L’antidoto (digitale) salva-bambini
Il format su Youtube per gestire i piccoli «Le famiglie hanno bisogno di indicazioni»
Dottor Varrasi, quali sono gli effetti dell’emergenza sanitaria sul ruolo del pediatra di famiglia? «L’emergenza ha messo in difficoltà l’intero sistema sanitario, ospedaliero e territoriale e anche gli ambulatori pediatrici, costretti alla distanza dalle famiglie. Se dal punto di vista strettamente clinico i bambini affetti da Covid-19 presentano quadri di minore gravità (il che non significa però che non si infettino e non possano contagiare altri), dal punto di vista emotivo il bambino richiede particolare attenzione, in quanto il suo equilibrio psicofisico in questo momento può essere facilmente compromesso. Inoltre, l’età pediatrica richiede una serie di visite di controllo, che sono un mezzo prezioso per fornire rassicurazione e che in questo momento sono sospese per motivi di sicurezza. Si pone dunque il problema di non lasciare a se stesse le famiglie».
Come si può colmare questo vuoto nell’assistenza pediatrica?
«Stando vicini ai genitori, offrendo informazioni il più possibile chiare e precise, accessibili a tutti. E consigli anche pratici per affrontare questa situazione anomala, il diverso ritmo, le nuove problematiche, i dubbi. Conversando con loro, evitando la conoscenza fai-da-te tratta dal web.
È questo il senso di «Pediatalk, conversazioni di Pediatria», il format in onda su YouTube di cui è l’ideatore?
«La dottoressa Maria Elena Lorenzetti e io siamo autori di questo programma che in realtà era stato avviato tempo fa, ma che adesso quotidianamente stiamo adattando all’emergenza in modo che possa essere più utile. Ha lo scopo di essere comunque presenti».
Qual è il progetto? «Discutere di temi e interrogativi riguardanti l’infanzia e l’adolescenza che nella nostra esperienza ci sono sembrati di maggior interesse e rilevanza, cercando di sfatare luoghi comuni errati e offrire ai genitori indicazioni di massima per la gestione delle situazioni più comuni — dallo svezzamento, alla dentizione, ai primi raffreddori — invitando anche loro a intervenire. La caratteristica del progetto è il suo tono discorsivo, colloquiale, semplice, come faremmo nei nostri studi. Le famiglie hanno bisogno di indicazioni comprensibili e non di lezioni di medicina».
Una specie di pediatria a distanza?
«La visita dello specialista resta insostituibile. Tuttavia può essere utile che i genitori siano in grado di risolvere questioni pediatriche di entità lieve o magari riconoscere per tempo situazioni più critiche fornendo indicazioni precise. E — perché no? — che siano più sereni. L’ansia può generare mostri. Meglio favorire la comunicazione, la collaborazione e la corretta informazione».
Quali sono le questioni su cui fare il punto?
«Abbiamo iniziato a trattare temi come la prima visita del neonato e la prima pappa. Poi con l’acuirsi dell’emergenza ci siamo resi conto che le domande in questo momento sono altre. Quindi abbiamo confezionato dei filmati che spiegano cosa sia il coronavirus, come si trasmette e come ci si può difendere, l’uso adeguato delle mascherine e la corretta pulizia della casa, che sono di interesse per tutte le famiglie, declinando temi pediatrici come il sonno, l’alimentazione, l’attività fisica dei bambini nel contesto del coronavirus».
Perché, come diceva all’inizio, il virus è insidioso non solo per il corpo ma per l’equilibrio psicofisico fondamentale nella crescita.
«Certo, come lo è a tutte le età. È per questo che la salute passa dalle norme igieniche ma anche dalle buone sane abitudini».