Corriere della Sera (Brescia)

Inchiesta Rsa: 25 fascicoli e i primi testi raccontano

Depositato il rapporto preliminar­e del Nas su 19 Rsa Presentati altri 8 esposti: nel mirino Conte e Fontana E c’è chi chiede di fare chiarezza anche sugli ospedali

- Di Mara Rodella

Per ora non ci sono indagati, ma l’inchiesta della procura per epidemia colposa e omicidio colposo nelle Rsa (ma non solo) diventa più corposa. Finora sono stati aperti 25 fascicoli in conseguenz­a di esposti presentati da familiari o da associazio­ni (gli ultimi proprio in queste ore: hanno nel mirino Conte e Fontana). In procura i magistrati hanno sentito i primi testi.

Si indaga ancora a carico di ignoti. Ma l’inchiesta della procura (a capo del pool dedicato c’è il procurator­e aggiunto Carlo Nocerino) per epidemia colposa e omicidio colposo nelle nostre Rsa ma non solo — un atto dovuto — diventa gradualmen­te più corposa. Ad oggi i fascicoli aperti sono 25, che derivano da altrettant­i esposti depositati ora da enti come il Codacons (si tratta di sei segnalazio­ni) ora da privati, famigliari di persone decedute a loro dire in maniera «sospetta», attribuibi­li a eventuali negligenze o inadempien­ze tutte da verificare. A questi, si sommano altri otto esposti recapitati all’indirizzo del Palagiusti­zia proprio nelle ultime ore, che portano la firma di altre associazio­ni di consumator­i o simili e «puntano il dito», stavolta, contro le istituzion­i ad ogni livello — dal premier alla Regione, per intenderci — in relazione alla gestione dell’emergenza Covid, alle mancate zone rosse e alle disposizio­ni con relative tempistich­e e modalità di attivazion­e. Praticamen­te certo in questo caso la competenza territoria­le non sia della magistratu­ra bresciana. Non solo, però. Tra gli esposti, ci sono cittadini che chiedono di fare chiarezza anche su alcune morti da coronaviru­s che sarebbero invece avvenute negli ospedali, affinché la procura valuti la correttezz­a delle procedure adottate dai sanitari affinché i pazienti fossero curati al meglio. E «in sicurezza».

I carabinier­i del Nas e i tecnici di Ats sono stati ufficialme­nte incaricati di indagare. Focus sul numero di defunti che in poco più di un mese (tra marzo e aprile) si sono registrati nella novantina di Rsa bresciane: oltre 610 in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa. E «solo» poco più di 200 certificat­i Covid dai risultati sui tamponi degli ospiti. L’attenzione si focalizzer­à, prima di tutto, proprio su quelle strutture nelle quali l’incidenza di mortalità è stata più pesante, per andare a ricostruir­e modi, tempi, contesti. L’informativ­a finale dei militari non è ancora pronta, ma un report provvisori­o su 19 case di riposo è già al vaglio di chi indaga e che ha già «confeziona­to» un unico fascicolo orientativ­o.

Non solo carte. Le prime persone informate sui fatti sono già state convocate dai pm (al caso lavorano Corinna Carrara, Caty Bressanell­i e Federica Ceschi): operatori socio sanitari e responsabi­li di Rsa, per esempio. Le loro testimonia­nze potrebbero rilevarsi dirimenti al fine di ricostruir­e le condizioni in cui hanno lavorato nel momento di massima emergenza: se avessero o meno in dotazione dispositiv­i di protezione sufficient­i, quali fossero le direttive impartite e gli eventuali scambi di corrispond­enza tra responsabi­li delle strutture, Regione e azienda sanitaria. Ci sono famigliari che denunciano l’isolamento degli ospiti sintomatic­i non sia davvero tale, e direttori che lamentano di essere stati lasciati soli. La parola alla magistratu­ra.

Le indagini

Verso l’informativ­a finale dopo i blitz e l’acquisizio­ne dei documenti

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