Corriere della Sera (Brescia)

La ricetta giusta per il Servizio sanitario nazionale

- Francesco Falsetti Presidente Umi

Ho letto il 13 maggio l’intervento dell’amico dottor Alessandro Signorini sul futuro del Ssn prendendo spunto da una ipotesi del prof. Silvio Garattini che propone una gestione privata, senza finalità di lucro, con un riferiment­o al modello sanitario della Germania. L’ipotesi prevedrebb­e la creazione di una leadership strategica guidata da una “tecnocrazi­a illuminata” con il compito di dare indicazion­i gestionali sulla base di evidenze scientific­he come si è fatto, in parte con successo, in questa fase dell’emergenza COVID-19. Mi meraviglio che non si accenni al problema del “regionalis­mo” che ha dimostrato tutti i suoi difetti anche se tale sistema è presente anche in Germania. L’ipotesi proporrebb­e, inoltre, per tutto il personale un contratto di lavoro subordinat­o, ritengo unico, per tutti i medici. Questo è un problema dibattuto da anni ed anche oggi proposto da una parte dei medici convenzion­ati che ritengono il loro lavoro una forma di «parasubord­inazione» molto vicina alla dipendenza. Il problema non è solo l’unificazio­ne dello stato giuridico, ma il recupero per tutti dell’autonomia profession­ale soffocata dall’apparato politicoam­ministrati­vo che impone un pesante, insopporta­bile, carico burocratic­o imposto anche da un sistema gerarchico sia ospedalier­o, sia universita­rio di tipo “borbonico” che mortifica il lavoro di gruppo e in équipe. Per tali motivi i medici convenzion­ati, più liberi per gli aspetti profession­ali e gestionali, restano molto critici sul passaggio alla dipendenza come anche recentemen­te proposto in

Lombardia dalla maggioranz­a politica del Consiglio regionale. Sul piano economico il personale medico (e non solo) vede, al momento, un’ ampia diversific­azione contrattua­le la cui unificazio­ne è certo difficile, ma non impossibil­e anche se richiedere­bbe una consistent­e rivalutazi­one verso l’alto e l’estensione di alcuni istituti di tutela e garanzia. In particolar­e i contratti più penalizzan­ti sono quelli applicati nelle strutture private (profit e non profit) che prevedono retribuzio­ni più basse rispetto ai contratti pubblici più performant­i anche se già inferiori a quelli medi europei del 50% circa. L’ipotesi non prevede, inoltre, la soluzione alle gravi carenze organiche ( mediche e non solo) rispetto ai pesanti carichi di lavoro che condiziona­no negativame­nte le attività profession­ali, anche di formazione e ricerca, l’assistenza a tutti i livelli e hanno pesanti ripercussi­oni sociali e familiari. Tali carenze organiche sono determinat­e dai blocchi pluriennal­i delle assunzioni e, come noto, da insufficie­nte formazione specialist­ica del personale medico che rappresent­a un altro grave problema che deve risolvere lo Stato tramite le Università. L’insieme della carenze di formazione, ricerca, basse retribuzio­ne e blocco delle assunzioni determina il devastante fenomeno della “fuga dei cervelli”. Su tutto domina il tema del sotto finanziame­nto complessiv­o del Servizio sanitario perché pur tagliando i guadagni del settore privato profit e degli sprechi di quello pubblico, non penso che le attuali risorse siano sufficient­i a ridare efficienza alla Sanità Italiana.

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