Scovare asintomatici coi tamponi in azienda
I «positivi» sono l’1-1,5%, ma si frena il contagio
Molti positivi sono asintomatici. I tamponi in azienda hanno permesso di evidenziare questo «sommerso» grazie al progetto Aib con Civile e Università.
Fare i tamponi a campione paga, tanto più nelle aziende. Accade che sottoponi al test naso-faringeo un migliaio di dipendenti, divisi tra cinque aziende della provincia, e scopri che 10-15 di loro sono asintomatici, ma hanno il tampone positivo. «Equivalgono all’1-1,5% dei lavoratori, ma ognuno di loro può infettarne altri, almeno una decina. Invece, grazie a questo progetto fatto con Aib, l’Università di Brescia e l’Asst Spedali Civili, abbiamo interrotto diversi contagi». A spiegarlo è il professor Giuseppe De Palma, direttore dell’Unità operativa di Medicina del Lavoro.
Da dove nasce il progetto di ricerca “Scedcov”?
«Siamo partiti dal protocollo anticontagio sottoscritto in prefettura, che deriva dall’accordo tra Governo, parti datoriali, sindacati ed Inail. A livello locale abbiamo recepito il protocollo del governo, approvando in più una sperimentazione che prevede l’applicazione di tamponi e test sierologici in un gruppo di aziende pilota».
Quali sono?
«C’è la Feralpi di Lonato, la Streparava di Adro, il Salumificio Volpi di Collebeato, l’Università di Brescia, la Fabbrica d’Armi Beretta di Gardone e, da settimana prossima, la Brawo di Pian Camuno. Dal 4 maggio, con la fine del lockdown, abbiamo finora controllato un migliaio di lavoratori tramite il tampone. Andremo avanti per quattro mesi e poi, a settembre, faremo un’altra campagna di tamponi e sierologici. Ma l’identificazione precoce, fatta all’inizio, è fondamentale: i dipendenti positivi sono stati messi in quarantena, al pari dei loro famigliari contattati poi dal medico di base e da Ats».
E i sierologici, quando si avrà il risultato?
«I campioni raccolti sono stati per ora congelati a -20°C. C’è qualche difficoltà con i reagenti che sono contingentati, perciò dobbiamo aspettare. Nel frattempo, la mia equipe e quella del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione hanno sviluppato una webapp: si chiama BresciaSafe @Work e permette un controllo in continuo dei dipendenti durante l’epidemia Covid. L’intervista classica era impossibile, qui bastano cinque minuti: il lavoratore ogni giorno inserisce al Pc i dati sullo stato di salute e sui contatti a rischio. Le informazioni arrivano solo al Medico competente aziendale».
Ma funziona anche per il Civile?
«Per il momento ancora no. È stata sviluppata rapidamente e c’è un problema di capienza digitale, che è superabile. È stata messa a punto per le aziende pilota, ma se funziona bene l’obiettivo è di estenderne l’uso anche al Civile o ad altre aziende, non abbiamo finalità commerciali».
La privacy? Quali garanzie? «Questa webapp, che avrà poi un’estensione per cellulari, non acquisisce nulla in autonomia. Non è un’app spia, ma solo un filo diretto tra lavoratore e medico. Il presupposto però è che le persone utilizzino questo strumento. Se tutti collaborano e poi emerge un caso positivo, è più facile risalire ai contatti e circoscrivere i focolai. Se si capisce quali sono le situazioni a rischio, anche l’azienda può intervenire per sanarle».
"De Palma Abbiamo portato i tamponi e i test sierologici in alcune aziende in base ad un protocollo sottoscritto con Aib C’è anche una web app per seguire i segnalati