La scommessa L’INTERVISTA dei più fragili
Per i pazienti con malattie autoimmuni la ripartenza continua a presentare rischi I medici restano in allerta per intervenire
Anche per gli ospedali è iniziata la «fase 2»: tempo di riorganizzazione per tornare alle attività di «routine», per così dire, divenute per due mesi ostaggio dell’emergenza Covid ma spesso non meno serie; tempo di bilanci e di riflessione dopo una maratona collettiva durante la quale appariva secondario persino fermarsi a pensare. Si cerca di tornare a una normalità velata di domande, dubbi, preoccupazioni relative all’evoluzione del contagio, alla prevenzione, alle terapie, soprattutto per i più deboli.
Chiediamo al dottor Marco Taglietti, dirigente medico di Reumatologia e Immunologia Clinica degli Spedali Civili di Brescia, di raccontarci la sua esperienza. Qual è l’aspetto più significativo che ha vissuto nella cura dei malati autoimmuni?
«L’epidemia da Coronavirus è stata come la deflagrazione di una bomba: ci siamo trovati a fronteggiare un nezie mico potente, ma invisibile, che ci ha costretti a rivedere completamente la programmazione routinaria dell’attività clinica, sia per non esporre i nostri malati con patologia autoimmune al rischio di contagio (enfatizzato da alcune terapie immunosoppressive), sia per poter dare supporto medico nelle Unità Covid. Un’esperienza che mi lascerà un segno per sempre: per l’orrore che ho visto, ma anche per quello che ho imparato condividendo la mia esperienza di Immunologo e Reumatologo con quella di colleghi di altre specialità: Rianimatori, Pneumologi, Infettivologi, Internisti,
Diabetologi, Chirurghi, Radiologi, Medici di Pronto Soccorso…
Se la parola chiave di questa sua esperienza è stata «condivisione» per sconfiggere il nemico comune, cosa ci può dire di specifico riguardo alla cura dei pazienti più fragili?
« Nella cura abbiamo dato priorità a quei pazienti con caratteristiche di urgenza e a quelli in terapia infusiva con farmaci particolari. Per garantire continuità assistenziale abbiamo avviato una capillare attività di “telerefertazione” contattando i pazienti a domicilio, valutando i loro esami con l’aiuto dei sistemi informatici e cercando di seguirli nella gestione terapeutica che richiede spesso assestamenti e modifiche».
Cos’è una patologia autoimmune? Il malato che ne è affetto non può guarire?
«Le malattie autoimmuni – l’Artrite Reumatoide, il Lupus Eritematoso Sistemico, la Sindrome di Sjögren, la Sclerosi le vasculiti, solo per citarne alcune – sono patologie legate a un comportamento anomalo del sistema immunitario che, per motivi ancora non del tutto chiariti, produce degli “autoanticorpi” che tendono ad aggredire l’organismo, spesso danneggiando più organi e apparati. E colpiscono non solo gli anziani, ma anche i giovani. I nostri sono pazienti con patologia cronica che richiederanno, se non una terapia, sicuramente l’osservazione nel tempo. Ora la prognosi di queste malattie è molto cambiata anche graSistemica, all’introduzione di farmaci “mirati”, spesso ad azione immunosoppressiva, che hanno lo scopo di far rientrare negli argini un sistema immunitario “impazzito”. L’impatto del Coronavirus su pazienti già “fragili” può essere devastante e per questo abbiamo cercato di mettere in atto tutti gli accorgimenti per dare loro adeguata protezione, raccomandando l’isolamento».
Qual è il timbro del vostro approccio, non puramente clinico, nell’assistenza in questo momento?
«L’emergenza ci ha resi più uniti nel modulare l’assistenza per persone particolarmente vulnerabili in questo momento. Va dato merito alla Società Italiana di Reumatologia (SIR) e al suo Presidente, Prof. Sinigaglia, di aver dato da subito chiare indicazioni per affrontare in modo corretto, sicuro e uniforme la sfida a Covid 19. Il messaggio di fondo è che non deve prevalere la paura: il nostro lavoro è essere presenti ogni giorno per le emergenze, ma anche per tutti quelli che combattono da casa con la loro malattia».
Cosa vorrebbe dire a un suo paziente?
«Che noi ci siamo! Nonostante il Covid 19. Siamo a disposizione di chiunque avesse necessità, anche solo di un’informazione che possa dare conforto e sicurezza».
E a tutti gli altri, che in molti casi non immaginano cosa significhi essere affetti da una malattia autoimmune?
«Di osservare le regole, nel rispetto di loro stessi e delle persone meno fortunate che si trovano a confrontarsi quotidianamente con una patologia cronica».
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Marco Taglietti
A tutti dico: ora osservate le regole nel rispetto delle persone meno fortunate