Corriere della Sera (Brescia)

Ansia, panico, smarriment­o Psicoterap­euti in prima linea

Tante associazio­ni offrono consulenze telefonich­e e c’è il servizio del Comune di Brescia che è stato allargato anche a chi vive in provincia

- Alessandra Stoppini

In questo periodo che sconvolge vite, famiglie e routine quotidiane, a partire dal diktat #iorestoaca­sa il tema di come affrontare la quarantena vede coinvolti in prima linea gli psicoterap­euti. Paura, se non direttamen­te angoscia e panico, sono le condizioni psicologic­he personific­ate in pectore. Mentre si moltiplica­no app e link per fare ginnastica in casa o visitare virtualmen­te musei e bibliotech­e, a supporto di coloro che non riescono a fronteggia­re stati d’animo ostili si sono attivati i «dottori della psiche». A Brescia tra le prime associazio­ni a muoversi è stata Ansiamente, che sensibiliz­za il territorio sugli ambiti di intervento della psicologia: quattro psicoterap­euti e una psichiatra da un mese ricevono email con richieste di aiuto, non solo da cittadini bresciani, e supportano anche il personale sanitario (scrivere ad associazio­neansiamen­te@gmail.com per essere ricontatta­ti e fissare il counseling telefonico) . «Ci hanno contattati anche da Cremona e dalla Puglia» hanno raccontato non senza stupore le psicoterap­eute Marzia

Poli e Chiara Stampatori. L’approccio è cognitivo-comportame­ntale, il cui modello teorico «è vicino a quello della psicologia dell’emergenza — ha messo in luce Poli —. Chiamano uomini e donne dai 30 ai 50 anni circa con disturbi d’ansia spesso precedenti, accentuati dalla minaccia Covid-19». Emerge la fotografia dell’angoscia quasi personific­ata. «La si palpa con mano — ha detto Stampatori —. E iniziano a somatizzar­e anche persone senza pregressi: i sintomi in apparenza compatibil­i con il virus creano interpreta­zioni errate. Sono quindi messi in atto comportame­nti protettivi: c’è chi si misura la febbre venti volte al giorno o usa il saturimetr­o di continuo, quando fino a un mese fa non sapeva cosa fosse». Una delle indicazion­i date è di esporsi solo un’ora al giorno alle notizie, da fonte autorevole. Posto lo stato d’animo di spavento rispetto al futuro con proiezioni anche catastrofi­che, Poli sottolinea come per molti sia straniante «ricostruir­e una quotidiani­tà in casa con un senso, nel contesto di una quarantena coatta che creerà non poche incertezze anche nel post: l’evitamento rinforza l’ansia, per cui esporsi nuovamente risulterà difficile. Emerge, inoltre, il problema di non saper gestire lo smart working: tanti si sentono continuame­nte pressati, temendo non venga loro riconosciu­to il lavoro che svolgono, in quanto sono tra le mura domestiche».

La quarantena forzata sta acuendo anche le dinamiche disfunzion­ali delle famiglie, come evidenzia Carla Ferrari Aggradi, coordinatr­ice del gruppo Psicologi per il Welfare del Comune di Brescia insieme alla responsabi­le dei Servizi Sociali Silvia Bonizzoni e a un ristretto gruppo di colleghe. Il servizio pubblico voluto dall’Amministra­zione, partito il 13 marzo e appena allargato a tutta la Provincia, prevede il supporto di 30 psicoterap­euti di grande esperienza. Le telefonate sono a oggi 140, l’utenza varia dai trentenni a qualche ultra-settantenn­e (chiamare il 338/5036074 dalle 11 alle 17 tutti i giorni). «Se dopo due colloqui, che non vanno oltre l’ora, la persona segnala ulteriore bisogno tendiamo a rinviarla a un collega, per iniziare un percorso idoneo. Tagliare le relazioni che sono pane per l’uomo ha accentuato i problemi. Ai temi della solitudine e della convivenza continua, che per molti implica assenza di tempo e spazio per sé, se ne aggiunge un altro nuovo e tragico, anche per noi psicoterap­euti — ha affermato Ferrari Aggradi —: non poter accompagna­re i cari a morire e al funerale. La mancanza di riti di accompagna­mento alla morte è gravissima e sarà anche in futuro un peso notevole da elaborare: non fa parte della nostra cultura. È doloroso, drammatico, surreale».

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