Morti raddoppiati in città rispetto al marzo del 2019 A Coccaglio e Passirano aumenti di oltre il 1000%
Il report dell’Istat rivela che i più colpiti sono gli uomini over 65 e over 75. Tra i paesi con la crescita di decessi più alta anche Corte Franca e Bovezzo
Nei primi 21 giorni del mese di marzo il numero di decessi in città è più che raddoppiato, passando dai 134 morti del 2019 ai 281 di quest’anno. Un dato che impressiona, soprattutto tenendo conto che la crescita di vittime è stata ancora più imponente nell’ultima decade del mese.
A certificare quanto avevamo stimato nei giorni scorsi è l’Istat che ha realizzato a tempo record (l’ente lavora a pieno regime anche in questi giorni, pur in modalità a distanza) un rapporto sull’andamento dei decessi (per ogni tipo di causa, non solo Covid 19) del 2020 basandosi sul sistema ANPR, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Nei prossimi giorni l’Istat produrrà report sempre più dettagliati, mentre in questa prima fase — per trasparenza e urgenza nella diffusione dei dati — si è soffermata sui comuni con minimo dieci decessi nel periodo e con un aumento superiore almeno al 20% rispetto al dato medio dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019. In provincia di Brescia i Comuni che hanno queste caratteristiche sono una settantina, molti sono quelli di maggiori dimensioni. In città le vittime sono raddoppiate, ma la distinzione per genere è ancora più impressionante: tra le donne (meno colpite dal virus in media) l’aumento di mortalità è stato del 42,5%, tra gli uomini
del 234%, quattro volte tanto
(da 47 a 157 vittime). A Bedizzole l’aumento è stato dell’80% (da 10 a 18), a Borgo San Giacomo del 280% (da 5 a 19), a
Calcinato del 560% (da 5 a 33),
a Coccaglio del 1.150% (da 2 a 25), a Manerbio del 575% (da 8 a 54), a Passirano del 1.500% (da 1 a 16), a Sarezzo del 136% (da 11 a 26), a Orzinuovi del 577% (da 9 a 61).
Nel complesso, nei Comuni studiati dall’Istat, le vittime sono passate dalle 466 del 2019 alle 1.345 del 2020. Tanti uomini (740), ma anche tante donne (605). E tutti aumenti, in realtà, che riguardano esclusivamente o quasi la popolazione over 65 e over 75 in particolare.
«L’incremento della mortalità complessiva osservato nel mese di marzo — analizza l’Istat — rappresenta una brusca inversione di tendenza dell’andamento della mortalità giornaliera dei mesi di gennaio e febbraio 2020. Nei primi due mesi del nuovo anno, infatti, i decessi erano stati inferiori al numero medio osservato nello stesso periodo nel 2015-2019. Un fenomeno che può ritenersi attribuibile al ridotto impatto nei primi due mesi dell’anno dei fattori di rischio stagionali (condizioni climatiche ed epidemie influenzali)». L’inversione di tendenza nei primi venti giorni di marzo (e sicuramente confermata anche fino ad oggi) è un forte aumento dei casi, spesso ben superiore a quello ufficialmente attribuito a Covid 19. «Il monitoraggio dell’andamento dei decessi nel loro complesso, indipendentemente dalla causa — sottolinea l’Istat — è dunque di assoluto rilievo». Le variazioni più significative si sono ovviamente registrate nei Comuni del Nord, dove i decessi per le cause complessive sono più che raddoppiati nei primi venti giorni di marzo. A ribadire impressioni e anomalie denunciate nei giorni scorsi c’è quindi ora la forza dei numeri e della rilevazione fatta quasi in tempo reale dall’Istat. I morti bresciani sono tantissimi. In proporzione, sono anche di più quelli bergamaschi. Nella nota Istat evidenzia la situazione del capoluogo orobico che, nelle prime tre settimane di marzo, ha quadruplicato i decessi (da 91 a 398). «Incrementi della stessa intensità, quando non superiori — osserva l’istituto di statistica — interessano la maggior parte dei comuni della provincia bergamasca».