La seconda vita del mito Pozzi, una Elena sul viale del tramonto
Arriva un giorno nella vita in cui la più temibile e appiccicata delle coppie viene spaiata. È il giorno in cui più che all’eros si guarda a thanatos. È il caso di Elena, la moglie di Menelao, prototipo della bellezza e dell’eterno femminino, la donna oggetto del desiderio dei potenti, il cui ratto ha scatenato una guerra di dieci anni, ha causato lutti, ha diviso eroi e dei. Quella cui ci riferiamo è la Elena di Ghiannis Ritsos, poeta greco vissuto per lungo tempo al domicilio coatto e nemico di tutti i fascismi. Anzi di più, è la Elena di Elisabetta Pozzi che il Ctb ripropone nell’ambito di Il trucco e l’anima, il progetto di teatro virtuale: uno degli allestimenti di spicco del nostro Stabile (pardon, Tric), circuitato con successo lungo la penisola, regia di Andrea Chiodi, costumi di Ilaria Ariemme, musiche di Daniele D’Angelo.
Chi è Elena-personaggio e perché continuiamo a parlare di lei? Una «cagna perversa e abominevole» o «distruttrice di navi, di uomini, di città», una fedifraga che ha piantato le corna in testa al marito o una vittima del solito destino perfido che trova sempre un filo logico allo sfilacciamento del caso? In questo testo, in cui lo scritto originale e arricchito con innesti di Omero, Euripide e Seferis, è una donna che non incarna lo stereotipo della mantide o della seduttrice. È una figura complessa che, forte del disincanto della sua esperienza e della sua maturità sofferente, si guarda indietro cerando di trovare un senso all’insensatezza della storia, sua e pure quella con la maiuscola. In tempi come i nostri, in cui anche il futuro non è più quello di una volta, è un gesto di assoluta modernità. E quello che riusciamo a scorgere dentro di lei è un paesaggio di straordinaria intensità.
«Ritsos immagina che il monologo si svolga sul letto di morte — ci dice la Pozzi —. La nostra Elena è invece una donna sul viale del tramonto. Una cantante di night a fine carriera, una entraineuse appassita ma che lascia ancora intravvedere la sua bellezza. Una donna comunque viva dentro abiti che invecchiano: come quando ti guardi allo specchio e non ti riconosci perché dentro ti senti sempre vent’anni. Elena è un personaggio mitico che ha vissuto nella storia e che continua a incarnarsi in ogni tempo. Non ricorda o finge di aver perso la memoria, perché i ricordi, quando si invecchia, non generano più alcuna passione. Si fa domande, guarda al passato con distacco, si interroga sulle ambizioni, le cattiverie e le miserie degli uomini, le catastrofi e le guerre. È vero, questo suo sguardo retrospettivo è di una attualità sorprendente: anche noi ci fermiamo a osservare le nostre vite, quello che è stato, a considerare che uso abbiamo fatto del pianeta. Non è cinismo il suo, nemmeno rassegnazione, ma saggia lucidità. Lei guarda la propria esistenza come in un film, riuscendola a vedere anche attraverso la lente dell’ironia, una grande capacità che non molti possiedono. Le ancelle, avide e ignoranti, la derubano dei suoi averi e la deridono. Le risponde: io vivrò, voi morirete. Aveva ragione: Elena con tutte le sue ombre è eterna».
Il video della Elena di Elisabetta Pozzi è disponibile oggi, venerdì, e domani dalle ore 10 alle 24 gratuitamente e senza obblighi di registrazione sul sito internet centroteatralebresciano.it.