Medici, ecco l’unità speciale
Da martedì anche a Brescia le «Usca» per le visite a domicilio. I contagiati salgono a 7.304, 1.114 le vittime
Meno ospedalizzazione e più controllo sul territorio per riuscire ad avere un quadro esatto della situazione del contagio e dare un aiuto a tutti, anche a chi resta a casa in quarantena e ha il terrore che le sue condizioni peggiorino di colpo. Lo chiedono da giorni i sindaci bresciani. E da martedì, per le visite a domicilio, arrivano le «Usca», le unità speciali di continuità assistenziale. In sostanza, come li ha definiti Simona Tironi, «il braccio operativo dei medici di famiglia ». Faranno trai 6 e i dieci interventi al giorno ,« armati» di tute protettive, occhiali e mascherine e di un radiografo portatile per valutare sul posto la condizione polmonare dei pazienti. Nel frattempo continua ad aumentare il numero dei contagiati, ma seguendo l’andamento dei giorni scorsi: 374 i nuovi casi nel Bresciano annunciati dall’assessore Gallera, per un totale di 7.304 infetti. Drammatico il numero dei morti: 1.114.
Nel Bresciano la crescita dei nuovi casi di malati da coronavirus rimane ma è «stabile» dice nella quotidiana diretta Facebook l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Ieri si sono registrati 374 nuovi positivi, più di giovedì (334) e di mercoledì (300) ma il numero non è quello impressionante di lunedì, quando ci fu un balzo di nuovi 588 casi. Nell’inquietante classifica regionale la provincia di Brescia, per numero di infetti (7304) torna — dopo diversi giorni — in terza posizione: il primato della virulenza rimane a Bergamo e provincia (8060 casi) seguita ieri da quella di Milano (7469 casi). In queste due province il balzo dei nuovi contagi è stato ben più corposo che a Brescia: 602 nuovi casi a Bergamo e 574 a Milano.
Inizia a scendere anche il numero complessivo dei decessi: ieri erano 70, meno degli 82 di giovedì (giornata record per lutti). «Si sta riducendo anche la pressione dei nuovi ingressi nei pronto soccorso» ha ricordato ieri Gallera.
Certo l’onda epidemica ha una carica mortifera molto alta, visto che in 28 giorni si è passati da un decesso a 1114, quasi uno ogni mille abitanti. Nella settimana che sta per finire si stanno vivendo ancora le drammatiche conseguenze dei contagi avvenuti prima dell’ 11 marzo, quando le restrizioni per la popolazione non erano certo così ferree. Certo, resta aperto il tema dell’effettiva letalità dell’epidemia: molti sindaci (vedi articolo a pagina 5) hanno chiesto ai loro uffici anagrafe di raffrontare i morti del marzo 2019 con quelli di quest’anno e nella Bassa — l’area geografica dove il coronavirus ha morso più violentemente che altrove — i decessi in diversi paesi raddoppiati. Solo la metà però figura negli elenchi Ats. Sulle altre vittime, quelle non ospedalizzate, non è stato fatto il tampone e quindi non c’è la matematica certezza che sia il Covid 19 ad averli stroncati.
Per quanto riguarda i singoli comuni il record spetta a Brescia, con nuovi 61 casi in
Ancora costante l’andamento dei contagi, non c’è un calo un giorno (il numero complessivo è di 1123) e 13 morti in più in un solo giorno. Si continua a morre anche a Orzinuovi (i due decessi di ieri portano la triste conta a 39), anche se il numero dei nuovi positivi è rallentato parecchio: ieri erano 169, solo dieci casi in più rispetto a lunedì. Resta drammatica la situazione anche a Manerbio (ieri ha pianto il trentesimo morto), il terzo comune più devastato dai lutti, al quale fa seguito Palazzolo sull’Oglio (24 decessi, otto in più da lunedì), Chiari (23 morti), Verolanuova (19), Rovato (18), Leno e Ghedi (entrambi contano 17 vittime). Ci sono anche paesi molto più piccoli con un numero impressionante di decessi: Pavone Mella non arriva a 3mila abitanti ed i morti sono saliti a 12, uno ogni 233 residenti. Sale ancora, in modo preoccupante, il numero dei contagi nei 41 comuni della Valcamonica: 47 solo ieri (per un totale di 628 casi) e altre 6 vittime (51 quelle complessive).