Barucco: senza Zes sarà dura la ripartenza di Lombardia e Paese
Del consigliere di FI la mozione in Regione per la creazione di zone economiche speciali «Questa misura può garantire un effetto volano»
Il sindaco Del Bono, insieme al collega di Bergamo Gori, chiede misure straordinarie per le zone più martoriate d’Italia. Marina Berlinghieri, Alfredo Bazoli e altri parlamentari lombardi chiedono a gran voce che nei prossimi provvedimenti «che saremo chiamati a varare si individui un contributo straordinario di emergenza alle province più colpite e di definire scelte infrastrutturali utili al rilancio dello sviluppo di queste provincie». Terre e comunità che hanno l’energia e la forza per ripartire ma che oggi «hanno bisogno di sentire vicino l’intero Paese». Questa volta, è la paura diffusa confermata da stime che danno il Pil in caduta libera nel primo semestre (-10% secondo Confindustria) da soli rischia di diventare troppo dura. Per questo il consigliere regionale bresciano di Forza Italia Gabriele Barucco (con la sponda nazionale di Gelmini) ha riproposto la mozione che punta a trasformare la Lombardia in Zes, zona economica speciale.
Consigliere Barucco, ci spieghi.
«Già a gennaio avevo fatto una mozione per la creazione di aree di propulsione economica. Adesso ho riproposto la cosa, parlando di Zes, zone economiche speciali. Di fatto si tratta di abbattere la burocrazia e ridurre fortemente l’imposizione fiscale. Noi abbiamo un enorme problema e al termine di questa emergen
za avremo una Lombardia totalmente modificata sul piano economico. Abbiamo fabbriche ferme, turismo paralizzato e per questo abbiamo bisogno di dare risposte immediate per dare la possibilità di ripartire agli imprenditori e attrarre investitori».
E di qui la proposta della zona economica speciale.
«Sì, salvarsi senza una misura come la Zes sarà dura: Confindustria stima un crollo del Pil del 10 percento. Agevolazioni burocratiche e fisco possono far ripartire le filiere e far vedere la Lombardia come una terra attrattiva. Non me le sono inventate io, esistono anche in altre parti del mondo, dove sono state un volano straordinario. E c’è anche una legge in Italia che le prevede, la 91 del 2017: si tratta di cambiarla e di prevederla anche per una regione come la nostra. È nell’interesse di tutti una misura del genere: se non riparte la Lombardia non riparte il Paese. I decreti fatti fino ad oggi sono chiaramente insufficienti rispetto alle necessità: serve uno shock economico. Per ripartire tutti insieme, noi e l’Europa. Con le frontiere chiuse e le merci che non girano si vede già come siamo messi».
Meno tasse, meno soldi per lo Stato: non è che poi si affossa tutto davvero, servizi primari compresi?
«Qui si tratta di avere imprese aperte che pagano un po’ di tasse. Tante imprese chiuse le tasse non pagherebbero. La Lombardia è anche la regione che da sempre dà allo Stato più di quanto riceva. Oggi, è una questione di autonomia, si tratta di fare in modo che la Lombardia possa ripartire: è nell’interesse di tutti che questo avvenga».
La Lombardia è martoriata, ma non è che poi fanno così anche Emilia Romagna e Veneto?
«Le Zes nascono per tutelare le aree produttive, per cui va benissimo se si creano zone speciali anche in quelle regioni».
Meno burocrazia è chiaramente auspicabile, ma non è che nell’azzeramento dei controlli poi a far festa saranno soprattutto le organizzazioni criminali?
«Poche regole ma stringenti, le istituzioni controllino per avere la barra dritta. Per il resto via alle Zes per poter ripartire. La mozione è depositata e questo mese verrà discussa in consiglio regionale».
I contenuti
Si tratta di abbattere la burocrazia e ridurre fortemente l’imposizione fiscale
La normativa
C’è una legge che le prevede, la 91 del 2017: si tratta di adattarla alla nostra regione