«Non dimentichiamoci il motivo per cui c’è anche chi non ripartirà»
«Non dimenticheremo mai le ambulanze che fischiavano notte e giorno dal paese all’ospedale. Non dimenticheremo tutte le persone che abbiamo perso, la fila di bare rimaste senza l’ultimo saluto delle famiglie, la solitudine»: dopo due mesi di lockdown, migliaia di vite interrotte e con un futuro incerto, chi amministra i territori si scopre ancora di più il punto di convergenza degli sguardi e del dolore delle comunità. È così per Samuele Alghisi, presidente della Provincia e sindaco di Manerbio, uno dei territori più colpiti dal coronavirus, che spiega: «In questi mesi abbiamo perso le nostre abitudini e abbiamo dovuto dire addio a una normalità che speravamo potesse tornare e invece ancora no, perché il periodo critico non è finito». Superato il picco dell’emergenza si contano i morti, si spera nella guarigione dei malati e si pongono domande impossibili sul domani: «Ad oggi sappiamo per certo che stiamo perdendo la possibilità di tornare a lavorare e a scuola come prima, di uscire come prima: ci sono aziende che non riusciranno a superare questo periodo, abbiamo perso e purtroppo perderemo molti servizi importanti per i bambini e i ragazzi. Anche chi non si è reso conto della gravità di questa situazione e mantiene un atteggiamento superficiale — dice Alghisi — finirà per scontrarsi presto con la realtà, quando si accorgerà che le cose non torneranno come prima. Per questo non possiamo dimenticare: dobbiamo ricordarci tutti del motivo per cui questo sta accadendo e non abbassare mai la guardia». (n.o.)