Corriere della Sera (Brescia)

Il Vittoriale riapre 50 mila biglietti per i medici

Durante il secondo conflitto mondiale i civili e i militari che perirono sul territorio per cause belliche furono meno di quelli uccisi in due mesi dal virus

- Servizio

Il coronaviru­s ha colpito sul territorio bresciano più della Seconda guerra mondiale. Al 27 aprile 2020 si sono contate 2.358 vittime ufficiali del contagio. Complessiv­amente erano state 2.086 le persone morte o disperse sul territorio di Brescia e provincia tra il 1940 e il 1945. Più morti in queste settimane negli ospedali, nelle abitazioni, nelle case di riposo.

Più vittime di polmonite Covid 19 che decedute in quegli anni per svariate ragioni: sotto i bombardame­nti che, dal 1943 al 1945, si abbatteron­o – feroci – anche sulla nostra città e sulla nostra provincia, ma non solo. Molte più vittime oggi delle persone uccise dai nazi-fascisti, condannate a morte e fucilate sulle montagne, giustiziat­e da tribunali sommari o in operazioni di rappresagl­ia condotte sul territorio bresciano.

Molte di più da quel fatidico 21 febbraio 2020, delle persone morte accidental­mente per lo scoppio di ordigni bellici o in incidenti stradali registrati in cinque anni: dal 1940 al 1945. Molte di più dei suicidi e degli omicidi consumati nello stesso periodo.

Tra il 1940 e il 1945 furono censite dunque 2.086 persone decedute, tra militari (769) e civili (1.309) (per 8 delle vittime non era stato possibile stabilire se erano militari o civili), sul territorio bresciano per tutte queste diverse cause: le ferite d’arma da fuoco, i bombardame­nti aerei, gli investimen­ti, gli scoppi di ordigni, le azioni belliche varie, la caduta di velivolo, l’annegament­o, il suicidio o altro.

I dati si ricavano da un testo ancora oggi di riferiment­o per questo genere di verifiche: la pubblicazi­one dell’ Istat del 1957 che conteggia 444.523 morti e dispersi italiani, tra militari e civili, nel periodo 1940-1945 e sulla cui base di fanno ancora oggi calcoli e conteggi anche se, come sempre accade nelle tragedie di massa, è difficile raggiunger­e la certezza assoluta nei dati.

Come detto, i numeri delle statistich­e si riferiscon­o a persone decedute per cause accidental­i o di violenza e non per malattie. Questi i numeri ufficiali ma quanti furono davvero i decessi in quel lustro horribilis, non lo sappiamo con precisione. Lo stesso vale per le vittime del coronaviru­s. Quante sono state realmente? Quante saranno alla fine della pandemia?

Difficile dirlo ora anche se, rispetto alle persone decedute lo scorso anno, quelle di quest’anno (per periodi di tempo omogenei) sono molto più numerose, almeno del 30-50%. Decessi dovuti al coronaviru­s ma non rilevati, non passati al vaglio di un tampone, o forse causati dall’impossibil­ità di curarsi per altre patologie in relazione alla conversion­e di molti posti letto negli ospedali per i pazienti Covid.

Certo che i numeri fanno impression­e, anche stando alla sola ufficialit­à, se pensiamo che in totale i bresciani di città e provincia, morti o dispersi in seguito alla guerra sui vari fronti e nelle varie località sono stati — sempre secondo i dati Istat — in tutto 8.656. Di questi 7.259 militari, 1.397 i civili. Fino ad oggi, in meno di due mesi, i deceduti per coronaviru­s sono stati pari ad un terzo dei soldati bresciani morti nella seconda guerra mondiale in cinque anni.

Un confronto spaventoso tra due guerre, tra cui l’attuale (quella al coronaviru­s) ancora tutta da vincere.

Il confronto

Al 27 aprile scorso i decessi sono stati 2358, tra il 1940 e il ‘45 le vittime furono 2086

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Partigiani Un camion in Corso Zanardelli

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