Movida, i locali e la ricetta per un asporto in sicurezza
Dopo l’ordinanza con la quale il sindaco Emilio Del Bono ha vietato l’asporto serale in tutti i locali della città fino al 14 giugno, i gestori di #chiusiperbrescia hanno scritto al prefetto Attilio Visconti proponendo un protocollo per consentire un take away sicuro. Si cerca di salvare i bar senza coperti e plateatici, che così rischiano di non lavorare.
L’esorcismo etilico si fa stando comodi: seduti al tavolino. La società liquida — in libertà vigilata dopo il carnaio-gate e la sbronza promiscua di piazza Arnaldo — da ieri può scolarsi il piacere solo stravaccata sui plateatici: l’ordinanza del sindaco Emilio Del Bono ha vietato l’asporto serale (dalle 20 alle 7 del giorno dopo) in qualsiasi bar, ristorante, distributore automatico o negozio della città. «Finora ho lavorato solo con il take away. Dovrò adeguarmi e far sedere i clienti ai sei coperti che mi sono rimasti: non ho i plateatici. Con questa ordinanza ci sono andati di mezzo tutti» dice Ivan Casanova della Taverna da Paola in via Milano, un luogo di culto per le bionde (le sue birre sono mitologiche). Mentre lui e altri colleghi che gestiscono bar di taglia extra-small stanno pensando a come sopravvivere, #chiusiperbrescia ha inviato una mail al prefetto Attilio Visconti. Alla lettera: «L’ordinanza di ieri ha creato non pochi malumori all’interno del nostro gruppo di gestori di bar e ristoranti di Brescia, soprattutto a chi non ha plateatici e ha pochi o nessun coperto all’interno. Capiamo il motivo per cui si è giunti a questo risultato, ma crediamo che una soluzione per permettere il consumo controllato e ordinato in piedi nelle immediate vicinanze del locale ci sia». I clienti potrebbero essere ammaestrati seguendo il copione delle simulazioni fatte con la Prefettura: «Abbiamo ipotizzato una modalità di consumo Take and stay: arrivi, attendi il tuo turno, ordini al banco, attendi e consumi in piedi, in zone opportunamente segnalate e contingentate». La richiesta è di far seguire ogni virgola del protocollo a tutti, in modo da consentire la sopravvivenza dei locali-shottino (il 50-60% del totale).