Ho fatto flop!
Dalla Fondazione Prada al via online una rassegna sui fallimenti del cinema
Uno scolaro portato davanti al preside per cattiva condotta: ecco come si presentava nel 1997 il novantunenne vincitore di sei Oscar, Billy Wilder di fronte al collega quarantenne James Cameron, pure lui vincitore di Oscar, quando quest’ultimo gli chiedeva di parlare del film «Fedora», incidente di percorso datato 1978 e penultima regia del maestro, indimenticabile autore di stracult come «A qualcuno piace caldo». E gli spettatori, oggi in crisi di astinenza da sala buia, conoscono «Fedora»? Filmone di 114 minuti pieno di divi hollywoodiani, da William Holden a Henry Fonda, storia di cinema nel cinema con diva anziana che non vuole accettare il passare del tempo e si crea un doppio che non ha una ruga in viso? Per recuperare il film, flop di dimensioni kolossal, ecco la proposta di Fondazione Prada in collaborazione con la piattaforma Mubi: «Perfect Failures» da domenica 5 aprile. Una mezza dozzina di titoli contrassegnati da quella parola inglese, sinonimo di fiasco, aborrita in campo commerciale, e detestata da chi fa cinema.
Non c’è solamente Wilder nella sezione milanese dello streaming; altri miti della storia del grande schermo partecipano al revival, come Charlie Chaplin e il suo ultimo lavoro a 78 anni, «La contessa di Hong Kong», girato nel 1967, che sulla carta aveva le credenziali per un successo enorme visto che il cast era formato da Marlon Brando e Sophia Loren. Invece il film, come si dice nel linguaggio degli esercenti, «non lavorò», e raccolse giudizi impietosi come quello di Eric Rohmer, che giudicò la storia della clandestina Natascia (Loren), «una commedia sentimentale eguale a mille altre con marchio di Hollywood». Se per Wilder e Chaplin valgono le attenuanti e le riscoperte, a fatica si possono dare ancore di salvezza agli altri film in visione. Boccheggianti sprazzi autoriali nella commedia degli equivoci «Un divano a New York» che nel 1996 doveva valere il lancio di una regista di punta nel campo sperimentale, e femminista convinta, Chantal Akerman; ma nemmeno Juliette Binoche, che si improvvisa psicoanalista nella Grande Mela, e William Hurt, in trasferta parigina, convinceranno il botteghino. In lista c’è anche il bislacco «Southland Tales» del 2006, mix di guerre mondiali, film da fare, cloni e porno divette, diretto da Richard Kelly, regista che aveva fatto boom un lustro prima con l’originale «Donnie Darko». E ci sono l’eros patinato e stanco abbinato alla lap dance di «Showgirls» di Paul Verhoeven, reduce dal successo nel 1992 per «Basic Instinct». Ritentando la carta del divieto ai minori di 18 anni, con le ballerine arriviste di Las Vegas, non solamente raccolse sette Razzie Awards, i premi per il peggio cinematografico, ma è anche diventato nel 2000 il peggior film del decennio. Ultima ciliegina flop è «Night Moves» del 2013, diretto dall’ambiziosa Kelly Reichardt su tema ecologia e ambiente. Inedito in Italia, con Dakota Fanning eco-terrorista.