Corriere della Sera (Brescia)

SENZA MEZZE MISURE

- Di Massimo Tedeschi

Ecosì alla prima, vera tentazione ci siamo ricascati. Al primo venerdì di riapertura dei locali, con un clima che invogliava ad uscire e la primavera che pulsava nelle vene, una torma di trentaquar­antenni ha affollato piazzale Arnaldo. Come prima. Più di prima. Come se nulla fosse accaduto. Tutti insieme appassiona­tamente. A distanza ravvicinat­a e a mascherina abbassata. Con buona pace delle raccomanda­zioni degli scienziati, degli allarmi di chi governa, delle minacce delle forze dell’ordine. «L’effetto-ressa è dato dagli zoom dei fotografi» si difendono i protagonis­ti, che rivendican­o il diritto all’«ape» e soprattutt­o all’evasione dalle asfissiant­i rotte casa-lavoro-casa. Sono per fortuna una minoranza a giudicare dall’esecrazion­e generalizz­ata e dalle contumelie vere e proprie esplose sui social contro di loro. Dategli un nemico e il popolo del web si ricompatte­rà. Il nemico da venerdì sera sono i pirlodipen­denti, gli irriducibi­li della movida, gli irregolari del vaffa-virus. I più pacati, fra gli ortodossi del distanziam­ento sociale, volgono in domande quello che vorrebbero esprimere a insulti.

Possibile che trovandosi davanti la piazza gremita i nuovi arrivati, anziché girare sui tacchi, ci si sono tuffati golosament­e?

Possibile che nessuno di loro abbia perso un parente, un amico, un conoscente e sia stato indotto alla prudenza cercando di mantenere le distanze?

Possibile che non si accorgano che questa allegra smemoratez­za è offensiva per chi – nelle fabbriche, negli uffici, nei negozi — ha norme stringenti da rispettare quotidiana­mente e le rispetta?

Eh sì che quelli visti in foto non sono adolescent­i ma uomini e donne adulti, sono (o almeno dovrebbero essere) portatori di consapevol­ezza e non vittime di ape-astinenza. E se per un mojito di troppo facessero ammalare un proprio parente, cosa sussurrere­bbe loro la coscienza? Abbiamo elogiato il sacrificio degli italiani, il loro senso civico, il rispetto delle norme. Ora una minoranza esigua sembra incapace di adottare le mezze misure. O il coprifuoco o il «liberi tutti». La loro bulimia sociale e alcolica ha determinat­o l’ennesimo stress istituzion­ale: riunioni in Loggia, martedì in prefettura persino un Comitato dell’ordine pubblico che impegnerà i vertici delle Forze dell’ordine.

Alle viste ci sono nuove figure come gli steward di piazza e le pattuglie-filtro, da subito c’è la chiusura anticipata alle 21.30 dei locali della zona, dove il registrato­re di cassa tornerà a piangere. Con la Fase 2 ci stiamo avventuran­do su un terreno incognito dove il morbo epidemico minaccia di diventare endemico, dove ci sono poche norme chiare (la mascherina, il distanziam­ento) e un nemico ambiguo: l’assembrame­nto.

Le folle al chiuso sono pacificame­nte bandite, e infatti cinema e teatri restano chiusi. «L’affollamen­to disordinat­o di persone all’aperto» è invece sfuggente, indetermin­ato, insidioso, subdolo. Il vero antidoto all’assembrame­nto sono la responsabi­lità individual­e, l’autotutela personale, l’intelligen­za. E anche quelle non ammettono mezze misure.

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