I morti sono quasi triplicati nei primi 21 giorni di marzo
Nei primi 21 giorni del mese di marzo il numero di decessi in città è più che raddoppiato, passando dai 134 morti del 2019 ai 281 di quest’anno. A certificare questo aumento, che riguarda soprattutto gli uomini over 65, è l’Istat, che ha realizzato a tempo record un rapporto sull’andamento dei decessi.
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato il dramma che si sta consumando in tante case di riposo, luoghi dove le morti in marzo sono state tante, molte più di quanto certificato ufficialmente dal tampone alla ricerca del coronavirus. Avevamo parlato dei casi di Barbariga, 11 decessi su 33 ospiti, di Quinzano (33 su 80 ospiti), di Coccaglio (24 su 80), di Iseo, Rodengo. Ora, a fotografare l’anomalia c’è anche una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità realizzata in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. La ricerca, iniziata il 24 marzo, ha coinvolto 2.556 Rsa pubbliche o convenzionate sul territorio nazionale, un quarto delle quali lombarde. Ad oggi sono state contattate 1.634 Rsa, circa i due terzi, e 236 sono state quelle che hanno risposto all’indagine. Ebbene, nelle Rsa lombarde che hanno partecipato alla ricerca, su 1.130 decessi complessivi avvenuti tra febbraio e marzo, solo 35 sono quelli Covid19 positivi certificati, mentre 528 sono le vittime «con sintomi simil influenzali». Circa la metà dei decessi è quindi attribuibile a casi Covid o simil influenzali. In altre regioni, pur alta, questa percentuale è molo inferiore. In Emilia Romagna del 35%, in Veneto del 13,5%, in altre regioni del 26%. In Lombardia, su 6 mila residenti delle Rsa interpellate dall’indagine, i decessi sono stati 1.130 in due mesi, il 19,2%. Applicando questa percentuale al numero complessivo di ospiti nelle Rsa bresciane (ottomila) si arriverebbe a una stima record di 1.500 decessi, la metà dei quali per Covid19 o con sintomi simil influenzali. Tra gli aspetti critici evidenziati dall’indagine, la difficoltà di reperimento di dispositivi di protezione individuale (86%), l’assenza di personale sanitario per malattia (36%), la difficoltà di trasferire i residenti affetti da Covid-19 in ospedale e la difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da Covid-19 (27%). ( t.b.)