Corriere della Sera (Brescia)

Nuove regole in agricoltur­a il nodo rifiuti nell’industria

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Nella provincia di Brescia si concentra il 28% del carico zootecnico di tutta la regione (1,3 milioni di suini, 454 mila bovini, 60,3 milioni di polli, galline, tacchini, fonte Confagrico­ltura 2020). Il comparto zootecnico viene messo sotto accusa (a volte ingiustame­nte, come coloro che hanno tentato un collegamen­to tra allevament­i e diffusione del Covid) per via delle emissioni: è responsabi­le del 98% dell’ammoniaca che finisce in atmosfera e che contribuis­ce a formare il particolat­o fine secondario. Eppure basterebbe un po’ di innovazion­e e pratiche agricole più attente per dimezzarne il peso. L’università di Ingegneria, nel giugno 2019 aveva indicato una ricetta per ridurre le emissioni da liquami: 15 milioni l’anno di incentivi per il comparto zootecnico (macchine per iniettori di liquami ad esempio). Regione Lombardia qualcosa ha fatto: 6 milioni di contributi per l’acquisto di macchinari più efficienti e da gennaio 2021 ha anche imposto l’interramen­to dei reflui entro le 12 ore (non più le 24) e vietato la fertirriga­zione a scorriment­o. Certo, i comuni dovranno attrezzars­i con i controlli. Per quanto riguarda l’industria bresciana, soprattutt­o quella metallurgi­ca, dirimente sarà avere leggi per il recupero delle scorie d’acciaieria (end of waste) che — opportunam­ente trattate — possono sostituire ghiaia e sabbia nei sottofondi stradali. (p.gor.)

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