Le (altre) icone di Monza
MONZA L’edificio più iconico e riconoscibile è il centro di controllo Rai nel parco, un volume curvo, vetrato, dalla forma evocativa di parabola, nato dal genio di Gio Ponti, Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli tra il 1950 e il 1954. Sono però molte altre le testimonianze di architetture moderne e contemporanee che, dagli anni Trenta, hanno contribuito a modificare la città: condomini, grattacieli, edifici industriali, chiese e scuole nate dai disegni di professionisti che hanno fatto la storia dell’architettura: da Piero Borradori ad Angelo Mangiarotti, da Piero Portaluppi a Luigi Caccia Dominioni, da Fredi Durgman a Justus Dahinden. Un patrimonio pubblico e privato che merita di essere rivalutato e scoperto. È l’obiettivo del progetto «Architetture del Moderno a Monza», nato da un accordo tra il Comune e l’Ordine degli architetti di Monza e Brianza che ha prodotto il volume «Architetture del contemporaneo a Monza», a cura di Alessandra Coppa del Politecnico di Milano.
«Siamo partiti da questo censimento — spiega Enrica Lavezzari, presidente dell’Ordine degli architetti di Monza e Brianza — per individuare quegli edifici realizzati tra gli anni Trenta e la fine degli anni Settanta che hanno segnato una discontinuità con il passato». Su ogni fabbricato saranno posizionate delle targhe con il nome del progettista e l’anno di costruzione. «Appena potremo uscire di casa — spiega Lavezzari — ci piacerebbe offrire ai monzesi e non solo, nuovi itinerari turistici alla scoperta delle architetture moderne e contemporanee». «Questo progetto — commenta l’assessore all’Urbanistica Martina Sassoli — è la dimostrazione di quanto la città sia stata, e sia tuttora, terreno fertile per il genio di grandi architetti. Guardiamo al passato, ma anche al presente con la firma di Michele De Lucchi al Belvedere di Villa Reale, ma anche ai progetti in corso a firma di Stefano Boeri per un nuovo grattacielo verticale e dello studio di Antonio Citterio e Patricia Viel per la riqualificazione dell’area ex Colombo di piazzale Virgilio».
L’itinerario potrebbe partire dal centro storico con l’edificio di Piero Borradori del 1930 in via Passerini e proseguire sulle tracce di Giò Ponti che a Monza, oltre al Centro Rai, ha realizzato nel 1961 un condominio a 8 piani in via Spreafico con facciata rivestita di tesserine ceramiche a rilievo. L’uso del klinker è la cifra stilistica di Luigi Caccia Dominioni che progetta il Palazzo Oxford di corso Milano, i condomini dell’Edilparco e realizza la Chiesa di San Biagio nel 1968. Tra le architetture religiose un posto di rilievo ha la chiesa di San Giuseppe dell’architetto svizzero Justus Dahinden (1976), ma anche la parrocchia di Cristo Re progettata da Luigi Ricci. Da non dimenticare le architetture industriali a partire dalla fabbrica di Condensatori Icar di viale Isonzo a firma di Piero Portaluppi (1961),la sede di Elmag di Angelo Mangiarotti (1964) a cui si deve anche il condominio la Balossa di via Artigianelli 4 nel 1972.
Il centro di controllo Rai nel parco è il simbolo degli edifici costruiti dagli anni Trenta ai Sessanta quando l’architettura moderna cambiò la città Le firme di Ponti, Caccia Dominioni e Portaluppi «Un itinerario da inaugurare a epidemia finita»