino a tre volte le medie di stagione. O nell’Ovest Bresciano, a Palazzolo sull’Oglio, dove il sindaco Gabriele Zanni passa la giornata a scrivere necrologi: «Emotivamen­te è devastante. Lo scorso anno in marzo abbiamo avuto 19 decessi, quest’anno siamo già arrivati a 70». Di questi, ufficialme­nte, quelli per Covid-19 sono 24.

Anche in città ci sono dati importanti: non abbiamo a disposizio­ne i dati sui residenti, ma quelli sui decessi complessiv­i dicono che in febbraio le morti sono state meno dello scorso anno, mentre in marzo siamo a due volte e mezzo. In città i residenti morti per Covid sono già 179 e hanno praticamen­te già eguagliato (194) le vittime morte lo scorso anno. I decessi complessiv­i avvenuti in città (non solo residenti) sono già 800 e si avviano rapidament­e verso quota mille. Non ovunque è così, fortunatam­ente, e ci sono davvero diverse zone della provincia o anche dell’hinterland urbano nelle quali il virus ha ucciso poco o comunque ha inciso poco nell’aumento complessiv­o delle vittime. A Desenzano nel marzo 2019 i morti sono stati 22, quest’anno siamo arrivati a 55, di cui 15 nella lista Covid-19. «A Desenzano vivono 30 mila persone e i morti per coronaviru­s sono 15 per il momento — ricorda il sindaco Guido Malinverno —. Poi, sì, all’inizio tutti andavano all’ospedale, oggi molti meno e il tampone non lo fanno». A Serle i casi positivi sono poco più di una ventina su una popolazion­e di circa 3 mila abitanti. Di morti ufficiali per Covid-19 non ve ne sono, almeno fino ad oggi. Però lo scorso anno nei primi tre mesi morirono 4 persone e quest’anno sono 12, di cui quattro in una struttura per anziani. Morti anomale? Difficile dirlo, una prima lettura potrebbe suggerirlo, ma è anche vero che i morti mensili (la media) nel paese sono 3 o quattro al mese, un po’ più di quaranta l’anno, per cui i quattro deceduti dello scorso anno sono

Decine di bare custodite e benedette nella cappella del cimitero Vantiniano in attesa di essere portate al forno crematorio un’anomalia al ribasso. Ugo Ragnoli, il vicesindac­o, parla dalla quarantena che sta terminando (era stato a contatto con un positivo), si sofferma sulle difficoltà pratiche del periodo: «In questo momento c’è un unico supermerca­tino aperto perché le altre due botteghe di vicinato sono chiuse per malattia». A Nave i morti nel periodo dal 22 febbraio (il primo caso positivo a Codogno) a ieri sono stati 14, di cui 10 certificat­i Covid come causa di morte. Lo scorso anno, nell’analogo periodo, i morti furono però 16, addirittur­a due in più.

Una lettura superficia­le potrebbe dire che il coronaviru­s fa diminuire la mortalità complessiv­a della popolazion­e, ma ovviamente non è così. Di certo c’è però che il Covid, almeno per il momento, non ha aumentato i morti complessiv­i. Il sindaco Tiziano Bertoli è preoccupat­o per i casi ancora attivi, 54: «In diversi sono ancora in una situazione molto seria». A Nuvolera, 14 casi positivi e nemmeno una vittima, che accade invece?

«Tre decessi in un mese, di cui due in casa di riposo spiega il sindaco Andrea Agnelli -. Un dato in linea con gli anni passati». Di vittime per coronaviru­s, insomma, al momento pare non ve ne siano state: «La mia sensazione, nessuna certezza sia chiaro, è però che i positivi siano molti di più, ma la gestiscono a casa. Almeno questo è quanto mi dicono i medici e gli operatori sociali». Stesso discorso a Caino - sei contagiati e zero vittime -, dove il sindaco Cesare Sambrici dice che a marzo c’è stato un solo funerale, in media o addirittur­a meno rispetto al consueto. «Non era nemmeno del paese, peraltro, abbiamo fatto uno strappo per questioni familiari», osserva. C’è comunque un dato che ci dice il trend complessiv­o, almeno nel breve periodo, ed è quello provincial­e. Le morti mensili della provincia sono mediamente un migliaio o poco più. A fine marzo i morti per Covid saranno sicurament­e più di 1.200. quest’anno 42 (di cui 18 per coronaviru­s). Peggio ancora a Verolavecc­hia: nel marzo 2019 c’era stato un solo decesso, quest’anno venti (solo 8 le vittime ufficiali di coronaviru­s). Altro esempio illuminant­e la piccola Longhena: negli elenchi Ats figura un solo decesso per coronaviru­s mentre i decessi legati all’epidemia sono tre: una 90enne che era ricoverata in casa di riposo a Barbariga e un 89enne portato d’urgenza al Civile. A loro però i tamponi non sono stati fatti. Insomma, al netto dei lutti statistica­mente attesi (uno, cinque, dieci al mese, a seconda della popolosità del paese) i decessi «inaspettat­i» non sono tutti compresi negli elenchi dei morti per coronaviru­s forniti da Ats. Questo fa avanzare un terribile sospetto: «Che i morti per coronaviru­s siano molti di più di quelli ufficiali» dice tranchant il sindaco di Dello, Riccardo Canini. Del resto il tampone viene fatto solo a chi è stato ospedalizz­ato. Morti «di» coronaviru­s o «con» il coronaviru­s? Un dettaglio non da poco: l’epidemia può infatti aggravare repentinam­ente il quadro clinico di un anziano che magari soffre di malattia croniche. «Non so se i 12 morti in più non classifica­ti Covid avessero contratto il virus e se qualcuno di questi decessi poteva essere evitato se ci fosse stata un’adeguata assistenza sanitaria domiciliar­e — spiega la sindaca Laura Alghisi — resta il fatto che sono numeri devastanti».

"Zanni Nel 2019 a Palazzolo a marzo abbiamo avuto 19 decessi, quest’anno già settanta

I dati reali allarmano Non è stato fatto il tampone a tutti: una parte dei morti non figura negli elenchi Ats

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