Bar, Berlinghieri «Li aiuteremo»
Sono allo studio alcune soluzioni per aiutare i commercianti e per garantire la sicurezza e la salute della clientela Si pensa a prodotti insacchettati per evitare assembramenti
I locali di #chiusiperbrescia hanno chiesto un aiuto all’onorevole Marina Berlinghieri: li coinvolgerà nel tavolo della prefettura. Intanto, arriva il vademecum per l’asporto.
Un espresso. What else? L’antidoto agli effetti collaterali dello stramaledetto coronavirus potrebbe essere un caffè: «Ho proposto ai bar e ristoranti che hanno aderito alla campagna #chiusiperbrescia una videoconferenza con l’Istituto dell’Espresso Italiano: credo sia utile che condividano le rispettive proposte per il rilancio dei locali».
L’idea ha il copyright di Marina Berlinghieri: dopo uno scambio di mail con documenti e progetti in allegato, l’onorevole del Pd ha pensato di portare le proposte che le sono state inoltrare da un centinaio di locali della città sul tavolo della prefettura. Potrebbero essere all’ordine del giorno della prossima riunione della commissione sulle attività produttive: «Ne fa parte — spiega Berlinghieri — anche l’Istituto dell’Espresso Italiano, che ha fondatore e direttore bresciani (Luigi e Carlo Odello, ndr) e raccoglie un numero significativo di bar e aziende della torrefazione».
L’onorevole ha letto la mailsos dei locali di #chiusiperbrescia fino all’ultimo punto e virgola: «Ho trovato le loro proposte interessanti e notato alcuni punti in comune con il documento cui sta lavorando l’Istituto dell’Espresso Italiano. Credo che entrambi possano scambiarsi spunti su cui riflettere». Ai bar potrebbero anche arrivare assegni da Roma: «Stiamo cercando di inserire misure specifiche per i settori più colpiti dalla crisi nei 60 milioni che il premier Conte ha promesso a città e provincia».
L’altro giorno, il sindaco Emilio Del Bono ha preparato un primo antidoto contro il virus: una soluzione da bere di rigore, in attesa di fondi dal governo. Il riassunto in qualche riga: i bonifici per plateatici
e Tari saranno sospesi almeno fino a giugno (se si riesce, a settembre). E poi: A2A sta valutando di spalmare le bollette in tempi lunghi. Infine: i dehors, con i tavolini ammutinati dal Dpcm, potranno diventare di taglia extralarge e allargarsi di qualche metro (dal 20 al 50 per cento). Dei plateatici hanno anche parlato i lanci di agenzia: il ministro ai Beni culturali e al Turismo Dario Franceschini li ha citati ieri nell’informativa alla Camera. Ipse dixit: bar e ristoranti «devono avere la possibilità di mettere tavoli all’esterno senza le normali procedure burocratiche, quindi stiamo ragionando su una norma che non faccia pagare l’occupazione di suolo pubblico per sei mesi». La strategia: ristorare la somma ai comuni ed «evitare il nulla osta delle sovrintendenze. Abbiamo un lavoro enorme da fare».
Mentre a Roma si discute di cavilli, bollette e tasse, i locali di #chiusiperbrescia continuano a digitare pensieri, parole e suggerimenti nella chat di gruppo. Gli strusciamenti davanti al bancone e i flirt con le bionde o gli altri piaceri liquidi restano vietati: take (and go) away, gli assembramenti non sono concessi. Premessa: «Molti di noi non sono in grado di lavorare con la situazione attuale: né con il delivery, né con l’asporto» fa sapere Ampelio Zecchini, della Riserva del Grande. Quanto agli altri: che rispettino le regole. «Dobbiamo tutelare la nostra situazione economica, ma anche la salute» dice Zecchini. Per questo, i locali hanno scritto un vademecum sul take away diventato virale nel giro di qualche minuto. Primo punto: sono «preferibili le prenotazioni». Poi: l’ordine va «preparato, confezionato e insacchettato» e consumato a casa, in auto, in ufficio o altrove ma non fuori dal locale. «Siamo coscienti che la caffetteria potrebbe chiedere una deroga per il consumo del caffè espresso, limitando i tempi di consumo al minimo e senza sostare. Finché non c’è questa deroga, però, il discorso rimane quello sopra». Per non indurre in tentazione i clienti meglio delimitare «le aree di pertinenza».