Scontri in piazza Loggia il 28 maggio La procura chiede 14 condanne
Resta solo l’accusa di resistenza, prescrizione per le lesioni. I fatti risalgono al 2012
Ci sono le disposizioni del questore, che per la prima volta dispone il corteo del Kollettivo studenti in lotta non entri in piazza Loggia se non al termine degli interventi ufficiali per questioni di «sovraffollamento». Compreso quello dell’allora ministro Annamaria Cancellieri. Ci sono le mediazioni verbali con le forse dell’ordine affinché non si verifichino intoppi. E poi le grida di chi, a un certo punto, fagocita gli animi. Volano sedie, fumogeni, bottiglie, posacenere. Poi calci, scudi, manganelli e brandelli di camicie. È il 28 maggio del 2012 e si celebra il 38esimo anniversario della Strage.
Otto anni dopo 14 imputati — attivisti del Kollettivo e vicini al centro sociale Magazzino 47 — rispondono a dibattimento di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Alla fine della sua requisitoria il pm
Carlo Pappalardo ha chiesto, per tutti, la condanna solo per resistenza (e che intervenga la prescrizione invece per l’altro capo d’accusa): 10 mesi a Michele Borra, 8 mesi agli altri. La sentenza slitta al prossimo 26 maggio.
In testa al corteo, quel giorno, c’è uno striscione che lascia poco margine all’immaginazione: «Cancellieri go home», lasciando trapelare propositi di contestazione. La tensione sale velocemente, sin dalla partenza (veloce): i primi scontri con la Digos in corso Matteotti. «Andiamo e riprendiamoci la piazza», si sente ai microfoni. Ma «quella frase la usano da decenni», ribadiscono gli avvocati difensori, Manlio Milani e Silvia Guarneri. È in Largo Formentone che la situazione degenera: i blocchi forzati, tutti dentro la piazza. (m.rod.)