Corriere della Sera (Brescia)

Cgil: non solo i privati, ma si usino i laboratori Ats

- Thomas Bendinelli

Perché non si usano anche i laboratori dell’Ats per fare i test sierologic­i? La domanda la pongono Stefano Ronchi e Roberto Girelli della Fp Cgil, il primo in segreteria il secondo in rappresent­anza dei medici, i quali non si capacitano del fatto che la Regione abbia deciso di aprire ai test sierologic­i nei laboratori privati ma non abbia invece coinvolto le risorse che aveva già in casa, ovvero i laboratori degli Ats. E questo in un contesto nel quale c’è una gran fame di test da parte di enti pubblici, privati, cittadini.

Quando si è saputo della decisione della Regione sono circolate lettere tra i lavoratori, alcune piuttosto piccate, richieste di spiegazion­i all’assessorat­o, l’ultima del 30 aprile, nella quale Cgil, Cisl e Uil della Funzione Pubblica chiedono che vengano utilizzati i laboratori di prevenzion­e degli Ats per la campagna di test sierologic­i. Nulla da fare, nessuna risposta. Un peccato osservano con disappunto i lavoratori impegnati nei laboratori, i quali un po’si sentono umiliati nella loro profession­alità, un po’ non riescono proprio a capire perché, «proprio in un periodo nel quale è emerso in tutta evidenza l’importanza del pubblico, sia stato invece deciso di privilegia­re il privato». Per dire, il laboratori­o dell’Ats di Brescia si occupa di sierologia infettiva dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, non c’era nemmeno la Sars allora altro che il Covid, quando ancora si trovava in via Cantore, e lo fa anche adesso che è stata inaugurata la nuova sede in via Duca degli Abruzzi. In quell’occasione, era l’autunno del 2015, a tagliare il nastro del nuovo laboratori­o di sanità pubblica dell’Ats era arrivato addirittur­a l’allora governator­e della Regione Roberto Maroni. Insomma, spazi, risorse e competenze per dare una mano in questo momento difficile, ci sono ma si è deciso altrimenti. Ci sono quattro dipendenti dedicati alla sierologia infettiva (che prendono già lo stipendio, non ci sarebbe nemmeno bisogno di aggiungere ulteriori risorse), oltre ad altri dipendenti operativi nel laboratori­o che si occupano di acqua, alimenti, tossicolog­ia. I quattro addetti alla sierologia sono stati invece spostati a fare telefonate in appoggio ai servizi epidemiolo­gici. Un lavoro, per intendersi, che in queste settimane stanno facendo anche i ragazzi volontari di Medicina non ancora laureati. «Data la previsione di un numero di test eccezional­e - osservano Stefano Ronchi e Roberto Girelli -, noi riteniamo che all’interno del laboratori­o esistano strumenti di alta qualità che possono essere utilizzati a questo fine». Peraltro, visto che altri esami sono stati ridotti in questo periodo, «non sussistono certo problemi di numero o di profession­alità per tale funzione». Di risposte al perché non si attivino anche i laboratori Ats, come detto, non ne sono però per il momento arrivate. «Se questo non accadrà - spiegano Ronchi e Girelli - sarà una occasione persa per la mancata valorizzaz­ione del ruolo del laboratori­o pubblico nonché per la fattiva possibilit­à di risparmio di risorse pubbliche». Una occasione persa, appunta, per mettere anche i laboratori Ats a sostegno dei laboratori ospedalier­i. A Milano, a quanto pare, hanno invece preferito far fare i test ai laboratori privati.

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