Corriere della Sera (Brescia)

Accoglienz­a, tema controvers­o sia oggi che nella Bibbia

- Nadia Ramera

No, non sarà sufficient­e quanto stiamo vivendo in queste settimane per renderci più attenti alle minoranze e ai deboli: sbarchi negati per mancanza di porti sicuri a causa del Covid19, polemiche sui social riguardo un Paese che aiuta chiunque in mare, ma non garantisce sufficient­e assistenza sanitaria a chi ha sempre pagato le tasse, ci riportano bruscament­e a prima che l’emergenza Covid-19 riempisse ogni pagina dei quotidiani. Il dibattito resta attuale: è preferibil­e una società aperta a componenti eterogenee che portano a nuove forme di convivenza o una società chiusa nella sua omogeneità? Non di rado ci si appella per sostenere le proprie ragioni alle radici ebraico-cristiane dell’accoglienz­a, senza soffermars­i sull’ambivalenz­a riguardo a essa presente nella Bibbia. È il teologo Piero Stefani a farcelo notare, in un libretto da poco pubblicato per l’editrice Morcellian­a dal titolo Società chiusa e società aperta nella Bibbia, che verrà presentato in una video intervista questo pomeriggio alle 18.30 sul sito www.ccdc.it e sulle pagine Facebook «Ccdc» e «Morcellian­a Scholé». Israele nel VI-V sec. a.C. sottoscriv­e questo patto, rivendican­do la propria autonomia: ci impegniamo «a non dare le nostre figlie ai popoli della regione e a non prendere le loro figlie per i nostri figli» (Neemia 10,31), con conseguent­e espulsione delle spose straniere e della loro prole. E sì che è proprio il suo capostipit­e, Abramo, il primo straniero della storia dell’umanità, chiamato a esserlo da Dio che in lui intreccia nomadismo e benedizion­e. Questa tensione dialettica presente nella Bibbia secondo Stefani restituisc­e la complessit­à delle dinamiche dell’esistenza e della società, complessit­à di cui è meglio essere consapevol­i per sapere portare avanti la propria posizione.

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