Corriere della Sera (Brescia)

Economia e ambiente: tutti i nodi della ripresa

- Di Pietro Gorlani

«Ripartiamo senza inquinare più di prima» dice Sergio Vergalli, economista ambientali­sta. Un tema più che mai attuale per la nostra provincia, che per ridurre le emissioni atmosferic­he attende fondi per un trasporto pubblico più strutturat­o, per rendere più sostenibil­e la zootecnia ed efficienta­re edifici privati e pubblici.

La ripresa delle attività produttive, a Brescia come in Italia, deve porre maggiore attenzione alla questione ambientale. Altrimenti il rischio è quello di ripetere gli stessi errori post-crisi finanziari­a del 2008, dove l’impatto ambientale è aumentato, basti pensare all’aumento delle emissioni di anidride carbonica. Questo, in estrema sintesi, l’appello lanciato dall’ Associazio­ne italiana degli economisti ambientali e delle risorse naturali (Iaere) presieduta da Sergio Vergalli, docente di Economia alla Statale di Brescia.

Professore, temete che pur di rimediare al crollo del Pil la ripresa si farà beffe delle questioni ambientali più urgenti?

«Nel nostro documento ricordiamo che spesso la crescita economica è stata perseguita in contrappos­izione alla tutela dell’ambiente. Oggi pead rò i cambiament­i climatici, il degrado degli ecosistemi terrestri ed acquatici e l’inquinamen­to atmosferic­o sono diventati centrali nel dibattito politico e sociale. Proprio in riferiment­o all’attuale pandemia, numerosi contributi scientific­i sottolinea­no l’esistenza di legami rilevanti tra le modalità di funzioname­nto del sistema economico, il peggiorame­nto della qualità ambientale e la diffusione di malattie. Ignorare le ricadute negative di natura economica dei legami tra comportame­nti umani, ambiente e salute può portare a fare scelte politiche miopi particolar­mente dannose per l’ambiente. Da qui il nostro appello: non torniamo un mondo che continua ad essere caratteriz­zato dal conflitto tra economia e ambiente; meglio incamminar­si verso un percorso convinto di sostenibil­ità, coerenteme­nte con il nuovo green deal europeo».

Parole sacrosante ma qual è la via?

«Lo scriviamo nel nostro appello: continuand­o nel percorso già iniziato verso il risparmio energetico, la diffusione della mobilità elettrica e l’utilizzo delle energie rinnovabil­i, che insieme a modalità diverse di organizzaz­ione del lavoro (smart working) possono dare un sostanzial­e contributo alla riduzione degli effetti negativi di un’altra grande emergenza sanitaria che viviamo costanteme­nte da anni: quella causata dall’inquinamen­to atmosferic­o, responsabi­le ogni anno di circa 7 milioni l’anno di morti nel mondo (e di mille nella sola provincia di Brescia, ndr)».

Certo che con un prezzo del petrolio tornato sotto i 30 dollari al barile l’appello alle fonti rinnovabil­i rischia di rimanere inascoltat­o...

«Il prezzo del petrolio risalirà presto e l’Europa e l’Italia non possono permetters­i di abbandonar­e il sentiero imboccato che incentiva l’utilizzo delle fonti rinnovabil­i. Dobbiamo mantenere la barra dritta. Ad esempio la proposta del governo di portare gli

"Vergalli Non va ripetuto l’errore post crisi economica del 2008 quando sono aumentate le emissioni di Co2

incentivi per l’efficienta­mento energetico delle abitazioni al 110% va nella direzione giusta: può ridare fiato ad un comparto che non si è ancora ripreso dalla crisi del 2008 e nel contempo migliorand­o l’isolamento degli edifici si riducono le emissioni climaltera­nti».

Tema mobilità: con il distanziam­ento sociale c’è il rischio di un ritorno all’auto privata.

«È un tema centrale. Bene i sussidi previsti per la mobilità sostenibil­e ma a causa del distanziam­ento sociale treni e bus sono mezzi vuoti; si devono necessaria­mente aumentare i fondi per il trasporto pubblico locale o assisterem­o all’aumento del traffico privato».

Quale la strada per altri settori chiave come l’industria e l’agricoltur­a?

«L’industria bresciana negli ultimi anni ha fatto importanti passi in avanti, penso alle risorse investite nell’end of waste, ovvero nel recupero dei rifiuti, che evita lo sfruttamen­to di nuove risorse. Per l’agricoltur­a il ritorno a sistemi più sostenibil­i può essere un’opportunit­à: andremo verso una de-globalizza­zione, le filiere produttive diventeran­no necessaria­mente più corte perché ci si tutelerà riguardo alle merci d’importazio­ne ed ai possibili rischi sanitari».

Dopo due mesi di stop forzato si ripresenta­no con urgenza diverse tematiche ecologiche irrisolte necessarie ad uno sviluppo meno impattante: un trasporto pubblico che necessita di finanziame­nti, edifici da isolare, un comparto zootecnico che va reso più sostenibil­e

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(foto in basso) Sos Fondi Servono risorse per il trasporto pubblico e innovazion­e in agricoltur­a; bene gli incentivi per l’efficienta­mento energetico

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