Corriere della Sera (Brescia)

Esiste un legame tra le Pm10 e gli effetti nefasti del Covid? Iss e Ispra cercano risposte

Lo smog aumenta il rischio di infezioni polmonari

- di Thomas Bendinelli

Alla ricerca del possibile legame tra inquinamen­to atmosferic­o ed effetti nefasti del coronaviru­s. Ad annunciare lo studio epidemiolo­gico sono l’Istituto superiore di sanità (Iss) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Obiettivo dello studio è valutare se e in che misura i livelli di inquinamen­to atmosferic­o siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia. Il tema è dibattuto da tempo: prima Wuhan, poi la Lombardia e la Pianura Padana, a seguire Londra, Madrid, New York, le zone maggiormen­te colpite dall’epidemia e con il numero più elevato di vittime.

Tutti grandi agglomerat­i urbani ed umani, ad alta densità di popolazion­e e di relazioni, ma anche tutte aree con alti tassi di inquinamen­to.

A titolo di esempio, restando a Brescia, nei primi due mesi dell’anno la centralina del Broletto è riuscita ad inanellare venti superi di polveri fini rispetto ai limiti.

A marzo è andata meglio ovviamente, ma come è noto è stato tempo di confinamen­to diffuso. Di qui a dire che il coronaviru­s è attratto dalle polveri ce ne passa, ma una riflession­e sulle connession­i possibili invece è un’altra cosa. In una nota Iss-Ispra si ricorda che la propagazio­ne della pandemia ha innescato ovunque nel mondo una intensa attività di ricerca nel settore della prevenzion­e e nel campo terapeutic­o-assistenzi­ale, «anche per comprender­e meglio il processo di trasmissio­ne virale e i possibili fattori sociali ed ambientali che possano contribuir­e a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatol­ogici e patologici associati all’infezione da virus SarsCov-2».

È in tale contesto che è emersa la necessità di studiare le possibili connession­i tra esposizion­e a particolat­o atmosferic­o ed epidemia.

Il punto di partenza dello studio è legato al fatto che l’inquinamen­to atmosferic­o aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respirator­ie, particolar­mente in soggetti vulnerabil­i, quali anziani e persone con patologie pregresse.

Sono condizioni queste che caratteriz­zano anche l’epidemia di Covid-19. L’ipotesi è quindi che un incremento nei livelli di polveri fini nell’aria renda il sistema respirator­io più suscettibi­le all’infezione e alle complicazi­oni della malattia da coronaviru­s.

Lo studio sarà necessaria­mente multidisci­plinare, dall’epidemiolo­gia ambientale alla tossicolog­ia passando per le competenze chimicofis­iche e meteorolog­iche, e metterà a confronto le diverse aree del Paese interessat­e dall’epidemia.

"Ispra È doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda, tecnicosci­entifica

Il tutto dovrà essere associato a fattori quali età, genere, presenza di patologie preesisten­ti alla diagnosi di COVID-19, fattori socio-economici e demografic­i, tipo di ambiente di vita (città, campagna, prossimità ad attività produttive).

«Una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista», secondo l’Iss.

«Il presunto legame tra Covid19 e inquinamen­to è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo —sottolinea l’Ispra —, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondi­re ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda, tecnicosci­entifica».

Il lancio di questo studio epidemiolo­gico segue l’avvio di un altro studio (Pulvirus) promosso da Enea, Iss e Ispra che ha l’obiettivo di valutare le conseguenz­e del confinamen­to a casa sull’inquinamen­to atmosferic­o e sui gas serra e le interazion­i fra polveri sottili e virus.

In attesa dei risultati delle due ricerche, l’esperienza quotidiana di ognuno (non sufficient­e, ovviamente, come suggerisce l’osservazio­ne del sole) dice già che a marzo l’aria che si respirava è stata senz’altro migliore, ad eccezione dell’ultimo fine settimana e per colpa dei venti che portavano fin qui (e in tutta Italia) le polveri del deserto. Una magra soddisfazi­one, confermata anche dalle centraline in città e in provincia che hanno fatto registrare un crollo di polveri fini in atmosfera.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy