La linea della speranza e i dubbi dei tecnici «Buchi nella strategia»
«Se non hai i numeri, stai giocando a dadi», riflette uno dei massimi tecnici che (inascoltato, in posizione di minoranza) sta seguendo l’elaborazione della «Fase 2» in Lombardia. Per spiegarsi meglio, aggiunge: «Ci stiamo approcciando alle prime riaperture come se fosse la prova generale di una recita: ma non abbiamo un testo, ci affidiamo solo a un canovaccio pieno di punti oscuri, da improvvisare». Sul punto concordano le analisi di medici, epidemiologi e esperti di management consultati dal Corriere: tutti condividono un punto, ci si sta affidando un po’ troppo alla speranza. Perché già alla vigilia del primo allentamento del lockdown, la «Fase 2» ha almeno tre macroscopici «buchi neri». A partire dai trasporti. Domani il settore pubblico e il commercio saranno in quarantena, ma il settore produttivo potrà riaprire quasi tutto. Come si muoveranno i lavoratori che dovranno rientrare in ufficio o in fabbrica? Ecco, nessuno se lo è domandato. Sappiamo che, con il distanziamento, treni, bus e metrò non potranno trasportare più del 25 per cento dei passeggeri dell’epoca pre-Covid. Ma nessuno ha provato a stimare quanti saranno (né in Regione, né in Comune), per prevedere una strategia di azione se la domanda dovesse rivelarsi troppo più alta della capacità dei mezzi. Dunque: «Speriamo bene». Tutti infatti si affidano a forze dell’ordine e prefettura, ma una strategia dei trasporti che eviti una ripresa del contagio non può diventare solo un fatto di ordine pubblico. Se accade questo, la battaglia è già persa. I vertici di Atm e Trenord (in nome delle associazioni delle aziende di trasporto) hanno scritto in settimana una lettera al ministero paventando rischi di grave sovraffollamento. Se dunque la responsabilità personale dei passeggeri sui mezzi sarà decisiva, sarebbe stata fondamentale un’opera «martellante» di spiegazione e diffusione delle informazioni: ma su questo il primo comunicato ufficiale dell’Atm è arrivato solo ieri, perché per giorni il Comune ha scelto una linea attendista rispetto alle informazioni da diffondere alla cittadinanza per un corretto utilizzo dei mezzi pubblici. Gli ingegneri del «Politecnico» hanno poi spiegato che sarebbe stato decisivo evitare le ore di punta studiando un piano di scaglionamento degli ingressi e delle uscite dalle aziende: un lavoro che è stato annunciato a tutti i livelli istituzionali, ma che nessuno si è preoccupato di fare in vista della prima parziale riapertura. Dunque ogni azienda e ogni settore produttivo si muoverà secondo proprie idee e consuetudini. Un aspetto ancora più decisivo sarebbe stato la comprensione approfondita dei luoghi in cui è avvenuto il contagio, sia prima, sia nelle ultime settimane: in ospedale, nelle aziende, nei supermercati, sui mezzi pubblici? Capirlo sarebbe stato fondamentale per avere dati certi su dove e come riaprire. In parte questo lavoro è stato elaborato dall’Istituto superiore di sanità, ma non risulta che ci sia un’indagine della Regione sul profilo dei contagiati: sarebbe invece uno strumento chiave per gestire la «Fase 2». Il punto più forse critico resta però quello più strettamente medico/epidemiologico: quello che i tecnici definiscono il (necessario) «salvagente». È stato allestito a livello di sanità territoriale e centrale, in stretta comunicazione, un sistema in grado di rispondere in tempi rapidissimi ai nuovi focolai di contagio che si apriranno, per mettere in campo correttivi immediati? Serviranno diagnosi rapidissime, tamponi, tracciamento e isolamenti. Su questo aspetto, tra i tecnici, rimangono fortissimi dubbi. E una «grande speranza».