Emissioni moleste, ultimatum alla Montini
Ultimatum alla Montini
Chi vive vicino alla fonderia Montini di Travagliato lamenta emissioni e rumori molesti. Nonostante i miglioramenti ci sono ancora molte irregolarità: la fonderia ha tempo fino al 16 giugno per mettersi in regola.
«Lottiamo da anni con fumi e odori che bruciano fino in fondo ai polmoni. E poi ci chiediamo perché a Brescia il Covid si è trovato a suo agio». È una denuncia netta e inquietante quella dei cittadini di Travagliato che vivono nel raggio di ricaduta delle emissioni della fonderia Montini. In un video realizzato nei giorni scorsi spiegano che l’inquinamento è ripreso dopo la fine del lockdown nonostante la Provincia a marzo avesse sospeso l’autorizzazione integrata ambientale alla ditta, in attesa di migliorie tecnologiche agli impianti.
E citano il verbale redatto da Arpa Brescia il 5 febbraio, in cui sono state riscontrate tante, troppe, irregolarità: «Si è assistito all’operazione di spillaggio dell’avanforno, durante la quale si è potuta osservare la presenza di emissioni fuggitive non captate dalla cappa soprastante» scrivono i tecnici dell’agenzia regionale per l’ambiente. E ancora: «Le bandelle poste lungo il perimetro della cappa di aspirazione sono usurate a causa delle elevate temperature, e non svolgono alcuna funzione di contenimento delle emissioni». Ancor più grave il fatto che il sistema di monitoraggio in continuo (Sme) non registrasse alcun dato. Si è quindi registrato un valore del monossido di carbonio (CO) di 800 milligrammi per metro cubo, che per il comitato «supera i limiti di legge». Non è finita. «Si è assistito alla colata della ghisa fusa da siviera al forno di alimentazione della linea Euro 2. La cappa del forno era spostata lateralmente e non in funzione, pertanto non è stata svolta con sistema di aspirazione attivo». Eppoi tutte le superfici dell’impianto sono «caratterizzate da materiale polverulento di varia natura; il passaggio dei mezzi di lavoro e il vento contribuiscono alla dispersione e al sollevamento delle polveri». Insomma, sono troppe le cose che non vanno e che la Provincia ha chiesto di sistemare. «Dopo vent’anni di proroghe la Provincia
ha dato altro tempo per mettersi in regola ma l’inquinamento è il doppio del massimo consentito» attacca Silvio Parzanini di Legambiente Franciacorta che incita il sindaco ad intervenire a tutela della salute pubblica. Il primo cittadino Renato Pasinetti, replica alle accuse: «Mi sono sempre impegnato in difesa della salute dei miei cittadini. Fino al settembre scorso ricevevo decine di segnalazioni a settimana tant’è che ogni mattina, prima di recarmi al lavoro, passo davanti all’azienda per verificare di persona se ci sono molestie olfattive. Negli ultimi mesi non ne ho riscontrate ma comprendo benissimo i timori dei residenti. Ricordo però che è il Comune ad aver chiesto migliorie tecniche e la ditta negli ultimi anni ha speso 2 milioni di euro per mettersi in regola. Sono stati installati dei deposimetri che hanno escluso dei pericoli contigenti Su nostra richiesta Arpa sta anche monitorando l’aria».
Da tempo il Comune sta cercando di agevolare il trasferimento dell’azienda nel sito di Roncadelle: ma l’operazione costerebbe 26 milioni di euro, troppo per la Montini, che — per onor del vero — a metà degli anni Novanta si è vista circondare il capannone da una teoria di villette a schiera, complice un Pgt infelice. La situazione è monitorata anche dal prefetto Attilio Visconti: «Un’ordinanza del giudice ha stabilito che l’azienda elimini il flusso delle emissioni entro il 16 giugno. Tramite Arpa controlleremo la regolarità dei lavori. Ai residenti chiedo ancora un po’ di pazienza».