Movida, è scattato il coprifuoco
Del Bono: «Regole ambigue, serve una gestione muscolare». I gestori: «Eliminiamo l’asporto»
Dopo lo scriteriato assembramento di 3 mila giovani venerdì sera in piazza Arnaldo, il sindaco Del Bono ha firmato un’ordinanza per chiudere — ieri e oggi — tutti i locali pubblici (anche quelli di via Tosio, Trieste e Corso Magenta) alle 21.30. «Chiederò una gestione più muscolare alle forze dell’ordine» ha detto. I locali suggeriscono di eliminare l’asporto: meglio servire solo ai tavoli.
E non indurci in tentazione (amen): viziosi stravaccati sui marciapiedi, strusciamenti etilici ai tavolini, ménage a trois con le cannucce, vassoi di shottini sui tettucci delle auto e cavernicoli (ormai ex: la cattività è finita) a naso libero. La società liquida e sbronza se ne è fregata di paragrafi e note a piè di pagina del regolamento anti-virus: l’altra sera, in piazza Arnaldo, il rompete le righe ma a distanza di sicurezza — sacrosanto, dopo mesi e mesi di cattività — è stato interpretato con una certa strafottenza.
Il carnaio (3 mila persone circa) è diventato ingestibile alle 22: aperitivisti senza mascherina, bevute bocca a bocca, qualche rissa. A un certo punto, gli agenti della Locale hanno dovuto espellere i viziosi, staccare i verbali e tenere alla larga gli intrusi. Tutto a portata di videocamera: copiate e incollate sulle bacheche, cinguettate su Twitter (ieri Brescia era in trend topic) le foto della Co-vida arnaldina sono diventate virali.
Sic transit gloria drinking: ieri mattina, il sindaco Emilio Del Bono ha autografato un’ordinanza contingibile e urgente che impone a 39 tra bar e ristoranti della piazza e delle vie limitrofe (via Tosio, Trieste, corso Magenta eccetera) di salutare i clienti e sbaraccare entro le 21.30. Il coprifuoco vale 48 ore, fino a stasera: chi trasgredisce dovrà pagare una multa dai 400 ai 3 mila euro. I locali che non rispettano le regole, inoltre, rischiano di chiudere da 5 a 30 giorni. «Si tratta di una decisione condivisa con questore e prefetto. Dobbiamo dare un segnale» fa sapere il sindaco. Nella sua agenda, martedì, c’è una riunione con il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica: «Valuteremo alcune strategie». Un esempio: ingressi contingentati e disciplinati dagli steward. «Se efficace, l’esperimento — continua il sindaco — potrebbe essere esteso ad altre zone della città, anche se finora il Carmine non ha avuto grandi problemi». Del Bono ha dato ordini anche ai soldati in trincea: «Alle forze dell’ordine ho chiesto una gestione più muscolare della situazione: bisogna trovare equilibrio tra severità e dialogo». È anche una questione di cavilli: per il sindaco «le norme sono ambigue, quindi risulta difficile applicarle: l’unica cosa chiara è che bisogna mantenersi a distanza di sicurezza e indossare la mascherina». To be(er) or not to be(er): «Avrei preferito aspettare: riaprire i locali l’1 giugno, non prima, sarebbe stato meglio. Ma ci siamo dovuti attenere all’ordinanza della Regione».
Le foto di piazza Arnaldo (e non solo) sono arrivate anche a Palazzo Lombardia: in una nota, il governatore Attilio Fontana ha ribadito che «la Regione è pronta a intervenire, anche con nuove restrizioni, per evitare che tutto il lavoro svolto fin qui venga vanificato da alcuni incoscienti (...) Mi appello ai prefetti e ai sindaci affinché usino, dove serve, il massimo rigore, anche attraverso l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge».
Il day after la sbronza collettiva, i gestori dei locali di piazza Arnaldo si sono presentati in Loggia. Un barista non può fare lo sceriffo: «Abbiamo cercato in ogni modo di contenere i clienti, ma far osservare le regole a 3 mila persone è difficile. A questo punto, penso sia meglio eliminare l’asporto e fare solo servizio ai tavoli, su tre turni» dice Mattia, del Granaio. Giuseppe Trebeschi, del bar Vita, riassume quelle ore di paura e delirio: «I problemi si sono creati fuori, non nei locali, dove tutti hanno rispettato i protocolli di sicurezza. Solo mascherine e dispenser ci sono costati 3 mila euro». Tra i costi di gestione del Cakao c’è anche la security: i proprietari hanno assunto due buttafuori per ammaestrare la gente dentro al locale. Beppe Valenti, del Beef, vorrebbe che la Loggia distinguesse un’attività dall’altra: «Come posso servire le cene se mi tocca aprire alle 19 e chiudere alle 21.30? I miei dipendenti sono senza stipendio da 2 mesi e mezzo».
Dopo aver lavorato a un protocollo di sicurezza, simulato la riapertura con la Prefettura ed esaurito i giga del telefono con le lunghissime videochiamate al sindaco, i frontmen di #chiusiperbrescia (un centinaio tra bar e ri
storanti in città) non hanno cambiato una virgola della loro idea: «Restiamo convinti che servano regole più severe, come quelle che abbiamo indicato e sperimentato durante le simulazioni» dice Dario Franceschini (Piantavigna). Il suo locale di culto è ancora chiuso: «Abbiamo preferito aspettare proprio per evitare situazioni come quella di piazza Arnaldo. Riapriremo martedì». Stesso copione per altri suoi colleghi (Riserva del Grande, Sottoscala, Osteria Croce Bianca eccetera).
I gestori di piazza Duomo che invece sono già tornati dietro al bancone hanno diffuso un comunicato. Testuale: «Dolcevite, BarBar, Room, Pasquariello, Storico e Moma hanno deciso di non effettuare servizio di asporto. Pertanto potranno consumare esclusivamente le persone che sono sedute».
Tra post, ordinanze e virgolettati, la movida di piazza Arnaldo ha ispirato anche il comunicato stampa della Lega. L’incipit è una dichiarazione del capogruppo Massimo Tacconi: «Sono molto arrabbiato con alcuni miei concittadini per come, irresponsabilmente, hanno dimenticato gli accadimenti degli ultimi mesi. Bisognava ripartire in sicurezza, premiando quegli esercenti che con costi e fatica hanno adottato le misure per mettere in sicurezza i propri locali (...). Sono invece furioso con il sindaco e l’amministrazione comunale per non aver contingentato gli ingressi alla piazza e non aver fatto nulla per controllare una situazione prevedibile. La Lega già il 6 e il 7 marzo aveva segnalato questi problemi al sindaco. Tutto lasciato al caso».