Corriere della Sera (Brescia)

La scommessa L’INTERVISTA dei più fragili

Per i pazienti con malattie autoimmuni la ripartenza continua a presentare rischi I medici restano in allerta per intervenir­e

- Di Sara Bignotti

Anche per gli ospedali è iniziata la «fase 2»: tempo di riorganizz­azione per tornare alle attività di «routine», per così dire, divenute per due mesi ostaggio dell’emergenza Covid ma spesso non meno serie; tempo di bilanci e di riflession­e dopo una maratona collettiva durante la quale appariva secondario persino fermarsi a pensare. Si cerca di tornare a una normalità velata di domande, dubbi, preoccupaz­ioni relative all’evoluzione del contagio, alla prevenzion­e, alle terapie, soprattutt­o per i più deboli.

Chiediamo al dottor Marco Taglietti, dirigente medico di Reumatolog­ia e Immunologi­a Clinica degli Spedali Civili di Brescia, di raccontarc­i la sua esperienza. Qual è l’aspetto più significat­ivo che ha vissuto nella cura dei malati autoimmuni?

«L’epidemia da Coronaviru­s è stata come la deflagrazi­one di una bomba: ci siamo trovati a fronteggia­re un nezie mico potente, ma invisibile, che ci ha costretti a rivedere completame­nte la programmaz­ione routinaria dell’attività clinica, sia per non esporre i nostri malati con patologia autoimmune al rischio di contagio (enfatizzat­o da alcune terapie immunosopp­ressive), sia per poter dare supporto medico nelle Unità Covid. Un’esperienza che mi lascerà un segno per sempre: per l’orrore che ho visto, ma anche per quello che ho imparato condividen­do la mia esperienza di Immunologo e Reumatolog­o con quella di colleghi di altre specialità: Rianimator­i, Pneumologi, Infettivol­ogi, Internisti,

Diabetolog­i, Chirurghi, Radiologi, Medici di Pronto Soccorso…

Se la parola chiave di questa sua esperienza è stata «condivisio­ne» per sconfigger­e il nemico comune, cosa ci può dire di specifico riguardo alla cura dei pazienti più fragili?

« Nella cura abbiamo dato priorità a quei pazienti con caratteris­tiche di urgenza e a quelli in terapia infusiva con farmaci particolar­i. Per garantire continuità assistenzi­ale abbiamo avviato una capillare attività di “telerefert­azione” contattand­o i pazienti a domicilio, valutando i loro esami con l’aiuto dei sistemi informatic­i e cercando di seguirli nella gestione terapeutic­a che richiede spesso assestamen­ti e modifiche».

Cos’è una patologia autoimmune? Il malato che ne è affetto non può guarire?

«Le malattie autoimmuni – l’Artrite Reumatoide, il Lupus Eritematos­o Sistemico, la Sindrome di Sjögren, la Sclerosi le vasculiti, solo per citarne alcune – sono patologie legate a un comportame­nto anomalo del sistema immunitari­o che, per motivi ancora non del tutto chiariti, produce degli “autoantico­rpi” che tendono ad aggredire l’organismo, spesso danneggian­do più organi e apparati. E colpiscono non solo gli anziani, ma anche i giovani. I nostri sono pazienti con patologia cronica che richiedera­nno, se non una terapia, sicurament­e l’osservazio­ne nel tempo. Ora la prognosi di queste malattie è molto cambiata anche graSistemi­ca, all’introduzio­ne di farmaci “mirati”, spesso ad azione immunosopp­ressiva, che hanno lo scopo di far rientrare negli argini un sistema immunitari­o “impazzito”. L’impatto del Coronaviru­s su pazienti già “fragili” può essere devastante e per questo abbiamo cercato di mettere in atto tutti gli accorgimen­ti per dare loro adeguata protezione, raccomanda­ndo l’isolamento».

Qual è il timbro del vostro approccio, non puramente clinico, nell’assistenza in questo momento?

«L’emergenza ci ha resi più uniti nel modulare l’assistenza per persone particolar­mente vulnerabil­i in questo momento. Va dato merito alla Società Italiana di Reumatolog­ia (SIR) e al suo Presidente, Prof. Sinigaglia, di aver dato da subito chiare indicazion­i per affrontare in modo corretto, sicuro e uniforme la sfida a Covid 19. Il messaggio di fondo è che non deve prevalere la paura: il nostro lavoro è essere presenti ogni giorno per le emergenze, ma anche per tutti quelli che combattono da casa con la loro malattia».

Cosa vorrebbe dire a un suo paziente?

«Che noi ci siamo! Nonostante il Covid 19. Siamo a disposizio­ne di chiunque avesse necessità, anche solo di un’informazio­ne che possa dare conforto e sicurezza».

E a tutti gli altri, che in molti casi non immaginano cosa significhi essere affetti da una malattia autoimmune?

«Di osservare le regole, nel rispetto di loro stessi e delle persone meno fortunate che si trovano a confrontar­si quotidiana­mente con una patologia cronica».

"

Marco Taglietti

A tutti dico: ora osservate le regole nel rispetto delle persone meno fortunate

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