«A Chiari si riparte tutti insieme ma le vittime andranno onorate»
Tra i territori che hanno pagato il prezzo più alto c’è Chiari, che ha contato, in due mesi, 130 morti. «Abbiamo perso molte persone che erano parte della memoria storica della città, e molte di loro — spiega il sindaco Massimo Vizzardi — avevano vissuto al servizio degli altri. Dall’altra parte abbiamo visto da subito che lo stesso impegno che avevano mostrato loro è stato raccolto dalle associazioni: la nostra comunità ha saputo mettersi al servizio degli altri, attivando subito un servizio di prossimità con cui si è dimostrato di saper conservare quel senso di collettività che il virus stava minando, rinchiudendoci nella solitudine delle nostre case». La pandemia, spiega Vizzardi, con il suo lungo seguito di lutti ha frantumato molte famiglie, ma ha anche aiutato «a riscoprire gli effetti della solidarietà: il commercio locale si è messo in moto da subito, la città ha capito che unita poteva affrontare l’emergenza». Un’unità che non si esaurisce con l’inizio di una sempre tentennante Fase 2: «Vogliamo ripartire dalle famiglie e dalle medie e piccole imprese: stiamo organizzando un grande campus estivo per i ragazzi, così da alleggerire il carico sulle famiglie, e abbiamo messo in campo diversi contributi per bar e ristoranti: abbiamo voglia di ricominciare, anche se il segno delle perdite che abbiamo subito non si può né si deve cancellare». Anche Chiari sta pensando di trasformare l’urgenza della memoria in un monumento per ricordare le vittime del coronavirus: «Lo faremo quando tutto questo sarà davvero un ricordo». (n.o.)