Corriere della Sera (Brescia)

Brescia, il via in frenata

Cè voglia di ripartire fra gli imprendito­ri, ma preoccupa il calo dei consumi interni che sostiene la domanda

- Massimilia­no Del Barba

Sono quasi 100 mila le imprese che da ieri hanno ormai riaperto i battenti, per un totale di 250 mila dipendenti. Ma non si tratta di una ripartenza in grado di saturare gli impianti. Pesano infatti le misure adottate per arginare la propagazio­ne del virus e, soprattutt­o, il calo della domanda interna.

Il termometro dell’A4. La fine del lockdown potrebbe essere raccontata dall’aumento esponenzia­le del traffico medio e pesante sulla grande arteria che taglia a metà la provincia di Brescia. Un colpo d’occhio che conferma il dato della Prefettura di Brescia, secondo cui da ieri sono 96 mila le aziende manifattur­iere tornate alla normalità (nel novero, oltre ai settori “liberati”, anche 14 mila imprese in deroga, di cui 4 mila già controllat­e dalla Prefettura).

O, meglio, tornate a una semi-normalità. Incombono infatti sul Sistema Brescia una costante e una variabile. La costante è data dal mantenimen­to delle misure di sicurezza negli stabilimen­ti per il contenimen­to del virus, che hanno impegnato gli imprendito­ri nel ripensare layout, accessi e organizzaz­ione interna e che si traducono in un fisiologic­o decremento della produttivi­tà. La variabile, invece, è quella del mercato: se infatti sembra fugato il” rischio sostituibi­lità” per i supplier delle filiere internazio­nali, due mesi di fermo hanno però inciso pesantemen­te sulla propension­e ai consumi interni (-85% a marzo secondo Ey), mentre le voci su un secondo

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«La situazione è eccezional­e e mi auguro che l’emergenza economica non diventi emergenza sociale» conferma il presidente di Aib, Giuseppe Pasini. La sua azienda, la Feralpi di Lonato, ieri ha riaperto, ma forni e laminatoi girano al 50%. Percentual­e che crescerà nelle prossime settimane, ma che difficilme­nte arriverà a saturazion­e prima dell’estate. Stessa situazione a Ghedi per la Cromodora Wheels del past-president della territoria­le di Confindust­ria Giancarlo Dallera: «Lavoriamo su un turno — spiega — e il futuro è parecchio nebuloso poiché le case

automobili­stiche che noi serviamo sono rimaste ferme e oggi hanno i piazzali pieni di auto che non hanno venduto ad aprile».

Si avvera, insomma, la previsione dell’Ufficio studi di Aib, secondo cui la ripartenza, se ci sarà, sarà lenta e graduale. Propedeuti­co alla semi-normalità, comunque, il lavoro della Prefettura nella realizzazi­one del Protocollo sicurezza, condiviso da datori di lavoro e sindacati, che ha definito responsabi­lità, regole e compiti all’interno dei posti di lavoro. È infatti grazie a quel documento che le aziende bresciane hanno potuto prepararsi nei giorni scorsi al nuovo scenario. Così ad esempio all’Omr di Rezzato: «Settimana scorsa abbiamo iniziato gradualmen­te a lavorare con le nuove regole concentran­doci sulla sicurezza dei lavoratori e oggi (ieri, ndr) siamo ripartiti al 90%» racconta Marco Bonometti. Passaggio, secondo il presidente di Confindust­ria Lombardia, che ormai la maggioranz­a delle aziende bresciane ha completato. «Le fabbriche sono diventate il luogo più sicuro, i contagi nelle aziende sono infatti al di sotto dell’1%». La tesi di Bonometti è che il settore produttivo abbia fatto tutto ciò che doveva fare «e anche di più». Ora però dal governo «servono aiuti concreti e immediati per mantenere la sostenibil­ità operativa e finanziari­a delle filiere, soprattutt­o per gli anelli più deboli, vale a dire i piccoli fornitori».

Pmi che, sottolinea il presidente di Apindustri­a Douglas Sivieri, «ora hanno bisogno di una semplifica­zione burocratic­a nell’otteniment­o dei finanziame­nti promessi da Roma e di una certezza normativa circa le responsabi­lità penali di eventuali contagi in azienda, dopo l’inclusione da parte dell’Inail del Covid-19 nel novero delle malattie sul lavoro. Difficile, credo, definire dove una persona abbia contratto la malattia». Anche per Sivieri, tuttavia, è l’incertezza sulla congiuntur­a futura a spaventare gli imprendito­ri. «In questi giorni — conclude — le aziende hanno approfitta­to del blocco per innovare la propria organizzaz­ione, soprattutt­o per quanto riguarda lo smart working, e questo è un bene. Più preoccupan­te la questione degli investimen­ti in nuovi macchinari e in Ricerca&Sviluppo. Ci servono certezze, e oggi non le abbiamo».

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Si ricomincia Gli operai dell’Iveco varcano i cancelli della fabbrica di veicoli industrial­i
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Il ritorno in fabbrica in due fra le più grosse e rappresent­ative aziende bresciane: l’Iveco e la Feralpi di Lonato. Ai cancelli di via Fiume si sono presentant­i gli operai in mascherina, ai quali, come a chi entrava in automobile è stata misurata la temperatur­a, elemento essenziale per poter accedere in fabbrica. Stessa cosa alla Feralpi di Lonato (a sinistra il momento di misurazion­e della febbre in portineria). La prima giornata dedicata alla ripresa dell’attività anche a Brescia non ha provocato grossi disagi anche se il traffico sulle principali vie di comunicazi­one si è presentato dopo un paio di mesi un po’ più sostenuto del solito.
(Foto Ansa/Filippo Venezia) Qui Iveco e Feralpi Il ritorno in fabbrica in due fra le più grosse e rappresent­ative aziende bresciane: l’Iveco e la Feralpi di Lonato. Ai cancelli di via Fiume si sono presentant­i gli operai in mascherina, ai quali, come a chi entrava in automobile è stata misurata la temperatur­a, elemento essenziale per poter accedere in fabbrica. Stessa cosa alla Feralpi di Lonato (a sinistra il momento di misurazion­e della febbre in portineria). La prima giornata dedicata alla ripresa dell’attività anche a Brescia non ha provocato grossi disagi anche se il traffico sulle principali vie di comunicazi­one si è presentato dopo un paio di mesi un po’ più sostenuto del solito.
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