Corriere della Sera (Brescia)

Locali «a prova» di virus

Timori per le misure di riapertura. Il modello Brescia potrebbe fare scuola

- Di Alessandra Troncana

Mascherine anche al bancone, clienti a oltre un metro di distanza, prenotazio­ne obbligator­ia: Brescia si prepara alle regole per la riapertura di bar e ristoranti.

Gli strusciame­nti al bancone, i flirt con le finte bionde del tavolo accanto, i peccati etilici e le sbronze a distanza ravvicinat­a (e senza disinfetta­nte) saranno un piacere proibito: bisognerà indossare la mascherina anche per andare a ripassarsi il rossetto in bagno.

L’antibiotic­o contro lo stramalede­tto coronaviru­s va bevuto di rigore (e non ha un buon sapore): torneremo al bar, ma restando a un metro e 20 centimetri di distanza l’uno dall’altro. Tra le regole, i cavilli e le prescrizio­ni che il comitato scientific­o sta discutendo per la riapertura dei locali — dopo due mesi di cattività e di crisi di astinenza collettiva dal Vodka Tonic — ci sono la prenotazio­ne obbligator­ia e il dispenser del disinfetta­nte all’ingresso e alle casse. I bar dovranno essere sanificati e ventilati, ma soprattutt­o non potranno trasgredir­e di un centimetro: aperitivis­ti e ossessivo-compulsivi dell’espresso che consumano il piacere al bancone dovranno stare a distanza di 1 metro e 20 centimetri. Tra un tavolo e l’altro, invece, potrebbero esserci uno spazio di quattro metri. Non saranno consentiti nemmeno i riti etilici in piedi fuori dal locale: la raccomanda­zione è di far accomodare le persone ai plateatici oversize. E, ovviamente, è vietato il contatto tra i camerieri (in guanti e mascherina) e i clienti.

Mentre il governo definisce le note a piè di pagina delle prescrizio­ni per la riapertura (manca l’autorizzaz­ione finale del comitato scientific­o), i baristi di Brescia continuano a pagare le tasse, si scambiano idee sul delivery e il take away in chat, scrivono ai parlamenta­ri. Soprattutt­o, preparano un antidoto per non fallire: ieri,

"Odello Il protocollo non ha solo il business come fine: vogliamo preservare la socialità del bar. Riaprire significa dar fiato alla comunità. I gestori bresciani sono veri imprendito­ri

"Zecchini Abbiamo avuto la possibilit­à di farci sentire. Ora dobbiamo raccoglier­e risorse: allo stato attuale, per molti di noi la chiusura purtroppo non è più un rischio

dopo l’intercessi­one dell’onorevole Marina Berlinghie­ri (Pd), c’è stata una lunghissim­a videochiam­ata tra i frontmen dei locali di #chiusiperb­rescia (un centinaio tra bar e ristoranti: ormai il movimento è diventato virale) e l’Istituto dell’Espresso Italiano, reclutato al tavolo della prefettura. All’ordine del giorno, uno scambio di proposte, pareri e spunti con cui integrare il protocollo per la riapertura. «Non ci sono state scene madri: ho trovato imprendito­ri con la i maiuscola. È emersa la brescianit­à. Mi consenta la metafora sportiva: testa bassa e pedalare.Abbiamo discusso di scenari operativi» fa sapere Carlo Odello, il direttore dell’Istituto, tra una videochiam­ata e l’altra (lavora anche a orari illegali). «Il nostro protocollo — continua — non ha il business come unico fine: vogliamo preservare la socialità del bar. Riaprire, ovviamente in sicurezza, significa dar fiato alla comunità. In prefettura ho trovato grande sensibilit­à, e lo stesso vale per l’onorevole Berlinghie­ri».

Il documento — con eventuali aggiunte da parte dei locali — potrebbe essere copiato e incollato ovunque: si pensa di trascriver­lo fino all’ultima riga in tutta Italia. «L’idea è nata a Brescia ma, con qualche correzione in base alle diverse esigenze, è applicabil­e anche altrove. Il documento potrebbe essere preso come ispirazion­e in altre regioni» conferma Odello. Ampelio Zecchini, della Riserva del Grande, serve un distillato del rendez-vous virtuale con l’Istituto dell’Espresso Italiano: «Abbiamo avuto la possibilit­à di farci sentire e di condivider­e un approccio progettual­e per la riapertura — dice —. Ora, dobbiamo attingere a più risorse possibili e tracciare dei percorsi condivisi. Esprimere le nostre idee. Allo stato attuale, per molti di noi la chiusura non è più un rischio, ma una cosa inevitabil­e».

Intanto, l’Istituto ha inoltrato ai locali il protocollo sti

lato in prefettura. Al primo paragrafo c’è il dress-code del personale: guanti monouso, mascherina, divise in colori chiari. E poi: termometri per camerieri, baristi e clienti, vassoi igienizzat­i, acqua della lavastovig­lie da cambiare ogni 5 lavaggi, schermi in plexiglass al bancone, sanificazi­oni ogni 4 ore, ingressi con il contaperso­ne e pagamenti preferibil­mente con la carta di credito.

La ricetta potrebbe essere rivista (o integrata) con le idee di #chiusiperb­rescia. I locali, infatti, stanno preparando un documento da condivider­e con l’Istituto dell’Espresso Italiano. Per ora circola una versione-shottino, una bozza da discutere e ampliare. Tra le proposte del movimento, ci sarà l’abbattimen­to del muro di plexiglass ai tavolini (almeno se ci si siedono famiglie, coppiette o comunque inquilini). E ancora: le zone di consumo di cocktail o intrugli di-vini andranno tracciate con gli stencil e il disinfetta­nte dovrà essere ovunque, bagni inclusi.

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Ieri mattina giornata nazionale del ricordo delle vittime del terrorismo, cerimonia ufficiale in Piazza della Loggia per un appuntamen­to che dalla sua istituzion­e (il 9 maggio è il giorno del ritrovamen­to del cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse) segnava la marcia di avviciname­nto alla commemoraz­ione dei caduti di piazza Loggia, tra dibattiti e iniziative culturali. Quest’anno invece commemoraz­ione silenziosa. E come sarà lo si è capito ieri con il sindaco e Manlio Milani
(Foto Ansa) La commemoraz­ione silenziosa Ieri mattina giornata nazionale del ricordo delle vittime del terrorismo, cerimonia ufficiale in Piazza della Loggia per un appuntamen­to che dalla sua istituzion­e (il 9 maggio è il giorno del ritrovamen­to del cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse) segnava la marcia di avviciname­nto alla commemoraz­ione dei caduti di piazza Loggia, tra dibattiti e iniziative culturali. Quest’anno invece commemoraz­ione silenziosa. E come sarà lo si è capito ieri con il sindaco e Manlio Milani
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