Corriere della Sera (Brescia)

La linea della speranza e i dubbi dei tecnici «Buchi nella strategia»

- Di Gianni Santucci

«Se non hai i numeri, stai giocando a dadi», riflette uno dei massimi tecnici che (inascoltat­o, in posizione di minoranza) sta seguendo l’elaborazio­ne della «Fase 2» in Lombardia. Per spiegarsi meglio, aggiunge: «Ci stiamo approccian­do alle prime riaperture come se fosse la prova generale di una recita: ma non abbiamo un testo, ci affidiamo solo a un canovaccio pieno di punti oscuri, da improvvisa­re». Sul punto concordano le analisi di medici, epidemiolo­gi e esperti di management consultati dal Corriere: tutti condividon­o un punto, ci si sta affidando un po’ troppo alla speranza. Perché già alla vigilia del primo allentamen­to del lockdown, la «Fase 2» ha almeno tre macroscopi­ci «buchi neri». A partire dai trasporti. Domani il settore pubblico e il commercio saranno in quarantena, ma il settore produttivo potrà riaprire quasi tutto. Come si muoveranno i lavoratori che dovranno rientrare in ufficio o in fabbrica? Ecco, nessuno se lo è domandato. Sappiamo che, con il distanziam­ento, treni, bus e metrò non potranno trasportar­e più del 25 per cento dei passeggeri dell’epoca pre-Covid. Ma nessuno ha provato a stimare quanti saranno (né in Regione, né in Comune), per prevedere una strategia di azione se la domanda dovesse rivelarsi troppo più alta della capacità dei mezzi. Dunque: «Speriamo bene». Tutti infatti si affidano a forze dell’ordine e prefettura, ma una strategia dei trasporti che eviti una ripresa del contagio non può diventare solo un fatto di ordine pubblico. Se accade questo, la battaglia è già persa. I vertici di Atm e Trenord (in nome delle associazio­ni delle aziende di trasporto) hanno scritto in settimana una lettera al ministero paventando rischi di grave sovraffoll­amento. Se dunque la responsabi­lità personale dei passeggeri sui mezzi sarà decisiva, sarebbe stata fondamenta­le un’opera «martellant­e» di spiegazion­e e diffusione delle informazio­ni: ma su questo il primo comunicato ufficiale dell’Atm è arrivato solo ieri, perché per giorni il Comune ha scelto una linea attendista rispetto alle informazio­ni da diffondere alla cittadinan­za per un corretto utilizzo dei mezzi pubblici. Gli ingegneri del «Politecnic­o» hanno poi spiegato che sarebbe stato decisivo evitare le ore di punta studiando un piano di scaglionam­ento degli ingressi e delle uscite dalle aziende: un lavoro che è stato annunciato a tutti i livelli istituzion­ali, ma che nessuno si è preoccupat­o di fare in vista della prima parziale riapertura. Dunque ogni azienda e ogni settore produttivo si muoverà secondo proprie idee e consuetudi­ni. Un aspetto ancora più decisivo sarebbe stato la comprensio­ne approfondi­ta dei luoghi in cui è avvenuto il contagio, sia prima, sia nelle ultime settimane: in ospedale, nelle aziende, nei supermerca­ti, sui mezzi pubblici? Capirlo sarebbe stato fondamenta­le per avere dati certi su dove e come riaprire. In parte questo lavoro è stato elaborato dall’Istituto superiore di sanità, ma non risulta che ci sia un’indagine della Regione sul profilo dei contagiati: sarebbe invece uno strumento chiave per gestire la «Fase 2». Il punto più forse critico resta però quello più strettamen­te medico/epidemiolo­gico: quello che i tecnici definiscon­o il (necessario) «salvagente». È stato allestito a livello di sanità territoria­le e centrale, in stretta comunicazi­one, un sistema in grado di rispondere in tempi rapidissim­i ai nuovi focolai di contagio che si apriranno, per mettere in campo correttivi immediati? Serviranno diagnosi rapidissim­e, tamponi, tracciamen­to e isolamenti. Su questo aspetto, tra i tecnici, rimangono fortissimi dubbi. E una «grande speranza».

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