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Il rapporto della Corte dei Conti: il settore sanitario è in difficoltà e in carenza di personale
Nei giorni scorsi la Corte dei Conti i problemi della sanità li ha messi in fila in un rapporto: carenza di personale, fuga dal pubblico, scarsi investimenti, assistenza territoriale inadeguata.
A completare il quadro un crescente livello di precarizzazione del personale: stando alla Corte dei Conti, in Lombardia contratti a tempo determinato e interinali sono cresciuti di oltre il 35% dal 2012 al 2017, un dato in linea con la media nazionale ma che non consola comunque.
Adesso si prova a mettere qualche pezza. Il decreto Rilancio affida infatti alle Regioni il compito di riorganizzare la rete di sorveglianza e le cure domiciliari stanziando qualcosa come 2,6 miliardi di euro. In questa riorganizzazione un ruolo centrale lo avrà il cosiddetto infermiere di famiglia: 9.600 le nuove unità previste a livello nazionale, da contrattualizzare a tempo indeterminato con l’inizio del prossimo anno.
Le stime fatte dall’edizione del Sole 24Ore del lunedì dicono che per la provincia di Brescia queste nuove assunzioni potrebbero essere circa 201, stando al rapporto di otto nuovi infermieri ogni 50 mila abitanti. Non tantissimi, rappresentano comunque in incremento di circa il 3% rispetto alla situazione attuale. Gli infermieri in attività nel bresciano sono infatti 4.531 nel pubblico e 2.359 nelle strutture private o altri enti. In totale poco meno di settemila persone.
Le nuove assunzioni previste — sottolinea la Federazione nazionale delle professioni infermieristiche — rappresentano «un primo, necessario reintegro degli organici, ridotti dai decennali blocchi del turn over che ha portato il numero di infermieri, come specificato nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti, nel nostro Paese a un livello molto inferiore alla media europea, con limiti ai margini di un loro utilizzo nonostante il crescente ruolo che questi possono svolgere in un contesto di popolazione sempre più anziana».
In carico ai distretti sanitari regionali, le nuove figure dovranno supportare le Usca (le Unità speciali di continuità assistenziali, istituite con il primo decreto Cura Italia e il cui destino futuro non è ancora chiaro) ma anche i servizi offerti dalle cure primarie e i servizi domiciliari.
Il tema del rafforzamento (o dello stop alla dismissione, a seconda dei punti di vista) dell’assistenza domiciliare prevista dal decreto Rilancio punta a passare dall’attuale 4% di assistiti over 65 al 5,7 percento. Un bel passo in avanti, ma comunque ancora lontani rispetto alla Svezia (10,9%), la Germania (9,5%) o la Spagna 87,1%).
Oltre all’aumento degli organici e alla loro stabilizzazione, aperto è anche il nodo dei contratti. Il 18 giugno i sindacati della sanità privata tornano a scioperare e oggi, come marcia di avvicinamento, organizzano un flash mob davanti davanti alla casa di cura Città di Brescia.
Il contratto Aiop Aris è fermo oramai da tredici anni, mentre i lavoratori bresciani coinvolti sono circa 4.500 distribuiti in diciotto cliniche. «Non vorremmo che passata l’emergenza — afferma Stefano Ronchi della Fp Cgil Brescia — il sacrificio personale degli operatori sia scordato dalle associazioni datoriali come avvenuto in questi lunghi tredici anni e negli ultimi mesi con la rottura delle trattative pur avendo ricevuto assicurazioni dalle Regioni per un loro contributo al rinnovo».